Sulla Gazzetta l'accorpamento delle Province: Ci sarà anche l'accorpamento degli Ordini?
Sulla Gazzetta ufficiale n. 259 del 6 novembre scorso è stato pubblicato il Decreto-legge 5 novembre 2012, n. 188 recante "Disposizioni urgenti in materia di...
Sulla Gazzetta ufficiale n. 259 del 6 novembre scorso è stato
pubblicato il Decreto-legge 5 novembre 2012, n. 188 recante
"Disposizioni urgenti in materia di Province e Città
metropolitane".
La riforma si ispira ai modelli di governo europei. In tutti i principali Paesi Ue, infatti, ci sono tre livelli di governo. Il provvedimento consente inoltre una razionalizzazione delle competenze, in particolare nelle materie precipuamente "provinciali" come la gestione delle strade o delle scuole. Il numero delle province delle Regioni a statuto ordinario si ridurrà da n.86 a n.51 (ivi comprese le città metropolitane) e dall'1 gennaio prossimo le giunte delle province italiane saranno soppresse e il Presidente potrà delegare l'esercizio di funzioni a non più di 3 Consiglieri provinciali.
Per assicurare l'effettività del riordino posto in essere, senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il Governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori, garantiti dall'eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta.
In merito alla questione del riordino delle Province, dovrà essere verificato quale sarà l'impatto di tale riordino sugli Ordini professionali territoriali e controllare se tale riordino ha una incidenza sugli stessi organi territoriali.
Il problema può avere due soluzioni diametralmente opposte.
Una prima soluzione è quella di fare riferimento ai Regolamenti professionali e, per esempio per quanto concerne gli ingegneri e gli architetti al Regolamento di cui al R.D. 2537 del 23 ottobre 1925, che all'articolo 1 precisa che "In ogni provincia è costituito l'ordine degli ingegneri e degli architetti, avente sede nel comune capoluogo"; in riferimento a tale norma sembrerebbe che a seguito dell'accorpamento tra province, gli Ordini istituiti nelle province accorpate dovrebbero sciogliersi e tutti gli iscritti agli stessi dovrebbero transitare nell'albo dell'Ordine della provincia accorpante.
Una seconda soluzione potrebbe essere quella, recentemente definita dalla Federazione degli Ordini degli Architetti dell'Emila-Romagna, che ritiene che una ipotesi di riorganizzazione delle Province, mediante accorpamento delle stesse, non dovrebbe avere alcun effetto soppressivo sugli attuali Consigli territoriali coincidenti con le eventuali province soppresse poiché "tra l'Ente locale-Provincia e l'Ordine professionale non esiste alcun nesso giuridico di necessaria presupposizione".
La riorganizzazione provocata dall'accorpamento delle attuali province comporterà, a giudizio della Federazione, la necessità di ridefinire ex novo quale sia l’ambito spaziale ottimale per l'operare dei Consigli territoriali e non è possibile ipotizzare che l'organizzazione per "circoscrizioni provinciali" sia automaticamente riproposta.
Sul problema legato al riordino delle province, il Consiglio nazionale degli Architetti Pianificatori, paesaggisti e conservatori ha, recentemente, inviato al Ministero della Giustizia una nota con cui evidenzia alcuni problemi interpretativi ed in cui precisa, anche che sembrerebbe che per la professione di architetto, pianificatore, paesaggista e conservatore, la provincia debba ritenersi solo come ambito spaziale e cioè come circoscrizione territoriale utilizzata per esigenze organizzative e di perimetrazione e che, in assenza di indicazioni espresse, il riordino delle province non provochi necessariamente un riordino dei Consigli territoriali.
La riforma si ispira ai modelli di governo europei. In tutti i principali Paesi Ue, infatti, ci sono tre livelli di governo. Il provvedimento consente inoltre una razionalizzazione delle competenze, in particolare nelle materie precipuamente "provinciali" come la gestione delle strade o delle scuole. Il numero delle province delle Regioni a statuto ordinario si ridurrà da n.86 a n.51 (ivi comprese le città metropolitane) e dall'1 gennaio prossimo le giunte delle province italiane saranno soppresse e il Presidente potrà delegare l'esercizio di funzioni a non più di 3 Consiglieri provinciali.
Per assicurare l'effettività del riordino posto in essere, senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il Governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori, garantiti dall'eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta.
In merito alla questione del riordino delle Province, dovrà essere verificato quale sarà l'impatto di tale riordino sugli Ordini professionali territoriali e controllare se tale riordino ha una incidenza sugli stessi organi territoriali.
Il problema può avere due soluzioni diametralmente opposte.
Una prima soluzione è quella di fare riferimento ai Regolamenti professionali e, per esempio per quanto concerne gli ingegneri e gli architetti al Regolamento di cui al R.D. 2537 del 23 ottobre 1925, che all'articolo 1 precisa che "In ogni provincia è costituito l'ordine degli ingegneri e degli architetti, avente sede nel comune capoluogo"; in riferimento a tale norma sembrerebbe che a seguito dell'accorpamento tra province, gli Ordini istituiti nelle province accorpate dovrebbero sciogliersi e tutti gli iscritti agli stessi dovrebbero transitare nell'albo dell'Ordine della provincia accorpante.
Una seconda soluzione potrebbe essere quella, recentemente definita dalla Federazione degli Ordini degli Architetti dell'Emila-Romagna, che ritiene che una ipotesi di riorganizzazione delle Province, mediante accorpamento delle stesse, non dovrebbe avere alcun effetto soppressivo sugli attuali Consigli territoriali coincidenti con le eventuali province soppresse poiché "tra l'Ente locale-Provincia e l'Ordine professionale non esiste alcun nesso giuridico di necessaria presupposizione".
La riorganizzazione provocata dall'accorpamento delle attuali province comporterà, a giudizio della Federazione, la necessità di ridefinire ex novo quale sia l’ambito spaziale ottimale per l'operare dei Consigli territoriali e non è possibile ipotizzare che l'organizzazione per "circoscrizioni provinciali" sia automaticamente riproposta.
Sul problema legato al riordino delle province, il Consiglio nazionale degli Architetti Pianificatori, paesaggisti e conservatori ha, recentemente, inviato al Ministero della Giustizia una nota con cui evidenzia alcuni problemi interpretativi ed in cui precisa, anche che sembrerebbe che per la professione di architetto, pianificatore, paesaggista e conservatore, la provincia debba ritenersi solo come ambito spaziale e cioè come circoscrizione territoriale utilizzata per esigenze organizzative e di perimetrazione e che, in assenza di indicazioni espresse, il riordino delle province non provochi necessariamente un riordino dei Consigli territoriali.
A cura di Gabriele
Bivona
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