Rinnovabili: dagli Architetti no a limitazione degli incentivi
Sembra vacillare la convinzione con cui il Governo sta portando avanti il decreto rinnovabili che di fatto penalizza fortemente fino alla loro scomparsa il m...
Sembra vacillare la convinzione con cui il Governo sta portando
avanti il decreto rinnovabili che di fatto penalizza fortemente
fino alla loro scomparsa il meccanismo di incentivazione per
l'energia prodotta da impianti fotovoltaici. Nonostante, infatti,
il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani abbia
portato al pre-consiglio dei ministri del 28 febbraio scorso lo
stesso testo della bozza di decreto che ha scatenato le proteste da
tutti gli operatori del settore, sembrerebbe che il sottosegretario
alla presidenza del Consiglio Gianni Letta stia mediando per
raggiungere un compromesso che ascolti le richieste non solo delle
associazioni ambientaliste, ma di tutto un tessuto economico,
sociale e professionale che ha difeso a spada tratta la politica
incentivante alle energie rinnovabili.
Ricordiamo che, tra le altre cose, il decreto fissa un tetto di impianti incentivabili fino al 2020 che è vicino al totale che, con l'attuale trend, verrà incentivato al massimo in un paio d'anni. Come ammesso dal presidente di Asso Energie Future Massimo Sapienza, "Sarebbe il secondo fallimento programmato dopo quello che ha messo in ginocchio l'industria e la ricerca italiane negli anni Ottanta. Dovremmo mandare a spasso 120 mila persone che lavorano, direttamente o indirettamente nel settore".
Proteste anche dal mondo delle professioni ed, in particolare, dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), "Gli architetti italiani sono fermamente intenzionati ad opporsi a qualsiasi iniziativa che limiti in modo indiscriminato l'uso e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. Pur comprendendo che, in alcuni specifici casi, si debba rivedere il sistema di incentivazione, resta comunque evidente che un tipo di approccio consapevole al modo di progettare, costruire e vivere le nostre città debba essere necessariamente caratterizzato dal più profondo rispetto e dalla tutela dell'ambiente cui si debbano accompagnare azioni volte a realizzare un significativo risparmio energetico."
In una nota gli Architetti hanno espresso il loro disappunto, sottolineando come "non debba inoltre essere dimenticato che - unico settore in controtendenza rispetto alla crisi generalizzata - quello relativo all'uso delle fonti rinnovabili trova intenso utilizzo nel settore delle costruzioni e contribuisce, in parte, ad alleviare la gravissima crisi che colpisce progettisti, costruttori e tutti i soggetti del comparto edile."
Infine, gli Architetti Italiani hanno espresso la loro convinzione che si debbano incentivare con coerenza e costanza tutte le politiche tese a garantire il rinnovo del patrimonio edilizio attraverso tecniche e tecnologie che facciano della sostenibilità, economica ed ambientale, il proprio presupposto; in tal senso è evidente come anche il rapporto tra energia e sostenibilità costituisca un elemento qualificante della gestione del territorio e della società italiana e che i contributi dello Stato sulle energie rinnovabili non rappresentano un costo ma sono, altresì, un investimento per il futuro del Paese. "Invitiamo dunque il Governo a rivedere una scelta - quella di limitare gli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili - che può rivelarsi foriera di gravi danni per l'economia, il territorio, l'ambiente e l'occupazione".
Grazie alle proteste sia delle professioni che del mondo imprenditoriale, secondo le ultime indiscrezioni, sembrerebbe che nei tavoli tecnici del Governo sia stia studiando un'ipotesi alternativa come quella di non far cessare automaticamente gli incentivi al raggiungimento dell'obiettivo, ma di ridiscutere le soglie di incentivazione, facendole ridurre ulteriormente.
La speranza di imprese, privati e professionisti è che i tavoli tecnici prendano in considerazione le richieste di centinaia di migliaia di contribuenti che il Governo dovrebbe rappresentare e tutelare.
Ricordiamo che, tra le altre cose, il decreto fissa un tetto di impianti incentivabili fino al 2020 che è vicino al totale che, con l'attuale trend, verrà incentivato al massimo in un paio d'anni. Come ammesso dal presidente di Asso Energie Future Massimo Sapienza, "Sarebbe il secondo fallimento programmato dopo quello che ha messo in ginocchio l'industria e la ricerca italiane negli anni Ottanta. Dovremmo mandare a spasso 120 mila persone che lavorano, direttamente o indirettamente nel settore".
Proteste anche dal mondo delle professioni ed, in particolare, dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), "Gli architetti italiani sono fermamente intenzionati ad opporsi a qualsiasi iniziativa che limiti in modo indiscriminato l'uso e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. Pur comprendendo che, in alcuni specifici casi, si debba rivedere il sistema di incentivazione, resta comunque evidente che un tipo di approccio consapevole al modo di progettare, costruire e vivere le nostre città debba essere necessariamente caratterizzato dal più profondo rispetto e dalla tutela dell'ambiente cui si debbano accompagnare azioni volte a realizzare un significativo risparmio energetico."
In una nota gli Architetti hanno espresso il loro disappunto, sottolineando come "non debba inoltre essere dimenticato che - unico settore in controtendenza rispetto alla crisi generalizzata - quello relativo all'uso delle fonti rinnovabili trova intenso utilizzo nel settore delle costruzioni e contribuisce, in parte, ad alleviare la gravissima crisi che colpisce progettisti, costruttori e tutti i soggetti del comparto edile."
Infine, gli Architetti Italiani hanno espresso la loro convinzione che si debbano incentivare con coerenza e costanza tutte le politiche tese a garantire il rinnovo del patrimonio edilizio attraverso tecniche e tecnologie che facciano della sostenibilità, economica ed ambientale, il proprio presupposto; in tal senso è evidente come anche il rapporto tra energia e sostenibilità costituisca un elemento qualificante della gestione del territorio e della società italiana e che i contributi dello Stato sulle energie rinnovabili non rappresentano un costo ma sono, altresì, un investimento per il futuro del Paese. "Invitiamo dunque il Governo a rivedere una scelta - quella di limitare gli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili - che può rivelarsi foriera di gravi danni per l'economia, il territorio, l'ambiente e l'occupazione".
Grazie alle proteste sia delle professioni che del mondo imprenditoriale, secondo le ultime indiscrezioni, sembrerebbe che nei tavoli tecnici del Governo sia stia studiando un'ipotesi alternativa come quella di non far cessare automaticamente gli incentivi al raggiungimento dell'obiettivo, ma di ridiscutere le soglie di incentivazione, facendole ridurre ulteriormente.
La speranza di imprese, privati e professionisti è che i tavoli tecnici prendano in considerazione le richieste di centinaia di migliaia di contribuenti che il Governo dovrebbe rappresentare e tutelare.
A cura di Ilenia
Cicirello
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