Regione Toscana: fotovoltaico a terra, ecco la proposta per modalità e criteri di installazione
Dopo il “fotovoltaico dove”, in Toscana arriva il “fotovoltaico come”. Ovvero, come dovranno inserirsi gli impianti fotovoltaici a terra nel territorio tosca...
Dopo il “fotovoltaico dove”, in Toscana arriva il “fotovoltaico
come”. Ovvero, come dovranno inserirsi gli impianti fotovoltaici a
terra nel territorio toscano. E come si dovranno mitigare i
possibili impatti sull’ambiente e sul paesaggio che questi possono
provocare. E’ il contenuto della proposta di delibera al Consiglio
regionale approvata dalla giunta che detta criteri e modalità per
l’installazione del fotovoltaico a terra.
A seguito della prima individuazione di tutte le aree non idonee all’installazione di impianti a terra, e l’implementazione del PIT per la disciplina paesaggistica, la giunta regionale ha licenziato oggi il documento mirato a fornire una sorta di vademecum particolareggiato che assicura il corretto inserimento degli impianti salvaguardando paesaggio, risorse ambientali e culturali, produzioni agricole e agroalimentari, e al tempo stesso garantendo il minore consumo possibile di suolo. Il documento orienta infine anche il corretto ripristino dei luoghi dopo la dismissione degli impianti.
Quattro i cardini su cui ruota la proposta che è rivolta a tutti gli impianti a terra eccetto quelli di potenza inferiore a 20KWp che non riguardino aree sottoposte a tutela dei beni culturali o paesaggistici: minor consumo di territorio, riutilizzo di aree degradate, progetti “ad hoc” in base alla specificità dell’area in cui l’intervento viene realizzato, e innovazione.
Ogni progettazione dovrà partire dall’analisi del rapporto tra l’impianto e la preesistenza dei luoghi. E poi dovrà tener conto di una serie di criteri che riguardano aspetti idrogeomorfilogici, di localizzazione, le condizioni di interferenza nei coni visivi, le modalità di recinzione, quelle per i sistemi di sicurezza, e soprattutto le caratteristiche con cui si dovranno costruire gli impianti, le infrastrutture inerenti e la viabilità di accesso.
La proposta definisce infine le modalità che dovono essere osservate durante la costruzione dell’impianto e nelle successive fasi di manutenzione e quindi nella fase della dismissione in cui si deve garantire la rimessa in pristino dello stato dei luoghi.
A seguito della prima individuazione di tutte le aree non idonee all’installazione di impianti a terra, e l’implementazione del PIT per la disciplina paesaggistica, la giunta regionale ha licenziato oggi il documento mirato a fornire una sorta di vademecum particolareggiato che assicura il corretto inserimento degli impianti salvaguardando paesaggio, risorse ambientali e culturali, produzioni agricole e agroalimentari, e al tempo stesso garantendo il minore consumo possibile di suolo. Il documento orienta infine anche il corretto ripristino dei luoghi dopo la dismissione degli impianti.
Quattro i cardini su cui ruota la proposta che è rivolta a tutti gli impianti a terra eccetto quelli di potenza inferiore a 20KWp che non riguardino aree sottoposte a tutela dei beni culturali o paesaggistici: minor consumo di territorio, riutilizzo di aree degradate, progetti “ad hoc” in base alla specificità dell’area in cui l’intervento viene realizzato, e innovazione.
Ogni progettazione dovrà partire dall’analisi del rapporto tra l’impianto e la preesistenza dei luoghi. E poi dovrà tener conto di una serie di criteri che riguardano aspetti idrogeomorfilogici, di localizzazione, le condizioni di interferenza nei coni visivi, le modalità di recinzione, quelle per i sistemi di sicurezza, e soprattutto le caratteristiche con cui si dovranno costruire gli impianti, le infrastrutture inerenti e la viabilità di accesso.
La proposta definisce infine le modalità che dovono essere osservate durante la costruzione dell’impianto e nelle successive fasi di manutenzione e quindi nella fase della dismissione in cui si deve garantire la rimessa in pristino dello stato dei luoghi.
fonte www.regione.toscana.it
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