Ambiente Italia 2013: idee di futuro a confronto nel rapporto annuale di Legambiente
23/04/2013
È stato presentato a Roma lo scorso 15 aprile il rapporto
"L'Italia oltre la crisi. Ambiente Italia 2013" che,
attraverso 98 indicatori basati su dati ricavati dalle fonti più
accreditate e autorevoli, ha l'obiettivo di fotografare lo stato di
salute ambientale italiano e mondiale, sintetizzando informazioni
su sostenibilità sociale (povertà, disoccupazione, politiche di
genere...), ambiente (emissioni di gas serra, inquinanti, consumi
energetici...) e stili di vita (mobilità sostenibile, consumi di
carne, indicatori di benessere...).
Parole di speranza da parte del presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza che ha dichiarato che "Questa crisi è figlia di politiche scellerate che hanno considerato l'ambiente come un freno per lo sviluppo economico o un lusso da rinviare a tempi migliori. Dalla crisi che sta attraversando il Paese invece si potrà uscire solo con idee differenti e con il coraggio di cambiare sul serio. Dobbiamo puntare a una alleanza tra lavoro e ambiente per cercare di rispondere adeguatamente alla drammatica situazione attuale per cui aumentano le diseguaglianze e la crisi climatica incombe. Oggi c'è una sola ricetta per uscire dalla crisi, ed è quella di una Green economy che incrocia le domande e i problemi dei territori, i ritardi del paese e le paure del futuro, le risorse e le vocazioni delle città e che vuole rimettere al centro la bellezza italiana".
Anche il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini ha parlato di una crisi che va oltre la mancanza di risorse economiche da investire e che coinvolge la mancanza di prospettive e idee che ridiano la speranza. "Forse addirittura più grave della crisi economica è la mancanza di idee per cambiare la situazione attuale, per restituire una speranza ai precari, ai giovani senza lavoro, a chi vive in città inquinate - ha dichiarato Zanchini - Non possiamo accontentarci di un dibattito politico senza sbocchi tra tagli alla spesa pubblica e agli investimenti e promesse su Imu, Iva e Irpef. Questa prospettiva condannerebbe l'Italia a altri dieci anni di declino, quando c'è invece bisogno di un cambiamento radicale. Servono risorse per la ricerca, la cultura, l'istruzione e per la messa in sicurezza del territorio in modo da dare all'Italia gli strumenti per uscire dalla crisi. Non è un sogno, ma una prospettiva lungimirante che passa per l'aumento della fiscalità sulle risorse energetiche, togliendo tutti i sussidi alle fonti fossili, in modo da ridurla sul lavoro, e per una tassazione finalmente adeguata e trasparente sulle risorse ambientali e i beni comuni (dal consumo di suolo ai materiali di cava, all'imbottigliamento di acque minerali alle spiagge), spingendo sul ripristino della legalità e fermando lo sperpero di denaro pubblico destinato a inutili e devastanti grandi opere".
I dati del Rapporto
"Misurata sugli 8 indicatori quantitativi dell'Agenda Europa 2020 - ha dichiarato Duccio Bianchi, dell'Istituto di ricerche Ambiente Italia - l'Italia mostra una forte debolezza rispetto a molte altre società europee soprattutto sul fronte dell'inclusione sociale e della costruzione di una "economia della conoscenza" fondata sull'innovazione tecnologica e scientifica. Ma anche una (inattesa) opportunità sotto il profilo ambientale. Noto - e peggiorato - risulta il gap con gli altri paesi nella spesa in ricerca e sviluppo e nella presenza di industrie e servizi ad alto contenuto tecnologico. Ed è preoccupante che questo avvenga anche nei settori dove oggi l'industria italiana è tra i leader europei: nelle energie rinnovabili (ha il 13% del fatturato europeo ma genera meno del 6% dei brevetti). Con una spesa per l'istruzione in declino, abbiamo solo il 20% dei giovani laureati e scontiamo un quasi drammatico "digital divide", con solo il 66% degli adulti che utilizza internet (a fronte dell'82% dell'Europa e di quasi il 100% dei paesi nordici). D'altro canto va segnalato come il pilastro della sostenibilità ambientale abbia inevitabilmente "beneficiato" della recessione. Non solo perché sono diminuiti i consumi e quindi i prelievi e le emissioni ambientali. Ma, soprattutto, perché dentro la crisi si è talora avviato un cambiamento che se sostenuto da politiche intelligenti e adeguate potrebbe durare e divenire strutturale".
Le proposte di Legambiente
L'Italia oltre la crisi però guarda avanti e presenta una serie di idee e proposte per mettere in moto gli interventi indispensabili per cambiare il futuro.
1) Ridisegnare la fiscalità per spingere l'innovazione ambientale e creare lavoro.
Fare delle emissioni di CO2 il criterio per ridefinire accise e Iva che gravano su impianti da fonti fossili, autoveicoli, prodotti e consumi. In questo modo si premia l'efficienza energetica e si spingono gli investimenti, generando nuove risorse da utilizzare per ridurre la tassazione sul lavoro; rivedere canoni e tasse sull'uso dei beni comuni, intervenendo sui regimi di tutela. Per uscire dallo scandalo della gestione di cave, sorgenti di acque minerali, discariche, spiagge. In modo da fermare gli abusi, ridurre gli impatti, premiare l'innovazione; recupero urbano invece del consumo di suolo. Per recuperare miliardi di Euro da utilizzare per interventi di riqualificazione ambientale e edilizia.
2) Fermare le ecomafie.
L'ecomafia è la zavorra che impedisce concretamente alla Green economy di esprimere tutte le sue potenzialità: ogni tonnellata di rifiuti sottratta alle filiere legali è una tonnellata in meno per la filiera del recupero, riuso e riciclo; ogni metro quadrato in più di cemento illegale è un metro quadrato in meno di territorio agricolo o protetto; ogni pala eolica costruita con i soldi o l'intermediazione della mafia è una pala in meno per le imprese pulite delle energie rinnovabili. Sanzioni penali adeguate, misure preventive e patrimoniali, obbligo di ripristino dello stato dei luoghi, ravvedimento operoso o, addirittura, non punibilità se l'artefice del danno all'ambiente si autodenuncia e poi bonifica l'area interessata: ecco quanto prevede la proposta di legge di Legambiente per l'inserimento dei delitti contro l'ambiente nel codice penale.
3) Rilanciare gli investimenti, per rimettere in modo il paese
Tornare a investire per rilanciare l'economia e creare lavoro fermando la politica di tagli trasversali e indiscriminati: le risorse per contrastare il dissesto idrogeologico, investire in ricerca e green economy, realizzare bonifiche partendo dai siti orfani, acquistare treni e autobus, si possono reperire cambiando le priorità di spesa e intervenendo con coraggio sulla spesa pubblica, dove vi sono enormi sperperi di risorse in mala gestione, grandi opere, sussidi alle fonti fossili, armamenti.
4) Premiare l'autoproduzione energetica da rinnovabili e la riqualificazione del patrimonio edilizio
La rivoluzione energetica è già in corso con una produzione arrivata al 28% dei consumi elettrici nel 2012, ma oggi si deve fare un passo avanti per aiutare famiglie e imprese
premiando l'autoproduzione da fonti rinnovabili e la gestione di impianti efficienti e puliti attraverso smart grid private e facilitando lo scambio con la rete. Tutti interventi oggi vietati che aprirebbero prospettive straordinarie di riduzione dei consumi da fonti fossili; puntando alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio quale scenario per far uscire dalla crisi il settore delle costruzioni con nuove politiche che diano certezze agli investimenti per ridurre i consumi energetici nelle ristrutturazioni degli alloggi e dei condomini secondo il modello inglese del "green deal".
5) Mettere al centro le città
Solo investendo nelle città l'Italia può riuscire a muovere un'innovazione che non rimanga un concetto vago e astruso. Ed è la qualità e quantità del welfare, dal trasporto pubblico agli asili, dall'istruzione alla cultura, a determinare la competitività di una economia e di un territorio. Per questo serve una regia e una politica nazionale, per non perdere le risorse dei fondi strutturali europei 2014-2020 e realizzare finalmente interventi di riqualificazione ambientale e sociale delle periferie, per la casa e la mobilità sostenibile.
© Riproduzione riservata
Parole di speranza da parte del presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza che ha dichiarato che "Questa crisi è figlia di politiche scellerate che hanno considerato l'ambiente come un freno per lo sviluppo economico o un lusso da rinviare a tempi migliori. Dalla crisi che sta attraversando il Paese invece si potrà uscire solo con idee differenti e con il coraggio di cambiare sul serio. Dobbiamo puntare a una alleanza tra lavoro e ambiente per cercare di rispondere adeguatamente alla drammatica situazione attuale per cui aumentano le diseguaglianze e la crisi climatica incombe. Oggi c'è una sola ricetta per uscire dalla crisi, ed è quella di una Green economy che incrocia le domande e i problemi dei territori, i ritardi del paese e le paure del futuro, le risorse e le vocazioni delle città e che vuole rimettere al centro la bellezza italiana".
Anche il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini ha parlato di una crisi che va oltre la mancanza di risorse economiche da investire e che coinvolge la mancanza di prospettive e idee che ridiano la speranza. "Forse addirittura più grave della crisi economica è la mancanza di idee per cambiare la situazione attuale, per restituire una speranza ai precari, ai giovani senza lavoro, a chi vive in città inquinate - ha dichiarato Zanchini - Non possiamo accontentarci di un dibattito politico senza sbocchi tra tagli alla spesa pubblica e agli investimenti e promesse su Imu, Iva e Irpef. Questa prospettiva condannerebbe l'Italia a altri dieci anni di declino, quando c'è invece bisogno di un cambiamento radicale. Servono risorse per la ricerca, la cultura, l'istruzione e per la messa in sicurezza del territorio in modo da dare all'Italia gli strumenti per uscire dalla crisi. Non è un sogno, ma una prospettiva lungimirante che passa per l'aumento della fiscalità sulle risorse energetiche, togliendo tutti i sussidi alle fonti fossili, in modo da ridurla sul lavoro, e per una tassazione finalmente adeguata e trasparente sulle risorse ambientali e i beni comuni (dal consumo di suolo ai materiali di cava, all'imbottigliamento di acque minerali alle spiagge), spingendo sul ripristino della legalità e fermando lo sperpero di denaro pubblico destinato a inutili e devastanti grandi opere".
I dati del Rapporto
"Misurata sugli 8 indicatori quantitativi dell'Agenda Europa 2020 - ha dichiarato Duccio Bianchi, dell'Istituto di ricerche Ambiente Italia - l'Italia mostra una forte debolezza rispetto a molte altre società europee soprattutto sul fronte dell'inclusione sociale e della costruzione di una "economia della conoscenza" fondata sull'innovazione tecnologica e scientifica. Ma anche una (inattesa) opportunità sotto il profilo ambientale. Noto - e peggiorato - risulta il gap con gli altri paesi nella spesa in ricerca e sviluppo e nella presenza di industrie e servizi ad alto contenuto tecnologico. Ed è preoccupante che questo avvenga anche nei settori dove oggi l'industria italiana è tra i leader europei: nelle energie rinnovabili (ha il 13% del fatturato europeo ma genera meno del 6% dei brevetti). Con una spesa per l'istruzione in declino, abbiamo solo il 20% dei giovani laureati e scontiamo un quasi drammatico "digital divide", con solo il 66% degli adulti che utilizza internet (a fronte dell'82% dell'Europa e di quasi il 100% dei paesi nordici). D'altro canto va segnalato come il pilastro della sostenibilità ambientale abbia inevitabilmente "beneficiato" della recessione. Non solo perché sono diminuiti i consumi e quindi i prelievi e le emissioni ambientali. Ma, soprattutto, perché dentro la crisi si è talora avviato un cambiamento che se sostenuto da politiche intelligenti e adeguate potrebbe durare e divenire strutturale".
Le proposte di Legambiente
L'Italia oltre la crisi però guarda avanti e presenta una serie di idee e proposte per mettere in moto gli interventi indispensabili per cambiare il futuro.
1) Ridisegnare la fiscalità per spingere l'innovazione ambientale e creare lavoro.
Fare delle emissioni di CO2 il criterio per ridefinire accise e Iva che gravano su impianti da fonti fossili, autoveicoli, prodotti e consumi. In questo modo si premia l'efficienza energetica e si spingono gli investimenti, generando nuove risorse da utilizzare per ridurre la tassazione sul lavoro; rivedere canoni e tasse sull'uso dei beni comuni, intervenendo sui regimi di tutela. Per uscire dallo scandalo della gestione di cave, sorgenti di acque minerali, discariche, spiagge. In modo da fermare gli abusi, ridurre gli impatti, premiare l'innovazione; recupero urbano invece del consumo di suolo. Per recuperare miliardi di Euro da utilizzare per interventi di riqualificazione ambientale e edilizia.
2) Fermare le ecomafie.
L'ecomafia è la zavorra che impedisce concretamente alla Green economy di esprimere tutte le sue potenzialità: ogni tonnellata di rifiuti sottratta alle filiere legali è una tonnellata in meno per la filiera del recupero, riuso e riciclo; ogni metro quadrato in più di cemento illegale è un metro quadrato in meno di territorio agricolo o protetto; ogni pala eolica costruita con i soldi o l'intermediazione della mafia è una pala in meno per le imprese pulite delle energie rinnovabili. Sanzioni penali adeguate, misure preventive e patrimoniali, obbligo di ripristino dello stato dei luoghi, ravvedimento operoso o, addirittura, non punibilità se l'artefice del danno all'ambiente si autodenuncia e poi bonifica l'area interessata: ecco quanto prevede la proposta di legge di Legambiente per l'inserimento dei delitti contro l'ambiente nel codice penale.
3) Rilanciare gli investimenti, per rimettere in modo il paese
Tornare a investire per rilanciare l'economia e creare lavoro fermando la politica di tagli trasversali e indiscriminati: le risorse per contrastare il dissesto idrogeologico, investire in ricerca e green economy, realizzare bonifiche partendo dai siti orfani, acquistare treni e autobus, si possono reperire cambiando le priorità di spesa e intervenendo con coraggio sulla spesa pubblica, dove vi sono enormi sperperi di risorse in mala gestione, grandi opere, sussidi alle fonti fossili, armamenti.
4) Premiare l'autoproduzione energetica da rinnovabili e la riqualificazione del patrimonio edilizio
La rivoluzione energetica è già in corso con una produzione arrivata al 28% dei consumi elettrici nel 2012, ma oggi si deve fare un passo avanti per aiutare famiglie e imprese
premiando l'autoproduzione da fonti rinnovabili e la gestione di impianti efficienti e puliti attraverso smart grid private e facilitando lo scambio con la rete. Tutti interventi oggi vietati che aprirebbero prospettive straordinarie di riduzione dei consumi da fonti fossili; puntando alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio quale scenario per far uscire dalla crisi il settore delle costruzioni con nuove politiche che diano certezze agli investimenti per ridurre i consumi energetici nelle ristrutturazioni degli alloggi e dei condomini secondo il modello inglese del "green deal".
5) Mettere al centro le città
Solo investendo nelle città l'Italia può riuscire a muovere un'innovazione che non rimanga un concetto vago e astruso. Ed è la qualità e quantità del welfare, dal trasporto pubblico agli asili, dall'istruzione alla cultura, a determinare la competitività di una economia e di un territorio. Per questo serve una regia e una politica nazionale, per non perdere le risorse dei fondi strutturali europei 2014-2020 e realizzare finalmente interventi di riqualificazione ambientale e sociale delle periferie, per la casa e la mobilità sostenibile.
A cura di Gabriele
Bivona
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