Riforma Professioni e rinnovo CNAPPC: l’idea di futuro di Rino La Mendola
Sono ormai prossime le elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C. che si svolgeranno giovedì 11 febbraio 2016, come da circolare...
Sono ormai prossime le elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C. che si svolgeranno giovedì 11 febbraio 2016, come da circolare del Ministero di Giustizia.
Il nuovo CNAPPC vedrà un pesante rinnovamento dell’esecutivo con le defezioni di ben 8 dei 15 Consiglieri (non si ricandideranno: il Presidente Leopoldo Freyrie, il tesoriere Pasquale Felicetti, l'ex Presidente Massimo Gallione ed i consiglieri Simone Cola, Matteo Capuani, Paolo Pisciotta, Domenico Podestà e Raffaelle Frasca). Si ricandiderà, invece, l’attuale vice Presidente Rino La Mendola che ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande sulla sua idea di futuro del CNAPPC e più in generale delle professioni tecniche. Riportiamo di seguito le domande e le sue risposte.
Dal 2006 ad oggi i professionisti dall'area tecnica hanno visto diminuire le loro "tutele", crollare i fatturati e contestualmente aumentare gli obblighi a loro carico. La prima conseguenza ha riguardato la crisi d'identità della professione che ha visto decadere la qualità delle prestazioni professionali. Come pensa sia potuta accadere questa vera e propria "debacle"?
Credo che la trasformazione delle prestazioni di carattere intellettuale in mere forniture di servizi voluta dall’Europa abbia notevolmente determinato la progressiva crisi di identità dell’architetto. In tal senso, credo che all’azione esercitata dal Consiglio Nazionale degli Architetti sul governo italiano, dovrebbe aggiungersi una più concreta azione preventiva degli organismi europei del sistema ordinistico, nella fase in cui vengono redatte le direttive europee. In tal senso, spero che sia capitalizzata al massimo la recente elezione di un italiano (Luciano Lazzari) alla Presidenza del CAE (Consiglio degli Architetti di Europa). Bisogna comunque riconoscere che la nuova direttiva europea in materia di appalti (2014/24/UE) traccia un percorso di apertura nei confronti della qualità delle prestazioni professionali, che l’Italia, nella redazione del nuovo codice dei contratti, deve cogliere nel migliore dei modi.
Minimi tariffari, formazione continua e assicurazione professionale. Sono solo alcuni dei temi più scottanti che hanno interessato i professionisti dell'area tecnica. Qual è il suo punto di vista?
Minimi
tariffari - Con il cosiddetto decreto
Bersani del 2006 e con il successivo decreto sulle liberalizzazioni
del 2012 erano state del tutto abolite le tariffe ed erano dunque
venute meno le regole per calcolare l’importo a base di gara negli
affidamenti di servizi di architettura e ingegneria.
Ciò ha messo le stazioni appaltanti nelle condizioni di redigere i
bandi, ponendo a base d’asta importi sottostimati, che hanno a
lungo mortificato la dignità dei professionisti e la qualità delle
prestazioni professionali. Inoltre, considerato che l’attuale
normativa prevede forme di affidamento diverso in ragione
dell’importo stimato della prestazione da affidare, le stazioni
appaltanti, sottostimando gli importi a base di gara, rischiavano
di ricorrere a procedure errate (ad esempio: affidamento diretto
anziché procedura negoziata o asta pubblica).
Per questo motivo, il Consiglio Nazionale, unitamente alla Rete
delle Professioni Tecniche ha pressato il governo affinché
rimediasse ad una situazione di grande anarchia. I risultati sono
presto arrivati: con l’art. 5 della legge 134/2012 è stato sancito
che l’importo a base di gara, negli affidamenti di servizi di
architettura e ingegneria, deve (e non può) essere calcolato con
l’apposito decreto parametri, successivamente emanato dal Ministero
della giustizia: il DM 143/2013. L’argomento, su nostra proposta, è
stato proficuamente ripreso dall’ANAC con le nuove linee guida sui
servizi di architettura e ingegneria (Det. n°4/2015), con le quali
è stato chiarito che le stazioni appaltanti sono obbligate
a calcolare l’importo a base di gara, ricorrendo al suddetto DM
143/2013, anche negli appalti integrati. In un momento di
grande confusione, in cui gli “slogan vuoti” della liberalizzazione
prevalgono sul buon senso, ritengo che questa sia stata una
notevole conquista, anche se adesso va completata con dispositivi
che impediscano quei ribassi notevoli che rischiano di continuare a
compromettere la qualità delle prestazioni professionali. In tal
senso, è di buon auspicio la legge n°11/2016, con la quale il
parlamento ha delegato il governo a redigere il nuovo codice dei
contratti, in recepimento alle nuove direttive comunitarie in
materia di appalti. Tale legge, accogliendo pienamente un nostro
documento, redatto unitamente alla Rete delle Professioni Tecniche,
ha introdotto una serie di misure finalizzate al miglioramento
della qualità delle prestazioni professionali, tracciando un
percorso per l’abbandono degli affidamenti con il criterio del
presso più basso.
Formazione - Ritengo che sia indispensabile un costante aggiornamento dell’architetto sui temi della professione. Non è pensabile che un professionista possa continuare ad operare puntando solo sulle proprie conoscenze, maturate durante il corso di studi. Se vogliamo rilanciare la figura dell’architetto, non solo nel mercato italiano ma anche nei mercati esteri, questi deve essere costantemente aggiornato sulle procedure prescritte dalle norme in continua evoluzione e sulle tecnologie più innovative. Ritengo che il sistema ordinistico debba però creare le condizioni affinché il professionista possa frequentare corsi di qualità, possibilmente a titolo gratuito, visto il momento di grave crisi della professione. In tal senso, un ottimo strumento è costituito dalla piattaforma informatica im@teria, istituita dal Consiglio Nazionale e messa disposizione di tutti gli architetti italiani. Capitalizzando e perfezionando tale piattaforma (già ad un buon livello di rendimento), l’architetto italiano, con costi irrisori a carico del sistema ordinistico, potrà essere costantemente aggiornato con corsi di qualità, a mezzo di un semplice collegamento on-line.
Assicurazione
professionale - Credo che sia
assolutamente importante per un architetto operare con la garanzia
di un’assicurazione, che possa coprire gli svariati contenziosi che
possono derivare dalla propria attività professionale. Purché però
il sistema assicurativo assuma un ruolo più responsabile,
garantendo sul mercato prodotti seri che coprano realmente le
responsabilità del professionista, scongiurando il rischio che
questi, in caso di necessità, possa amaramente scoprire
l’inefficacia della propria assicurazione. In tal senso, il
Consiglio Nazionale, in relazione a quanto disposto dall'art. 3
comma 5 della Legge 14 settembre 2011 n. 148 e dell'art. 5 comma 1
del DPR 7 agosto 2012 n. 137, nell'interesse degli iscritti agli
Ordini d'Italia, ha sottoscritto più convenzioni collettive, con
l’obiettivo di individuare le condizioni migliori per la copertura
assicurativa dell’architetto in caso di eventuali danni derivanti
al cliente dall'esercizio della propria attività professionale.
Bisogna però scongiurare il rischio che il sistema di
assicurazioni, cauzioni e polizze possa gravare troppo pesantemente
sul bilancio degli studi professionali, in un momento di piena
crisi economica. A tal fine, siamo soddisfatti di essere riusciti a
stimolare un intervento dell’ANAC (con la determinazione 4/2015),
che ha chiarito alle stazioni appaltanti che, nei bandi per
l’affidamento di incarichi di progettazione, non può essere
richiesta ai professionisti il versamento di alcuna cauzione,
impedendo ulteriori balzelli a carico del professionista.
Nonostante il ruolo principale degli Ordini professionali sia controllare i professionisti a tutela del mercato, pensa che avrebbero potuto avere un ruolo diverso a tutela della professione?
Negli ultimi anni il sistema ordinistico ha dovuto lottare contro un liberalismo demagogico che ha minato la dignità dei professionisti,i quali hanno dovuto subire un’avvilente trasformazione in “operatori economici”, che ha minato la loro dignità e la qualità delle loro prestazioni. Bisogna ammettere che comunque, in qualche modo, il sistema ordinistico ad arginare i danni di tali politiche, con la reintroduzione della tariffa (oggi chiamata “decreto parametri”), che costituisce un riferimento certo per calcolare l’importo delle prestazioni professionali, anche se, come dicevo prima, adesso bisogna intervenire sulle procedure di selezione che puntano al ribasso dei compensi. In generale, sono stati recentemente raggiunti buoni risultati nell’ambito dei lavori pubblici, con le nuove linee guida sui Servizi di Architettura e Ingegneria, emanate dall’ANAC con determinazione n°4/2015, e con la legge 11/2016, con la quale il governo è stato delegato a redigere il nuovo codice dei contratti. E’ chiaro però che adesso è necessaria una marcia in più per superare una crisi del lavoro senza precedenti, attraverso l’adozione di una serie di politiche complementari centrate sul tema del lavoro.
Quali risultati concreti sono stati raggiunti negli ultimi 10 anni e i che modo gli Ordini hanno inciso sulle scelte dei legislatori che riguardano i liberi professionisti?
Mi soffermerei soprattutto sui risultati concreti raggiunti
dal Consiglio Nazionale uscente, ed in particolare su quelli che
riguardano il settore di cui mi sono occupato, nella veste di
Responsabile del Dipartimento Lavori Pubblici.
Come ricordavo prima, uno dei risultati più concreti è l’emanazione
delle nuove Linee Guida sui Servizi di Architettura e Ingegneria,
emanate con determinazione n°4/2015 dall’ANAC, che ha proficuamente
recepito gran parte di un nostro documento, redatto in
collaborazione con la Rete delle Professioni Tecniche e presentato
all’Autorità in occasione di un’apposita audizione.
I principali obiettivi raggiunti con la determinazione n. 4/2015 dell’ANAC:
- E’ stato chiarito l’obbligo per le stazioni appaltanti di calcolare l’importo a base di gara, utilizzando “rigorosamente” il DM 143/2013 (anche negli appalti integrati);
- E’ stata promossa la riduzione dei ribassi, limitando il criterio del prezzo più basso e promuovendo lo scarto automatico dell’offerta anomala;
- Entro i limiti delle norme vigenti, è stata promossa una
maggiore apertura del mercato con:
- La Riduzione requisiti tecnico-organizzativi per l’accesso alle gare (fatturato, numero dipendenti)
- Una maggiore flessibilità nell’interpretazione delle “opere analoghe” (es.: chi ha progettato un ospedale possiede requisito idoneo per progettare una scuola, un tribunale, un ufficio pubblico di pari o minore grado di complessità)
- Cauzione: E’ stato chiarito che le stazioni appaltanti non possono richiedere il versamento di cauzioni ai professionisti che partecipano ad una gara di progettazione;
- Maggiore qualità: nei bandi di concorsi devono essere adottati criteri di valutazione esclusivamente qualitativi e pertanto, nella fase di prequalifica, non possono essere richiesti ai partecipanti requisiti di natura economica.
Altri risultati rilevanti sono stati raggiunti con la legge 11/2016, con la quale il parlamento ha delegato il governo a redigere il nuovo codice dei contratti, in recepimento alle nuove direttive comunitarie in materia di appalti. In particolare, con tale legge - che recepisce gran parte dei contributi da noi offerti, unitamente alla Rete delle Professioni Tecniche- sono stati raggiunti una serie di obiettivi, di cui si evidenziano quelli riportati nella tabella seguente:
I principali obiettivi raggiunti con la legge n. 11/2016 recante delega al governo redazione nuovo codice contratti
- Snellimento delle procedure di affidamento e delle procedure di verifica dei requisiti (AVCPass);
- Notevole riduzione degli affidamenti con il criterio del prezzo più basso (che vengono quasi del tutto eliminati);
- Promozione del concorso quale migliore strumento per l’affidamento della progettazione;
- Notevole ridimensionamento dell’appalto integrato e degli affidamenti in house. I concessionari dovranno esternalizzare i lavori e servizi (compresi i Servizi di Architettura e ingegneria)per una percentualenon inferiore all’80%dell’importo complessivo dei lavori;
- Drastica riduzione degli affidamenti in house: i concessionari dovranno affidare almeno l’80% dei lavori e dei servizi (compresi i Servizi di Architettura e Ingegneria) a soggetti terzi;
- E’ stato lanciato un percorso per riservare prioritariamente la progettazione ai liberi professionisti e l’intero processo di verifica ai pubblici dipendenti.
Rispondendo alla seconda parte della domanda, credo gli obiettivi sopra elencati siano tutti in favore dei liberi professionisti. In particolare, con la legge 11/2016, in accoglimento alle nostre proposte, è stato tracciato un percorso per ridefinire compiti e ruoli dei liberi professionisti e dei pubblici dipendenti, riservando prioritariamente ai primi la progettazione ed ai secondi la programmazione e la verificadell’intero processo di realizzazione dei lavori pubblici.
Nell’ambito di tale riforma,finalizzata ad una chiara distinzione dei ruoli suddetti, che si dovrà meglio concretizzare con la redazione del nuovo codice dei contratti, è necessario:
- Rilanciare l’istituzione di un fondo di rotazione per la copertura finanziaria degliincarichi di progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudo, da affidareprioritariamente ai liberi professionisti;
- Ridefinire e valorizzare il ruolo professionale degli architetti dipendentinell’ambito di una generale riorganizzazione della pubblica amministrazione, anchericonoscendo loro gli incentivi per lo svolgimento delle attività di programmazione edi verifica del processo di realizzazione delle opere pubbliche.
Quale ruolo dovrebbero assumere Ordini professionali e Consigli Nazionali? Crede sia necessario riformare il loro ruolo? Se si, in che modo?
Credo che gli architetti italiani siano stanchi di sentire i soliti dibattiti sulle riforme del sistema ordinistico e che vorrebbero i loro rappresentanti nazionali impegnati, non tanto sull’autoregolamentazione del sistema, ma su azioni che determino effetti positivi sul tema fondamentale del lavoro. Detto questo, dovendo analizzare l’attuale sistema ordinistico, non posso fare a meno di sottolineare che il suo limite maggiore è la mancanza di un adeguato collegamento con la base, che è costituita dagli architetti italiani, i quali sono troppo distanti dalle politiche adottate dagli organismi nazionali del sistema. Proprio per questo, in occasione del prossimo rinnovo del Consiglio Nazionale degli Architetti, la coalizione “rigenerazione-professione- architetto”, a cui ho aderito, ha proposto nel proprio programma l’abbandono dell’attuale struttura verticistica, che ha troppo spesso fallito, per puntare, entro i limiti dell’attuale normativa, alla trasformazione del sistema ordinistico in una Rete, in cui il Consiglio Nazionale reciti il ruolo di organo esecutivo, lasciando il ruolo politico ad una Conferenza degli Ordini, aperta alla partecipazione degli architetti italiani, attraverso lo strumento dello streaming o, meglio, attraverso la piattaforma informatica interattiva di im@teria.
Nonostante il crollo dei fatturati, le principali cariche istituzionali dei Consigli Nazionali hanno registrato continui incrementi nei loro emolumenti. Come pensa sia stato possibile?
Non credo che negli ultimi anni si siano registrati rilevanti incrementi dei costi relativi alle attività dei componenti dei Consigli che rappresentano il sistema ordinistico italiano, ma sono invece certo che oggi, al contrario di quanto avveniva in passato, tutto è più evidente, in quanto pubblicato sui siti ufficiali web, a garanzia di massima trasparenza. In ogni caso, credo che sia oramai inderogabile una revisione della spesa in materia di costi di gestione della macchina amministrativa del sistema ordinistico, in seno ad un bilancio che, secondo il progetto della coalizione “rigenerazione-professione-architetto”, dovrà essere presentato annualmente alla Conferenza degli Ordini che, quale rigenerato organo politico della Rete nazionale del sistema ordinistico, fisserà gli obiettivi principali che il Consiglio nazionale, quale organo esecutivo, dovrà raggiungere durante l’anno.
In settimana si rinnoverà il direttivo del CNAPPC, come giudica il sistema di elezione dei Consigli Nazionali?
Credo che l’attuale sistema elettorale sia assolutamente inadeguato, dal momento che tutti gli architetti italiani, iscritti agli Ordini, possono candidarsi, ma poi…votano i Consigli degli Ordini. E’ chiaro che tale modalità crea un’evidente sperequazione tra il semplice iscritto ed i componenti dei Consigli degli Ordini, che sono nettamente avvantaggiati. Inoltre, l’attuale sistema, prevedendo la compilazione di una scheda di 15 nomi, promuove la formazione di “liste di coalizione” (seppure informali), fondate sulle rappresentanze territoriali e sui pesi ponderali di ciascun Ordine. Questo sistema, se da un lato garantisce maggiore governabilità attraverso la pre-definizione di due coalizioni che si identificano in altrettanti progetti condivisi,dall’altro, lascia fuori dalla competizione elettorale i candidati che non siano supportati dai Consigli degli Ordini (specie quelli con notevole peso ponderale) e che pertanto non riescano ad entrare in una delle due principali liste, anche se dotati di grandi capacità. In tal senso, forse varrebbe la pena di riflettere sull’opportunità di rivalutare il tanto vituperato sistema elettorale dei geologi, il quale prevede che il voto venga espresso dai singoli iscritti agli Ordini italiani.
Quali obiettivi dovrebbe portare avanti il direttivo del CNAPPC che sarà in carica nel prossimo quinquennio?
Gli obiettivi da raggiungere sono tanti, ma credo che siano più importanti quelli che ruotano attorno al tema del lavoro. A titolo esemplificativo, per brevità, tra i tanti, elenco i seguenti:
- Concretizzare i risultati raggiunti nel settore dei lavori pubblici con la legge 11/2016, riportati prima nell’apposita tabella, seguendo e supportando il governo nella redazione del nuovo codice dei contratti;
- Promuovere la definizione di un nuovo testo unico sul governo del territorio, che punti concretamente a nuove politiche di rigenerazione urbana sostenibile;
- Stimolare e supportare il governo affinché attui una riforma sostanziale del DPR 380 del 2001, finalizzata ad una concreta semplificazione delle procedure in edilizia, puntando principalmente sull’istituto dell’asseverazione dei professionisti, in luogo di autorizzazioni e nulla-osta di lunga istruttoria.
- Promuovere l’attuazione di nuove politiche per la digitalizzazione (obbligatoria) delle pratiche di edilizia e per la loro trasmissione on-line, con vettori veloci e flessibili;
- Concretizzare i princìpi già lanciati dalla legge 11/2016 al fine di operare una chiara distinzione tra compiti e ruoli dei liberi professionisti e dei pubblici dipendenti,riservando prioritariamente ai primi la progettazione, la direzione lavori ed il collaudo ed ai secondi la programmazione e la verifica dell’intero processo di realizzazione dei lavori pubblici.
A supporto delle attività del Consiglio Nazionale, per il prossimo mandato quinquennale, la coalizione “rigenerazione-professione-architetto” prevede l’istituzione di un centro studi, che valorizzi il lavoro prodotto dallo stesso consiglio nazionale, dai tavoli della conferenza ed in generale dalla Rete, in modo da offrire agli Ordini ed agli Architetti Italiani nuovi servizi nell’ambito della formazione e aggiornamento professionale,della comunicazione, della consulenza in materia di lavori pubblici e competenze professionali, ecc..Il tutto, fruendo del lavoro prodotto dalla rete , in un contesto che potrebbe consentirci di abbattere notevolmente i costi di consulenza a carico del bilancio del Consiglio Nazionale. Una delle principali attività di tale Centro Studi sarà un Osservatorio Nazionale dei Servizi di Architettura e Ingegneria (ONSAI), attraverso il quale, con il supporto della piattaforma informatica im@ateria, di network tematici e di una check-list di semplice compilazione, potranno essere monitorati gran parte dei bandi pubblicati sul territorio nazionale.
Gli obiettivi dell’osservatorio nazionale sui servizi di architettura e ingegneria (ONSAI/CNAPPC)
- Verificare, anche su segnalazione degli iscritti, i bandi pubblicati dalle stazioni appaltanti per l’affidamento di Servizi di Architettura e Ingegneria sull’intero territorio nazionale.
- Alimentare uno scambio di informazioni tra gli Ordini provinciali sulle criticità dei bandi pubblicati, affinché venga attivato, dall’Ordine competente per territorio, un confronto con le stazioni appaltanti interessate, finalizzato al superamento delle problematiche rilevate
- Offrire agli iscritti un servizio utile a valutare preliminarmente l’opportunità di partecipare alle diverse procedure di affidamento.
- Fornire alle Stazioni Appaltanti un supporto rapido ed efficace, per la stesura dei disciplinari di gara.
- Redigere un Report annuale, al fine di monitorare le criticità rilevate e di suggerire al CNAPPC le azioni da porre in essere per il loro superamento.
Ringraziamo il vice Presidente dell’attuale CNAPPC e candidato alle prossime elezioni arch. Rino La Mendola per il prezioso contributo.
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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