Ritardati pagamenti e Libere Professioni, una barzelletta all'italiana
"L'Italia è un Paese di artisti, di poeti, di santi e di navigatori", queste erano le parole con le quali una volta si dipingeva l'identità del Bel Paese che...
"L'Italia è un Paese di artisti, di poeti, di santi e di
navigatori", queste erano le parole con le quali una volta si
dipingeva l'identità del Bel Paese che oggi, molto probabilmente,
viene tradotta con altri aggettivi qualificativi. Ultima
barzelletta all'Italiana riguarda il problema dei ritardati
pagamenti delle pubbliche amministrazioni che, nonostante il D.Lgs.
n. 192/2012 abbia voluto regolamentare con il recepimento della
direttiva 2011/7/UE, ancora non se ne conosce la reale applicazione
al settore dei lavori pubblici.
Nonostante recentemente il Ministero dello Sviluppo economico di concerto con il Ministero delle Infrastrutture abbia voluto rassicurate gli operatori del settore con una nota in cui dopo alcune pagine di premesse viene precisato "In conclusione, si ritiene che la nuova disciplina dei ritardati pagamenti introdotta in attuazione della direttiva comunitaria 2011/7/UE si applica ai contratti pubblici relativi a tutti i settori produttivi, inclusi i lavori, stipulati a decorrere dall'1 gennaio 2013, ai sensi dell'art.3, comma 1, del d.lgs. n. 192 del 2012", i dubbi non sembrano ancora dirimersi.
Ricordiamo, intanto, che una direttiva comunitaria non può da sola modificare una norma italiana, ma deve necessariamente essere recepita da una norma che al più può modificarne un'altra. L'Italia è dotata di un codice (D.Lgs. n. 163/2006) e di un regolamento (D.P.R. n. 207/2010) per i contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (dunque di una lex specialis) che regola la questione dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni; in particolare, con l'articolo 133 del codice (Termini di adempimento, penali, adeguamento dei prezzi) e gli articoli 142 (Ritardato pagamento), 143 (Termini di pagamento degli acconti e del saldo) e 144 (Interessi per ritardato pagamento) del regolamento.
Ciò premesso, segnaliamo l'ultima barzelletta che coinvolge da una parte il neo-Governo, che si è impegnato a derogare al Patto di Stabilità sbloccando una prima trance di pagamenti pari a 40 miliardi di euro, e dall'altra l'Europa che, nonostante la direttiva 2011/7/UE, ha affermato che l'erogazione dei 40 miliardi comporterebbe un incremento del deficit 2013 al 2,9% e una più difficile chiusura della procedura per deficit eccessivo aperta a Bruxelles.
Anche in questo caso, nonostante la pronta risposta del Presidente del Consiglio uscente Mario Monti che nell'aula del Senato ha assicurato che l'Italia sarà fuori dalla procedura per deficit eccessivo nell'aprile di quest'anno e dovrà evitare di avere nuove divergenze, permangono seri dubbi sul reale possibile sblocco della prima trance di pagamenti.
Per ultimo segnaliamo il difficile rapporto del Governo con le libere professioni intellettuali che vantano crediti consistenti con le P.A. In una cornice ad dir poco stucchevole si sono, infatti, incontrati il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani (fautore della decadenza delle libere professioni nel 2006 con la pubblicazione della ormai nota "Legge Bersani" che ha demolito i redditi dei professionisti italiani) e Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni. Nonostante i precedenti, il numero uno del PD ha proposto i "liberi professionisti come garanti dello Stato e della pubblica amministrazione per semplificare le procedure burocratiche, attraverso un meccanismo di autocertificazione da agganciare ad adeguate coperture assicurative". Proposta quanto meno ardua e azzardata, di cui non comprendiamo la morbida risposta del presidente Stella che si è reso disponibile a mettere a disposizione del governo le competenze dei professionisti.
Infine, tornando sul tema dei pagamenti, segnaliamo l'ennesima interpretazione della norma, questa volta fornita dal Centro Studi del CNI che, per venir a capo della possibile applicazione al settore dei lavori pubblici, si è avvalso di una avvocato che nelle premesse di una nota, a supporto dell'assunto che la disciplina è applicabile anche ai lavori pubblici, ha affermato "Difatti lo scopo della disciplina normativa testé menzionata è evidenziato dall'art. 1 della direttiva 2011/7/UE ai sensi del quale essa è volta a lottare contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, al fine di garantire il corretto funzionamento del mercato interno , favorendo in tal modo la competitività delle imprese ed in particolare delle PMI".
La nota del Centro Studi del CNI ha continuato le propria argomentazioni affermando che "Altro argomento a favore dell'applicazione della nuova disciplina anche ai contratti pubblici di lavori è desumibile dal testo del considerando della Direttiva 2011/7/UE (attuato dal predetto DLGS 2012/192) ai sensi del quale: "La fornitura di merci e la prestazione di servizi dietro corrispettivo a cui si applica la presente direttiva dovrebbero anche includere la progettazione e l'esecuzione di opere e edifici pubblici, nonché i lavori di ingegneria civile".
Il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri Armando Zambrano ha, inoltre, sottolineato come sia da tenere presente che "l'articolo 8 del Dlgs 231/2002 ha introdotto una forma di garanzia generale e preventiva contro l'utilizzazione di condizioni contrattuali inique rispetto alla tutela del singolo soggetto che abbia stipulato un contratto con clausole considerate inique". Lo stesso articolo 8 si rifà alle indicazioni dell'articolo 3 della direttiva 2000/35/CE che a proposito dei ritardi di pagamento afferma come "gli Stati membri assicurano che, nell'interesse dei creditori e dei concorrenti, esistano mezzi efficaci e idonei per impedire il continuo ricorso a condizioni gravemente inique". Da qui l'invito ad adottare norme per consentire alle organizzazioni che ufficialmente rappresentano "piccole e medie imprese, di agire a norma delle legislazione nazionale dinanzi ai tribunali o ad organi amministrativi competenti per decidere se le condizioni contrattuali stabilite sono gravemente ingiuste", in modo da ricorrere a "mezzi appropriati ed efficaci per impedire che si continui a ricorrere a tali condizioni".
Non avendo nulla da eccepire sull'analisi del Presidente Zambrano ma molto sull'analisi del Centro Studi, c'è da considerate che anche se la direttiva comunitaria abbia l'intento di regolare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni anche nel settore dei lavori pubblici, l'unico modo in Italia per recepirla sarebbe stata una modifica alla lex specialis del settore, ovvero al D.Lgs. n. 163/2006 e al DPR n. 207/2010, cosa, purtroppo, non verificatasi.
Nonostante recentemente il Ministero dello Sviluppo economico di concerto con il Ministero delle Infrastrutture abbia voluto rassicurate gli operatori del settore con una nota in cui dopo alcune pagine di premesse viene precisato "In conclusione, si ritiene che la nuova disciplina dei ritardati pagamenti introdotta in attuazione della direttiva comunitaria 2011/7/UE si applica ai contratti pubblici relativi a tutti i settori produttivi, inclusi i lavori, stipulati a decorrere dall'1 gennaio 2013, ai sensi dell'art.3, comma 1, del d.lgs. n. 192 del 2012", i dubbi non sembrano ancora dirimersi.
Ricordiamo, intanto, che una direttiva comunitaria non può da sola modificare una norma italiana, ma deve necessariamente essere recepita da una norma che al più può modificarne un'altra. L'Italia è dotata di un codice (D.Lgs. n. 163/2006) e di un regolamento (D.P.R. n. 207/2010) per i contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (dunque di una lex specialis) che regola la questione dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni; in particolare, con l'articolo 133 del codice (Termini di adempimento, penali, adeguamento dei prezzi) e gli articoli 142 (Ritardato pagamento), 143 (Termini di pagamento degli acconti e del saldo) e 144 (Interessi per ritardato pagamento) del regolamento.
Ciò premesso, segnaliamo l'ultima barzelletta che coinvolge da una parte il neo-Governo, che si è impegnato a derogare al Patto di Stabilità sbloccando una prima trance di pagamenti pari a 40 miliardi di euro, e dall'altra l'Europa che, nonostante la direttiva 2011/7/UE, ha affermato che l'erogazione dei 40 miliardi comporterebbe un incremento del deficit 2013 al 2,9% e una più difficile chiusura della procedura per deficit eccessivo aperta a Bruxelles.
Anche in questo caso, nonostante la pronta risposta del Presidente del Consiglio uscente Mario Monti che nell'aula del Senato ha assicurato che l'Italia sarà fuori dalla procedura per deficit eccessivo nell'aprile di quest'anno e dovrà evitare di avere nuove divergenze, permangono seri dubbi sul reale possibile sblocco della prima trance di pagamenti.
Per ultimo segnaliamo il difficile rapporto del Governo con le libere professioni intellettuali che vantano crediti consistenti con le P.A. In una cornice ad dir poco stucchevole si sono, infatti, incontrati il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani (fautore della decadenza delle libere professioni nel 2006 con la pubblicazione della ormai nota "Legge Bersani" che ha demolito i redditi dei professionisti italiani) e Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni. Nonostante i precedenti, il numero uno del PD ha proposto i "liberi professionisti come garanti dello Stato e della pubblica amministrazione per semplificare le procedure burocratiche, attraverso un meccanismo di autocertificazione da agganciare ad adeguate coperture assicurative". Proposta quanto meno ardua e azzardata, di cui non comprendiamo la morbida risposta del presidente Stella che si è reso disponibile a mettere a disposizione del governo le competenze dei professionisti.
Infine, tornando sul tema dei pagamenti, segnaliamo l'ennesima interpretazione della norma, questa volta fornita dal Centro Studi del CNI che, per venir a capo della possibile applicazione al settore dei lavori pubblici, si è avvalso di una avvocato che nelle premesse di una nota, a supporto dell'assunto che la disciplina è applicabile anche ai lavori pubblici, ha affermato "Difatti lo scopo della disciplina normativa testé menzionata è evidenziato dall'art. 1 della direttiva 2011/7/UE ai sensi del quale essa è volta a lottare contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, al fine di garantire il corretto funzionamento del mercato interno , favorendo in tal modo la competitività delle imprese ed in particolare delle PMI".
La nota del Centro Studi del CNI ha continuato le propria argomentazioni affermando che "Altro argomento a favore dell'applicazione della nuova disciplina anche ai contratti pubblici di lavori è desumibile dal testo del considerando della Direttiva 2011/7/UE (attuato dal predetto DLGS 2012/192) ai sensi del quale: "La fornitura di merci e la prestazione di servizi dietro corrispettivo a cui si applica la presente direttiva dovrebbero anche includere la progettazione e l'esecuzione di opere e edifici pubblici, nonché i lavori di ingegneria civile".
Il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri Armando Zambrano ha, inoltre, sottolineato come sia da tenere presente che "l'articolo 8 del Dlgs 231/2002 ha introdotto una forma di garanzia generale e preventiva contro l'utilizzazione di condizioni contrattuali inique rispetto alla tutela del singolo soggetto che abbia stipulato un contratto con clausole considerate inique". Lo stesso articolo 8 si rifà alle indicazioni dell'articolo 3 della direttiva 2000/35/CE che a proposito dei ritardi di pagamento afferma come "gli Stati membri assicurano che, nell'interesse dei creditori e dei concorrenti, esistano mezzi efficaci e idonei per impedire il continuo ricorso a condizioni gravemente inique". Da qui l'invito ad adottare norme per consentire alle organizzazioni che ufficialmente rappresentano "piccole e medie imprese, di agire a norma delle legislazione nazionale dinanzi ai tribunali o ad organi amministrativi competenti per decidere se le condizioni contrattuali stabilite sono gravemente ingiuste", in modo da ricorrere a "mezzi appropriati ed efficaci per impedire che si continui a ricorrere a tali condizioni".
Non avendo nulla da eccepire sull'analisi del Presidente Zambrano ma molto sull'analisi del Centro Studi, c'è da considerate che anche se la direttiva comunitaria abbia l'intento di regolare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni anche nel settore dei lavori pubblici, l'unico modo in Italia per recepirla sarebbe stata una modifica alla lex specialis del settore, ovvero al D.Lgs. n. 163/2006 e al DPR n. 207/2010, cosa, purtroppo, non verificatasi.
A cura di Ilenia
Cicirello
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