Anima, la nuova sfida di Bernard Tschumi
23/09/2014
Anima non è solamente un progetto, un edificio, un luogo. Anima è
una sfida.
L'opera fortemente voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, nel Comune di Grottammare, per promuovere il territorio, riqualificarlo, valorizzarlo e proporlo come fulcro di una nuova forma di cultura, nasce dalla creatività dell'architetto svizzero Bernard Tschumi, raffinato rappresentante di un tipo di architettura che ben genera il legame tra l'identità del luogo, e la sua memoria futura.
In un territorio come questo del Piceno, segnato da una crisi che non è solamente il peso di una modernità accelerata, ma che è una ferita penetrata fin dentro alla struttura ed allo spazio sociale, la contemporaneità spesso indigna, turba, divide; non viene capita, e spesso per questo rifiutata. Così anche nel resto dell'Italia, lo spazio dedicato all'architettura contemporanea è quello agli angoli di poche città-metropoli, oasi felici di una realtà che la popolazione fatica a condividere con l'inesauribile fonte di architettura "classica", sorta nei secoli lungo tutto il territorio della penisola regnandoci come regina indiscussa, relegando ai margini tutto quello che è nuovo. L'arte contemporanea diventa perciò un capriccio di pochi, usufruibile solamente da un'élite di esperti del settore; e si può sperare in una crescita, che potrebbe finalmente vedere il nostro Bel Paese tornare allo splendore economico-culturale che per secoli ci ha reso il "centro" del mondo, solamente accostandosi a quelle realtà in cui investire sul futuro di una comunità, facendolo sorgere dalle ceneri di quella storia che ci sostiene ancora da nord a sud grazie al turismo, catapultandolo finalmente nel nuovo millennio.
Così nasce Anima: un opera, un progetto, un futuro, fatto di idee, di arte, di musica, di natura di persone e di spazi di aggregazione culturale, per ridonare alla collettività il centro formale e dinamico che la contraddistingue quale comunità.
La realizzazione di questo progetto non è così semplice; la sovrintendenza, ha più volte fermato la realizzazione del progetto, valutando il suo impatto ambientale, sul fazzoletto di territorio racchiuso tra l'autostrada, la ferrovia e la provinciale adriatica, non idoneo e troppo invasivo, richiedendo più volte una rivisitazione del progetto.
La comunità rischiava di perdere così non solo un'opera importante che le avrebbe garantito un inestimabile patrimonio di cultura umanistica, ma l'opportunità di venir proiettata rapidamente verso quella ripresa, che nel territorio italiano stenta ad arrivare, verso una ricchezza del luogo, che aveva l'obiettivo di trasformarla in ricchezza materiale, trasferendola in prodotti e attività vendibili e plasmando l'offerta dell'intero territorio in un ottica di "marketing della comunità picena", che già utilizza il turismo come veicolo commerciale potente ed affidabile.
Fortunatamente nel giugno scorso, grazie ad un incontro tra la sovrintendenza e il progettista, si è arrivati ad un compromesso, riducendo l'altezza dell'edificio per renderlo più in armonia con il territorio, prevalentemente pianeggiante, e privo di opere edili dall'altezza importante.
L'ambizioso progetto di Tschumi, all'apparenza sembra un volume cubico compatto, solido, impenetrabile; uno spazio complesso e ampio nel quale il visitatore possa solo entrare e rimanere incastrato. Invece grazie al linguaggio della facciata traforata, di cui ogni facciata ha il proprio motivo decorativo, che rende l'edificio dinamico, richiama chiaramente alla natura, seppur astratto e quasi senza forma, permette una completa permeabilità con il luogo ed attraverso di esso, grazie proprio a quelle geometrie che aprono il volume esterno, sia in facciata che in copertura, alleggerendo così un volume che sembra così nascere dallo scolpire dell'aria sulla superficie. Lo spazio interno risulta altresì complesso; il grande volume parallelepipedo che occupa l'area centrale dell'edificio e che contiene la sala principale, è flessibile, e si configura variabilmente alle esigenze della capienza dei visitatori e degli eventi che vi verranno proposti. Il luogo che viene a crearsi al suo interno deriva dalla rotazione proprio di questo volume, si determinano così quattro ampi cortili con affaccio diretto sulla sala principale in un sistema di percorsi dinamici da visitare non solo fisicamente ma anche con gli occhi, grazie anche ad un sistema di rampe che permette il movimento all'interno dello spazio in maniera fluida, generando scorci prospettici variabili e accentuati. Tutto intorno ruota il sistema di uffici, laboratori, punti ristoro, spazi accessori e funzionali all'intero centro culturale; attorno alla cultura gravitano tutte le attività che l'uomo vive come monotone, ripetitive, e casuali, senza le quale essa non potrebbe essere il fulcro di quella ricchezza che ci distingue dal mondo animale e ci rende vivi.
L'edificio proietta attorno a se la sua forte identità; luce e ombra sono due aspetti della stessa medaglia, e si compensano a vicenda; si compenetrano, si completano, si alternano, si esaltano l'una con l'altra, e di luci e di ombre, proprie o portate il progetto di Tschumi è saturo e squisitamente ricco.
© Riproduzione riservata
L'opera fortemente voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, nel Comune di Grottammare, per promuovere il territorio, riqualificarlo, valorizzarlo e proporlo come fulcro di una nuova forma di cultura, nasce dalla creatività dell'architetto svizzero Bernard Tschumi, raffinato rappresentante di un tipo di architettura che ben genera il legame tra l'identità del luogo, e la sua memoria futura.
In un territorio come questo del Piceno, segnato da una crisi che non è solamente il peso di una modernità accelerata, ma che è una ferita penetrata fin dentro alla struttura ed allo spazio sociale, la contemporaneità spesso indigna, turba, divide; non viene capita, e spesso per questo rifiutata. Così anche nel resto dell'Italia, lo spazio dedicato all'architettura contemporanea è quello agli angoli di poche città-metropoli, oasi felici di una realtà che la popolazione fatica a condividere con l'inesauribile fonte di architettura "classica", sorta nei secoli lungo tutto il territorio della penisola regnandoci come regina indiscussa, relegando ai margini tutto quello che è nuovo. L'arte contemporanea diventa perciò un capriccio di pochi, usufruibile solamente da un'élite di esperti del settore; e si può sperare in una crescita, che potrebbe finalmente vedere il nostro Bel Paese tornare allo splendore economico-culturale che per secoli ci ha reso il "centro" del mondo, solamente accostandosi a quelle realtà in cui investire sul futuro di una comunità, facendolo sorgere dalle ceneri di quella storia che ci sostiene ancora da nord a sud grazie al turismo, catapultandolo finalmente nel nuovo millennio.
Così nasce Anima: un opera, un progetto, un futuro, fatto di idee, di arte, di musica, di natura di persone e di spazi di aggregazione culturale, per ridonare alla collettività il centro formale e dinamico che la contraddistingue quale comunità.
La realizzazione di questo progetto non è così semplice; la sovrintendenza, ha più volte fermato la realizzazione del progetto, valutando il suo impatto ambientale, sul fazzoletto di territorio racchiuso tra l'autostrada, la ferrovia e la provinciale adriatica, non idoneo e troppo invasivo, richiedendo più volte una rivisitazione del progetto.
La comunità rischiava di perdere così non solo un'opera importante che le avrebbe garantito un inestimabile patrimonio di cultura umanistica, ma l'opportunità di venir proiettata rapidamente verso quella ripresa, che nel territorio italiano stenta ad arrivare, verso una ricchezza del luogo, che aveva l'obiettivo di trasformarla in ricchezza materiale, trasferendola in prodotti e attività vendibili e plasmando l'offerta dell'intero territorio in un ottica di "marketing della comunità picena", che già utilizza il turismo come veicolo commerciale potente ed affidabile.
Fortunatamente nel giugno scorso, grazie ad un incontro tra la sovrintendenza e il progettista, si è arrivati ad un compromesso, riducendo l'altezza dell'edificio per renderlo più in armonia con il territorio, prevalentemente pianeggiante, e privo di opere edili dall'altezza importante.
L'ambizioso progetto di Tschumi, all'apparenza sembra un volume cubico compatto, solido, impenetrabile; uno spazio complesso e ampio nel quale il visitatore possa solo entrare e rimanere incastrato. Invece grazie al linguaggio della facciata traforata, di cui ogni facciata ha il proprio motivo decorativo, che rende l'edificio dinamico, richiama chiaramente alla natura, seppur astratto e quasi senza forma, permette una completa permeabilità con il luogo ed attraverso di esso, grazie proprio a quelle geometrie che aprono il volume esterno, sia in facciata che in copertura, alleggerendo così un volume che sembra così nascere dallo scolpire dell'aria sulla superficie. Lo spazio interno risulta altresì complesso; il grande volume parallelepipedo che occupa l'area centrale dell'edificio e che contiene la sala principale, è flessibile, e si configura variabilmente alle esigenze della capienza dei visitatori e degli eventi che vi verranno proposti. Il luogo che viene a crearsi al suo interno deriva dalla rotazione proprio di questo volume, si determinano così quattro ampi cortili con affaccio diretto sulla sala principale in un sistema di percorsi dinamici da visitare non solo fisicamente ma anche con gli occhi, grazie anche ad un sistema di rampe che permette il movimento all'interno dello spazio in maniera fluida, generando scorci prospettici variabili e accentuati. Tutto intorno ruota il sistema di uffici, laboratori, punti ristoro, spazi accessori e funzionali all'intero centro culturale; attorno alla cultura gravitano tutte le attività che l'uomo vive come monotone, ripetitive, e casuali, senza le quale essa non potrebbe essere il fulcro di quella ricchezza che ci distingue dal mondo animale e ci rende vivi.
L'edificio proietta attorno a se la sua forte identità; luce e ombra sono due aspetti della stessa medaglia, e si compensano a vicenda; si compenetrano, si completano, si alternano, si esaltano l'una con l'altra, e di luci e di ombre, proprie o portate il progetto di Tschumi è saturo e squisitamente ricco.
© Riproduzione riservata