Affidamento dei servizi di architettura e di ingegneria: Intervista a Rino La Mendola

01/12/2011

La redazione di Lavori Pubblici ha, recentemente, intervistato Rino La Mendola, Vice Precidente e Responsabile del Dipartimento lavori pubblici del Consiglio nazionale degli architetti PPC.
In questo momento di particolare disagio per le libere professioni dovuto essenzialmente alle carenze di commesse, alla cancellazione delle tariffe professionali ed alle continue modifiche al Codice dei Contratti, abbiamo voluto conoscere il suo pensiero su alcuni aspetti e gli abbiamo posto alcune domande.

D. Il Codice dei contratti di cui al D.Lgs. n. 163/2006, continua ad essere integrato con modifiche inserite in leggi che, molte volte, non hanno nulla a che vedere con la normativa di settore. Non ritiene che tale situazione generi sempre più confusione negli operatori del settore?
R. Per quanto riguarda il codice contratti, abbiamo più volto espresso le nostre perplessità per i continui interventi con provvedimenti casuali, inseriti in "contenitori omnibus". Uno di questi , il cosiddetto decreto sviluppo (DL 70/2011) ci ha, peraltro, costretti a ricorrere ad un quesito, presentato all'Autorità di Vigilanza, al fine di determinare in modo chiaro la soglia al di sotto della quale si può procedere ad affidamenti diretti di servizi di architettura e ingegneria, superando i dubbi generati dalle contraddizioni tra codice e regolamento.

D. Crede che sia stato giusto il recente intervento legislativo che ha cancellato le tariffe professionali?
R. Sappiamo bene che l'eliminazione di ogni riferimento alle tariffe, da un lato, non incide proprio nulla sulla crescita economica del Paese, mentre dall'altro, mortifica la dignità dei professionisti e soprattutto espone i consumatori a truffe come quelle che già circolano sul web, dove si offrono prestazioni professionali complesse per 50 euro. Per non parlare di casi paradossali come quello recentemente determinato dal Comune di Manziana (Roma), che ha pubblicato un bando alla ricerca di "prestazioni professionali gratuite" per la verifica della progettazione esecutiva dei lavori di consolidamento statico di un plesso scolastico. Siamo convinti che il futuro a cui puntare non possa basarsi su logiche che alimenatano fatti del genere, che non offrrono certamente garanzie alla società civile sulla qualità delle prestazioni professionali e sulla sicurezza ai cittadini (nel caso di Manziana agli alunni di una scuola). In tal senso, siamo consapevoli del fattto che la giusta remunerazione degli onorari sia indispensabile per garantire sicurezza, qualità della vita, dell'ambiente, del paesaggio e delle città in cui viviamo.

D. Quale criterio ritiene più giusto per l'aggiudicazione dei servizi di architettura e di ingegneria?
R. Siamo convinti che, per l'affidamento di un servizio di progettazione, la migliore formula rimane sempre il concorso, in quanto alla base della selezione pone la qualità del progetto e non altri parametri come fatturati e ribassi o... offerte metodologiche. Siamo consapevoli comunque del fatto che le procedure del concorso dovrebbero essere notevolmente alleggerite, superando i limiti che ne hanno impedito un'adeguata diffusione nel Paese. Talvolta, il limite del concorso, ed a maggior ragione dell'offerta economicamente più vantaggiosa, è l'eccessiva discrezionalità per la giuria, che alimenta una carenza di trasparenza alla quale si potrebbe in parte rimediare attraverso il sorteggio pubblico delle giurie.

D. Come è possibile coniugare l'apertura ai giovani con i requisiti, in atto richiesti dal Codice e dal Regolamento di attuazione, per la partecipazione alle gare per i servizi di architettura e di ingegneria?
R. Occorrerebbe intervenire con modifiche sull'art. 263 del Regolamento sui Lavori Pubblici che, definendo i requisiti per la partecipazione alle gare ordinarie per l'affidamento di servizi di architettura e ingegneria, oltre a fissare fatturati minimi e prestazioni analoghe già svolte, impone che il professionista, nei tre anni precedenti l'affidamento, deve aver fruito della collaborazione di dipendenti o consulenti "in una misura variabile tra due e tre volte le unità stimate nel bando per lo svolgimento dell'incarico". Ciò significa che, se in un bando, il RUP della stazione appaltante per la prestazione del servizio stima 5 unità, per partecipare alla gara, il professionista dovrà dimostrare di avere fruito, nei tre anni precedenti, della collaborazione da 10 a 15 dipendenti o consulenti, "... che abbiano fatturato nei confronti della società offerente una quota superiore al cinquanta per cento del proprio fatturato annuo…". Queste sono condizioni inaccettabili che tagliano fuori dal mercato delle commesse pubbliche i giovani e gli studi professionali medio-piccoli, che oramai comprendono anche le società di ingegneria con meno di 15-20 dipendenti.

D. Qual è il suo pensiero sulle liberalizzazioni?
R. Non abbiamo pregiudizi nei confronti delle liberalizzazioni, purché, unitamente ai diritti dei cittadini consumatori, vengano salvaguardate anche la dignità dei cittadini professionisti e la qualità delle prestazioni professionali. Siamo dunque pronti alle riforme, confidando in un confronto aperto e leale con il Governo, che riproponga le professioni come una straordinaria risorsa per il rilancio economico e culturale del nostro Paese.

A cura di Ilenia Cicirello



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