Superbonus e Bonus edilizi: crediti irregolari, cessione e truffa
Una nuova sentenza di Cassazione fornisce una lettura ancora più severa delle precedenti: basta creare crediti fiscali irregolari per configurare il reato di truffa, non serve cederli
Nel complesso e mutevole mondo dei bonus edilizi, non sono solo le leggi a cambiare: anche la giurisprudenza evolve, delineando orientamenti che, nel tempo, possono trasformare il panorama applicativo. Un tema caldo è quello delle conseguenze penali per chi sfrutta i bonus in modo fraudolento, simulando interventi mai effettuati o non conformi ai requisiti normativi.
Superbonus, bonus edilizi e truffe
Quando si parla di truffe legate ai bonus edilizi – siano essi Superbonus, Bonus Facciate o altri incentivi – il punto centrale è la verifica dei requisiti per accedere alle agevolazioni, primo fra tutti la reale esecuzione dei lavori. La normativa prevede che siano rispettati precisi criteri di legge, e qualora vengano presentati documenti falsi o irregolari, le conseguenze possono essere particolarmente severe.
I principali reati che si possono configurare in questi casi sono:
- indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.), che punisce chi ottiene in modo irregolare contributi pubblici;
- truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p.), considerata più grave e con pene maggiori.
Negli ultimi mesi, due nuove sentenze della Cassazione hanno tracciato una linea più severa rispetto al passato, ampliando la portata della responsabilità penale. Secondo queste pronunce, non è necessario che i crediti fiscali ottenuti irregolarmente vengano monetizzati per configurare una truffa: è sufficiente la loro creazione, purché questa avvenga mediante artifici e raggiri.
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