STUDI DI SETTORE INADATTI A CLASSIFICARE L'ATTIVITA' DEGLI STUDI DI ARCHITETTURA
Dura presa di posizione degli architetti italiani contro gli studi di settore e l'atteggiamento di rifiuto di dialogo da parte dell'Agenzia delle Entrate. I...
Dura presa di posizione degli architetti italiani contro gli studi
di settore e l'atteggiamento di rifiuto di dialogo da parte
dell'Agenzia delle Entrate.
In una lettera inviata alla stessa Agenzia delle Entrate e alla Commissione degli Esperti per gli Studi di settore, Luigi Mirizzi, Segretario del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e Referente per gli studi di Settore, non usa mezzi termini per denunciare come "da qualche anno le riunioni che si svolgono per la revisione dello Studio di Settore degli Architetti rivestono più carattere formale, tese cioè, a citare la collaborazione con la categoria professionale, piuttosto che sostanziale, tese cioè ad ascoltare e a prendere atto delle osservazioni della categoria".
"Da tempo chiediamo invano - scrive ancora Mirizzi - l'aggiornamento del quadro relativo alle aree specialistiche e alle tipologie dell'attività, essendo oggi inadatte a classificare l'attività svolta dagli architetti. Oggi lo Studio di Settore non è rappresentativo, costringe il contribuente ad una forzatura nella compilazione e compromette il risultato di Gerico".
Mirizzi ricorda poi che "ormai è provato che le aggiudicazioni delle gare pubbliche per incarichi professionali nel settore dei lavori pubblici sino a qualche mese fa avvenivano con un ribasso medio del 35%; questo ribasso negli ultimi mesi si è attestato mediamente sul 50%, principalmente nelle regioni meridionali, ed il trend è in aumento. Quindi è indispensabile, sino a quando non si aggiorneranno i minimi provinciali, inserire un forte correttivo che abbassi direttamente i minimi provinciali per le singole tipologie di prestazioni professionali."
"Sul problema acconti - sottolinea ancora Mirizzi - abbiamo già segnalato che a causa della crisi economica e soprattutto finanziaria i professionisti vengono remunerati per le loro prestazioni professionali con più acconti dilazionati nel tempo, anzichè in un'unica soluzione: fenomeno, questo, molto più evidente e frequente rispetto al passato. Tutto ciò determina inevitabilmente la non congruità del soggetto, anche se gli incassi dovessero rimanere inalterati o subire addirittura incrementi. È chiaro, quindi, che il problema non è colto dallo Studio che riguarda gli studi di architettura (il VK 18U) in quanto nel 2007, anno base di costruzione dei minimi provinciali, il numero degli acconti a parità di compensi era nettamente inferiore rispetto ad oggi".
Il Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ritiene indispensabile - infine - un incontro urgente con l'Agenzia delle Entrate, finalizzato ad affrontare questi problemi esprimendo un "assoluto parere contrario" alla attuale formulazione degli studi di settore per quanto riguarda gli studi di architettura.
Fonte: www.awn.it
In una lettera inviata alla stessa Agenzia delle Entrate e alla Commissione degli Esperti per gli Studi di settore, Luigi Mirizzi, Segretario del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e Referente per gli studi di Settore, non usa mezzi termini per denunciare come "da qualche anno le riunioni che si svolgono per la revisione dello Studio di Settore degli Architetti rivestono più carattere formale, tese cioè, a citare la collaborazione con la categoria professionale, piuttosto che sostanziale, tese cioè ad ascoltare e a prendere atto delle osservazioni della categoria".
"Da tempo chiediamo invano - scrive ancora Mirizzi - l'aggiornamento del quadro relativo alle aree specialistiche e alle tipologie dell'attività, essendo oggi inadatte a classificare l'attività svolta dagli architetti. Oggi lo Studio di Settore non è rappresentativo, costringe il contribuente ad una forzatura nella compilazione e compromette il risultato di Gerico".
Mirizzi ricorda poi che "ormai è provato che le aggiudicazioni delle gare pubbliche per incarichi professionali nel settore dei lavori pubblici sino a qualche mese fa avvenivano con un ribasso medio del 35%; questo ribasso negli ultimi mesi si è attestato mediamente sul 50%, principalmente nelle regioni meridionali, ed il trend è in aumento. Quindi è indispensabile, sino a quando non si aggiorneranno i minimi provinciali, inserire un forte correttivo che abbassi direttamente i minimi provinciali per le singole tipologie di prestazioni professionali."
"Sul problema acconti - sottolinea ancora Mirizzi - abbiamo già segnalato che a causa della crisi economica e soprattutto finanziaria i professionisti vengono remunerati per le loro prestazioni professionali con più acconti dilazionati nel tempo, anzichè in un'unica soluzione: fenomeno, questo, molto più evidente e frequente rispetto al passato. Tutto ciò determina inevitabilmente la non congruità del soggetto, anche se gli incassi dovessero rimanere inalterati o subire addirittura incrementi. È chiaro, quindi, che il problema non è colto dallo Studio che riguarda gli studi di architettura (il VK 18U) in quanto nel 2007, anno base di costruzione dei minimi provinciali, il numero degli acconti a parità di compensi era nettamente inferiore rispetto ad oggi".
Il Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ritiene indispensabile - infine - un incontro urgente con l'Agenzia delle Entrate, finalizzato ad affrontare questi problemi esprimendo un "assoluto parere contrario" alla attuale formulazione degli studi di settore per quanto riguarda gli studi di architettura.
Fonte: www.awn.it
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