Riforma professioni, dagli Architetti la minaccia di un'auto-riforma regolamentare
Sono anni che se ne parla, ma la riforma delle professioni intellettuali non trova ancora la luce con la conseguenza che i relativi regolamenti risultano ess...
Sono anni che se ne parla, ma la riforma delle professioni
intellettuali non trova ancora la luce con la conseguenza
che i relativi regolamenti risultano essere ormai obsoleti, non
consentendo ai professionisti italiani di stare al passo con i
tempi.
Era il 9 novembre 2006 quando l'allora Ministro della Giustizia Clemente Mastella presentava agli ordini una nuova ed ennesima versione del disegno di legge di riforma degli ordini e dell'accesso alle professioni.
Da quel momento un susseguirsi di disegni di legge, proposte e tavoli tecnici non ha fatto altro che ritardare l'ammodernamento di regole non più consone ad affrontare le sfide che giornalmente i tecnici devono combattere, nonostante la crisi e le poche gratificazioni.
A questa lunga storia, nell'ultimo anno si sono aggiunti nuovi capitoli e nuovi attori. Confindustria, che è entrata prepotentemente sull'argomento, affrontando in particolare il problema dei minimi tariffari. CUP (Comitato Unitario delle Professioni) e PAT (Professioni Area Tecnica), con le relative proposte di riforma.
E molto altro ancora che non ha fatto altro che aggiungere carta in un marasma di inutili promesse e parole al vento che non hanno finora portato a nulla di concreto.
Desideriamo, invece, segnalare la costanza e la puntigliosità con cui il nuovo Consiglio direttivo degli Architetti italiani, guidato da Leopoldo Freyrie e Rino La Mendola, sin dal suo insediamento sta affrontando un argomento diventato, ormai, indifferibile.
Il CNAPPC è prima intervenuto sul problema delle competenze professionali inviando una lettera ai Presidenti dei Consigli nazionali degli ingegneri, geologi, agronomi e forestali, geometri, agrotecnici, periti e per conoscenza al Presidente del CUP, Marina Calderone, invitandoli a deporre le armi e ad impegnarsi a non promuovere azioni legali prima di averne discusso in sede comune e cercato di risolvere i problemi in via conciliativa.
Ma l'azione più importante e significativa del nuovo direttivo degli Architetti è stata la netta presa di posizione nei confronti dell'attuale Governo quando nel mese di luglio di quest'anno il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha affermato di voler entrare seriamente nel campo delle professioni, annunciando attività preliminari di studio che avrebbero coinvolto anche gli organismi internazionali.
Le parole del Ministro Tremonti non hanno certamente trovato i favori del Presidente Freyrie che con un comunicato molto sarcastico ha chiesto al Ministro se per far vedere la luce alla riforma doveva essere consultata anche la Nato.
Nonostante tutto, la forza e l'approccio votato ai risultati del nuovo direttivo non è venuto meno e con un ultimo comunicato hanno chiesto al Governo un confronto serio ma soprattutto rapido. "Sulla Riforma delle Professioni riteniamo che il Ministro della Giustizia ed il Governo debbano chiedere la delega al Parlamento o, viceversa, chiediamo ai Capigruppo di Camera e Senato di affermare la volontà di procedere con un iter rapido, in legislativa. Con il lungo percorso di una legge ordinaria e nelle condizioni politiche attuali è, infatti, improbabile che la Riforma arrivi mai in porto. E ciò sarebbe ancora più grave proprio oggi che - dopo oltre 20 anni - i suoi principi generali trovano l'approvazione dell'Europa, della stragrande maggioranza degli Ordini professionali, di Confindustria e del sistema delle imprese italiane".
Queste le ultime parole del presidente Freyrie che ha aggiunto: "L'appello del Governatore Draghi a fare in fretta, diviene il nostro: noi siamo pronti, sin da subito, a sederci ad un tavolo di lavoro che senza interruzioni, in un mese, scriva la Riforma affinché diventi legge in primavera e sia attuata entro l'anno. La società, il mondo produttivo gli architetti e tutti i professionisti italiani - oltre 2 milioni di persone non hanno più tempo di aspettare e di rimandare. Vogliono e pretendono di essere messi nelle condizioni di affrontare la crisi e di contribuire allo sviluppo".
"Se il risultato della legittima, ma spesso sterile, battaglia politica porterà la Riforma ad incagliarsi ancora una volta nelle secche parlamentari sarà un grave danno non solo per i professionisti italiani, ma per tutto il Paese, esponendoci agli attacchi interessati di chi pensa che l'Italia sia incapace di cambiare. Gli architetti italiani - ha concluso Freyrie - non sono più disposti ad aspettare un'altra volta Godot: in assenza della Riforma, stressando le normative esistenti, procederemo ad auto-riforme regolamentari che applichino quei principi contenuti in una Legge che per il momento sembra essere niente più di un auspicio".
Desideriamo ringraziare il nuovo Direttivo, augurando che i loro obiettivi (e di oltre 2 milioni di professionisti) siano raggiunti al più presto e ci auguiriamo che anche le altre professioni prendano esempio offrendo ai propri iscritti una maggiore presenza istituzionale che non abbia nessuna paura di affrontare i numerosi ostacoli trascurati da una classe politica "distratta" da altre problematiche.
Era il 9 novembre 2006 quando l'allora Ministro della Giustizia Clemente Mastella presentava agli ordini una nuova ed ennesima versione del disegno di legge di riforma degli ordini e dell'accesso alle professioni.
Da quel momento un susseguirsi di disegni di legge, proposte e tavoli tecnici non ha fatto altro che ritardare l'ammodernamento di regole non più consone ad affrontare le sfide che giornalmente i tecnici devono combattere, nonostante la crisi e le poche gratificazioni.
A questa lunga storia, nell'ultimo anno si sono aggiunti nuovi capitoli e nuovi attori. Confindustria, che è entrata prepotentemente sull'argomento, affrontando in particolare il problema dei minimi tariffari. CUP (Comitato Unitario delle Professioni) e PAT (Professioni Area Tecnica), con le relative proposte di riforma.
E molto altro ancora che non ha fatto altro che aggiungere carta in un marasma di inutili promesse e parole al vento che non hanno finora portato a nulla di concreto.
Desideriamo, invece, segnalare la costanza e la puntigliosità con cui il nuovo Consiglio direttivo degli Architetti italiani, guidato da Leopoldo Freyrie e Rino La Mendola, sin dal suo insediamento sta affrontando un argomento diventato, ormai, indifferibile.
Il CNAPPC è prima intervenuto sul problema delle competenze professionali inviando una lettera ai Presidenti dei Consigli nazionali degli ingegneri, geologi, agronomi e forestali, geometri, agrotecnici, periti e per conoscenza al Presidente del CUP, Marina Calderone, invitandoli a deporre le armi e ad impegnarsi a non promuovere azioni legali prima di averne discusso in sede comune e cercato di risolvere i problemi in via conciliativa.
Ma l'azione più importante e significativa del nuovo direttivo degli Architetti è stata la netta presa di posizione nei confronti dell'attuale Governo quando nel mese di luglio di quest'anno il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha affermato di voler entrare seriamente nel campo delle professioni, annunciando attività preliminari di studio che avrebbero coinvolto anche gli organismi internazionali.
Le parole del Ministro Tremonti non hanno certamente trovato i favori del Presidente Freyrie che con un comunicato molto sarcastico ha chiesto al Ministro se per far vedere la luce alla riforma doveva essere consultata anche la Nato.
Nonostante tutto, la forza e l'approccio votato ai risultati del nuovo direttivo non è venuto meno e con un ultimo comunicato hanno chiesto al Governo un confronto serio ma soprattutto rapido. "Sulla Riforma delle Professioni riteniamo che il Ministro della Giustizia ed il Governo debbano chiedere la delega al Parlamento o, viceversa, chiediamo ai Capigruppo di Camera e Senato di affermare la volontà di procedere con un iter rapido, in legislativa. Con il lungo percorso di una legge ordinaria e nelle condizioni politiche attuali è, infatti, improbabile che la Riforma arrivi mai in porto. E ciò sarebbe ancora più grave proprio oggi che - dopo oltre 20 anni - i suoi principi generali trovano l'approvazione dell'Europa, della stragrande maggioranza degli Ordini professionali, di Confindustria e del sistema delle imprese italiane".
Queste le ultime parole del presidente Freyrie che ha aggiunto: "L'appello del Governatore Draghi a fare in fretta, diviene il nostro: noi siamo pronti, sin da subito, a sederci ad un tavolo di lavoro che senza interruzioni, in un mese, scriva la Riforma affinché diventi legge in primavera e sia attuata entro l'anno. La società, il mondo produttivo gli architetti e tutti i professionisti italiani - oltre 2 milioni di persone non hanno più tempo di aspettare e di rimandare. Vogliono e pretendono di essere messi nelle condizioni di affrontare la crisi e di contribuire allo sviluppo".
"Se il risultato della legittima, ma spesso sterile, battaglia politica porterà la Riforma ad incagliarsi ancora una volta nelle secche parlamentari sarà un grave danno non solo per i professionisti italiani, ma per tutto il Paese, esponendoci agli attacchi interessati di chi pensa che l'Italia sia incapace di cambiare. Gli architetti italiani - ha concluso Freyrie - non sono più disposti ad aspettare un'altra volta Godot: in assenza della Riforma, stressando le normative esistenti, procederemo ad auto-riforme regolamentari che applichino quei principi contenuti in una Legge che per il momento sembra essere niente più di un auspicio".
Desideriamo ringraziare il nuovo Direttivo, augurando che i loro obiettivi (e di oltre 2 milioni di professionisti) siano raggiunti al più presto e ci auguiriamo che anche le altre professioni prendano esempio offrendo ai propri iscritti una maggiore presenza istituzionale che non abbia nessuna paura di affrontare i numerosi ostacoli trascurati da una classe politica "distratta" da altre problematiche.
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A cura di Ilenia
Cicirello
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