Società tra Professionisti (STP): OICE favorevole al nuovo Regolamento
Dopo il parere complessivamente positivo del Consiglio di Stato, arriva il beneplacet dell'OICE che ha definito favorevolmente il regolamento varato dal Mini...
Dopo il parere complessivamente positivo del Consiglio di Stato,
arriva il beneplacet dell'OICE che ha definito favorevolmente il
regolamento varato dal Ministero della giustizia e dell'economia
sulle società tra professionisti. "Corretta e aderente alla
legge l'esclusione delle società disciplinate dal Codice dei
contratti pubblici che operano nel settore dell'ingegneria e
dell'architettura. Ma il vero problema è favorire
l'internazionalizzazione dell'intero settore dell'ingegneria e
dell'architettura".
"Non si può che condividere il contenuto dello schema di regolamento varato dal Ministero della giustizia - ha dichiarato Per Luigi Iperti, Vice presidente vicario dell'Associazione aderente a Confindustria - che, non soltanto si pone in linea con la fonte normativa primaria (che fa salvi i modelli societari in vigore fino al 2011), ma prende correttamente atto del fatto che la legge 183 - nel legittimare le società tra professionisti - ha semplicemente colmato un vuoto normativo per altri settori professionali in cui non era possibile, fino a un anno fa, costituire società tra professionisti, anche aperte all'apporto di capitali".
Le dichiarazioni del Vice presidente vicario Iperti sono indirettamente rivolte ai vertici degli ordini professionali che nei giorni scorsi hanno criticato l'esclusione dallo schema del regolamento delle società d'ingegneria e architettura: "Nel settore dell'ingegneria e dell'architettura - ha affermato Iperti - non è affatto necessario introdurre ulteriori modifiche nel quadro normativo dal momento che società di ingegneria e le società professionali sono state riconosciute e legittimate fin dai tempi della Legge Merloni (e oggi dal Codice dei contratti pubblici)".
Secondo quanto riportato in un comunicato dell'OICE, le norme vigenti garantiscono il rispetto dei principi di responsabilità del professionista, di personalità della prestazione e di adeguatezza professionale delle prestazioni, ed hanno risposto alle esigenze del mercato, consentendo lo sviluppo di società che hanno potuto crescere, anche a livello internazionale, fornendo prestazioni complesse a multidisciplinari: "La realtà è che in questo periodo di difficile congiuntura economica, in cui la domanda pubblica italiana è praticamente assente, o ridotta ai minimi termini, non ha veramente senso - ha affermato Iperti - mettere in discussione norme che da venti anni funzionano, perché il vero problema da affrontare è quello di individuare occasioni di business al di fuori del nostro Paese, di posizionarsi sui mercati stranieri con le forme organizzative le più varie e le più adatte. In questo senso le nostre aziende, che da anni sono presenti sui mercati internazionali, possono rappresentare un traino per l'internazionalizzazione dell'intero settore dell'ingegneria e dell'architettura. Bisogna quindi spingere il più possibile per favorire processi di internazionalizzazione e consentire alle nostre società di competere sul mercato internazionale al pari dei nostri concorrenti stranieri, con dimensioni organizzative e apporti di capitali idonei a questi scopi. Di questo bisognerebbe che tutti si occupassero e non di battaglie di retroguardia corporative: garantire le migliori opportunità per favorire l'internazionalizzazione delle società e degli studi professionali".
"Non si può che condividere il contenuto dello schema di regolamento varato dal Ministero della giustizia - ha dichiarato Per Luigi Iperti, Vice presidente vicario dell'Associazione aderente a Confindustria - che, non soltanto si pone in linea con la fonte normativa primaria (che fa salvi i modelli societari in vigore fino al 2011), ma prende correttamente atto del fatto che la legge 183 - nel legittimare le società tra professionisti - ha semplicemente colmato un vuoto normativo per altri settori professionali in cui non era possibile, fino a un anno fa, costituire società tra professionisti, anche aperte all'apporto di capitali".
Le dichiarazioni del Vice presidente vicario Iperti sono indirettamente rivolte ai vertici degli ordini professionali che nei giorni scorsi hanno criticato l'esclusione dallo schema del regolamento delle società d'ingegneria e architettura: "Nel settore dell'ingegneria e dell'architettura - ha affermato Iperti - non è affatto necessario introdurre ulteriori modifiche nel quadro normativo dal momento che società di ingegneria e le società professionali sono state riconosciute e legittimate fin dai tempi della Legge Merloni (e oggi dal Codice dei contratti pubblici)".
Secondo quanto riportato in un comunicato dell'OICE, le norme vigenti garantiscono il rispetto dei principi di responsabilità del professionista, di personalità della prestazione e di adeguatezza professionale delle prestazioni, ed hanno risposto alle esigenze del mercato, consentendo lo sviluppo di società che hanno potuto crescere, anche a livello internazionale, fornendo prestazioni complesse a multidisciplinari: "La realtà è che in questo periodo di difficile congiuntura economica, in cui la domanda pubblica italiana è praticamente assente, o ridotta ai minimi termini, non ha veramente senso - ha affermato Iperti - mettere in discussione norme che da venti anni funzionano, perché il vero problema da affrontare è quello di individuare occasioni di business al di fuori del nostro Paese, di posizionarsi sui mercati stranieri con le forme organizzative le più varie e le più adatte. In questo senso le nostre aziende, che da anni sono presenti sui mercati internazionali, possono rappresentare un traino per l'internazionalizzazione dell'intero settore dell'ingegneria e dell'architettura. Bisogna quindi spingere il più possibile per favorire processi di internazionalizzazione e consentire alle nostre società di competere sul mercato internazionale al pari dei nostri concorrenti stranieri, con dimensioni organizzative e apporti di capitali idonei a questi scopi. Di questo bisognerebbe che tutti si occupassero e non di battaglie di retroguardia corporative: garantire le migliori opportunità per favorire l'internazionalizzazione delle società e degli studi professionali".
A cura di Gabriele
Bivona
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