Antitrust: Pronta la risposta del Presidente dei Geologi Gianvito Graziano
10/06/2013
A pochi giorni dalla audizione del Presidente dell'Antitrust
Giovanni Pitruzzella presso la X Commissione permanente
Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati
in nel corso della quale ha, anche, intervenuto sulle professioni e
sugli ostacoli causati dalla permanenza di riferimenti normativi
legati alla "adeguatezza" del compenso del professionista rispetto
al "decoro professionale" e alla "importanza dell'opera" (leggi news), è arrivata, puntuale una
risposta di Gianvito Graziano, leader dei Geologi italiani, che
riportiamo integralmente.
"Ci risiamo. E' passato meno di un anno ed il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato torna ad attaccare gli Ordini professionali, che a suo dire, ostacolerebbero la piena efficacia delle recenti norme di liberalizzazione, introducendo i concetti di "decoro professionale" ed "importanza dell'opera".
Avevo già scritto l'anno scorso che in effetti il Presidente aveva ragione: come si può pensare, in un Paese come il nostro, che qualcuno pensi ancora di agire con "decoro" e che gli Ordini professionali, già responsabili secondo alcuni della grave crisi economica che ci attanaglia, possano persino richiamare i propri iscritti a concetti vecchi e sorpassati come il decoro, l'etica, la qualità, la sussidiarietà.
E' inutile che questi Ordini si affannino tanto ad occuparsi dell'aggiornamento dei professionisti, che si pongano come parte sociale (ruolo che peraltro non gli si riconosce) per lo sviluppo del Paese, che facciano proposte "a costo zero", che diano il loro contributo nelle emergenze, è inutile insomma che questi Ordini si riempiano la bocca e che tacitino le proprie coscienze impegnandosi a svolgere un ruolo di sussidiarietà allo Stato.
Il Presidente dell'Autorità ci fa ritornare con i piedi per terra: gli Ordini professionali sono rei di voler favorire quelle condotte dei professionisti che si richiamano alla norma del decoro e dell'importanza dell'opera, che possono condurre ad una "reintroduzione surrettizia delle tariffe di riferimento per le prestazioni professionali, vanificando la portata liberalizzatrice delle succitate misure normative".
Ebbene si, poiché abbiamo la presunzione di pensare che i nostri servizi, per la loro natura intellettuale, siano indispensabili alle istanze di sicurezza, al benessere dei cittadini, al buon funzionamento dei servizi ed a tanto altro ancora, riteniamo che il decoro, termine stantio per alcuni, tuttavia ancora presente e dunque giuridicamente valido nel nostro Codice civile, debba caratterizzare le prestazioni professionali.
Il decoro, mi permetta di aggiungere, serve a garantire la qualità delle prestazioni, termine affatto generico, che non indica un parametro di eccellenza, ma piuttosto individua la matrice etica del singolo professionista e del gruppo di progettazione, che nella propria attività devono sempre impegnarsi a raggiungere alcuni obiettivi minimi di sostenibilità: la soddisfazione del cliente, la condivisione della collettività dell'opera progettata, il corretto inserimento nel territorio, la bellezza, persino l'immagine.
Vorrei che il Presidente dell'Antitrust si accorgesse di tutto questo, e non percepisse soltanto ostacoli alla concorrenza o, meno che meno, alla crescita economica, ostacoli che peraltro non esistono affatto, almeno in una certa parte del mondo ordinistico.
Vorrei che il Presidente guardasse meglio all'interno delle professioni e si accorgerà che l'aver abolito i riferimenti alle tariffe (sia chiaro i riferimenti) ha fatto sì che siano soprattutto i più giovani a rimanere fuori dal mercato dei servizi, che siano gli stessi giovani a trovarsi costretti a cancellarsi dagli albi professionali per andare a lavorare all'estero o nei call-center, che è agli stessi giovani che è stata negata la speranza di un futuro professionale.
Non accetto che queste responsabilità siano attribuite agli Ordini professionali, almeno non a quelli di natura tecnica, perché è con quelle stesse regole che il Presidente dell'Antitrust mette in dubbio che i giovani iscritti ad un Albo professionale una volta potevano crescere, affermarsi, mettere su famiglia e infine invecchiare. In che cosa sarebbero stati ostacolati dagli Ordini professionali? Perché mai dovremmo farlo con i giovani di oggi?
Forse qualche ostacolo gli è procurato invece da banche e da assicurazioni, dove i problemi di concorrenza ci sembrano evidenti, ma non è compito mio occuparsi di questo.
E poiché mi sforzo ancora di credere che le esternazioni del Presidente dell'Antitrust siano state rese in buna fede, seppure con qualche lacuna conoscitiva, chiedo allo stesso Presidente di indicare con chiarezza a quali provvedimenti si riferisce quando parla di ostacoli alla concorrenza ed al libero mercato e di fornire dati utili a comprendere e a dimostrare oggettivamente che gli Ordini professionali siano responsabili, altrimenti queste sue dichiarazioni sembreranno intrise dell'ormai vecchio pregiudizio che gli Ordini pongono limiti a qualunque utile riforma.
Siamo già pieni di dichiarazioni demagogiche, ma da un'Autorità garante non possiamo non pretendere numeri, dati e circostanze specifiche. In ambito giudiziario di direbbe: ci venga fornita la prova.
Ed abbia l'Autorità anche la cortesia di indicare coraggiosamente quegli Ordini che ritiene si siano dimostrati contrari alle riforme, perché mi si permetta, siano anche stanchi di essere messi tutti nello stesso calderone. Abbia per favore l'accortezza di indicare quegli Ordini che hanno intrapreso la strada della modernità, quelli che hanno messo al centro della propria azione il cittadino e gli interessi del Paese.
Rappresento una categoria, quella dei geologi, che questo sforzo lo ha fatto e lo sta ancora facendo, che ha voluto darsi un ruolo sociale molto prima che iniziasse il dibattito sugli Ordini e sulle riforme.
E poiché nella mia attività istituzionale incontro di frequente anche gli altri Ordini di area tecnica, mi prendo la responsabilità di dire che in questo processo di ammodernamento e di contestuale liberalizzazione stiamo camminando insieme ad architetti, ingegneri, agronomi, chimici, geometri, ecc.
Prova concreta le tante iniziative comuni che sono state intraprese a favore del Paese, della sua crescita e del suo sviluppo: difesa del suolo, efficienza energetica, valorizzazione del paesaggio, sicurezza sismica, industriale, alimentare e tanto altro ancora rappresentano il contributo che tutta l'area tecnica può dare e vuol dare.
Verifichi l'Autorità se queste considerazioni sono vere e, se lo ritiene, dia un segnale di condivisione di questo ruolo, dia insomma un contributo autorevole alla giusta causa, che la renderebbe ancora più autorevole, ponendosi fuori da un atteggiamento che a me pare molto di pregiudizio.
Un'ultima considerazione: come sempre siamo pronti al dialogo, attendiamo solo un cortese cenno di assenso e saremo davanti la porta dell'Autorità per un incontro.
Lo stesso per la X Commissione permanente della Camera dei Deputati: davanti alle dichiarazioni del Presidente dell'Antitrust, visto che il tema dell'audizione era quello delle "Professioni", provi a sentire anche l'altra parte, quella costretta sempre a difendere il proprio operato."
© Riproduzione riservata
"Ci risiamo. E' passato meno di un anno ed il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato torna ad attaccare gli Ordini professionali, che a suo dire, ostacolerebbero la piena efficacia delle recenti norme di liberalizzazione, introducendo i concetti di "decoro professionale" ed "importanza dell'opera".
Avevo già scritto l'anno scorso che in effetti il Presidente aveva ragione: come si può pensare, in un Paese come il nostro, che qualcuno pensi ancora di agire con "decoro" e che gli Ordini professionali, già responsabili secondo alcuni della grave crisi economica che ci attanaglia, possano persino richiamare i propri iscritti a concetti vecchi e sorpassati come il decoro, l'etica, la qualità, la sussidiarietà.
E' inutile che questi Ordini si affannino tanto ad occuparsi dell'aggiornamento dei professionisti, che si pongano come parte sociale (ruolo che peraltro non gli si riconosce) per lo sviluppo del Paese, che facciano proposte "a costo zero", che diano il loro contributo nelle emergenze, è inutile insomma che questi Ordini si riempiano la bocca e che tacitino le proprie coscienze impegnandosi a svolgere un ruolo di sussidiarietà allo Stato.
Il Presidente dell'Autorità ci fa ritornare con i piedi per terra: gli Ordini professionali sono rei di voler favorire quelle condotte dei professionisti che si richiamano alla norma del decoro e dell'importanza dell'opera, che possono condurre ad una "reintroduzione surrettizia delle tariffe di riferimento per le prestazioni professionali, vanificando la portata liberalizzatrice delle succitate misure normative".
Ebbene si, poiché abbiamo la presunzione di pensare che i nostri servizi, per la loro natura intellettuale, siano indispensabili alle istanze di sicurezza, al benessere dei cittadini, al buon funzionamento dei servizi ed a tanto altro ancora, riteniamo che il decoro, termine stantio per alcuni, tuttavia ancora presente e dunque giuridicamente valido nel nostro Codice civile, debba caratterizzare le prestazioni professionali.
Il decoro, mi permetta di aggiungere, serve a garantire la qualità delle prestazioni, termine affatto generico, che non indica un parametro di eccellenza, ma piuttosto individua la matrice etica del singolo professionista e del gruppo di progettazione, che nella propria attività devono sempre impegnarsi a raggiungere alcuni obiettivi minimi di sostenibilità: la soddisfazione del cliente, la condivisione della collettività dell'opera progettata, il corretto inserimento nel territorio, la bellezza, persino l'immagine.
Vorrei che il Presidente dell'Antitrust si accorgesse di tutto questo, e non percepisse soltanto ostacoli alla concorrenza o, meno che meno, alla crescita economica, ostacoli che peraltro non esistono affatto, almeno in una certa parte del mondo ordinistico.
Vorrei che il Presidente guardasse meglio all'interno delle professioni e si accorgerà che l'aver abolito i riferimenti alle tariffe (sia chiaro i riferimenti) ha fatto sì che siano soprattutto i più giovani a rimanere fuori dal mercato dei servizi, che siano gli stessi giovani a trovarsi costretti a cancellarsi dagli albi professionali per andare a lavorare all'estero o nei call-center, che è agli stessi giovani che è stata negata la speranza di un futuro professionale.
Non accetto che queste responsabilità siano attribuite agli Ordini professionali, almeno non a quelli di natura tecnica, perché è con quelle stesse regole che il Presidente dell'Antitrust mette in dubbio che i giovani iscritti ad un Albo professionale una volta potevano crescere, affermarsi, mettere su famiglia e infine invecchiare. In che cosa sarebbero stati ostacolati dagli Ordini professionali? Perché mai dovremmo farlo con i giovani di oggi?
Forse qualche ostacolo gli è procurato invece da banche e da assicurazioni, dove i problemi di concorrenza ci sembrano evidenti, ma non è compito mio occuparsi di questo.
E poiché mi sforzo ancora di credere che le esternazioni del Presidente dell'Antitrust siano state rese in buna fede, seppure con qualche lacuna conoscitiva, chiedo allo stesso Presidente di indicare con chiarezza a quali provvedimenti si riferisce quando parla di ostacoli alla concorrenza ed al libero mercato e di fornire dati utili a comprendere e a dimostrare oggettivamente che gli Ordini professionali siano responsabili, altrimenti queste sue dichiarazioni sembreranno intrise dell'ormai vecchio pregiudizio che gli Ordini pongono limiti a qualunque utile riforma.
Siamo già pieni di dichiarazioni demagogiche, ma da un'Autorità garante non possiamo non pretendere numeri, dati e circostanze specifiche. In ambito giudiziario di direbbe: ci venga fornita la prova.
Ed abbia l'Autorità anche la cortesia di indicare coraggiosamente quegli Ordini che ritiene si siano dimostrati contrari alle riforme, perché mi si permetta, siano anche stanchi di essere messi tutti nello stesso calderone. Abbia per favore l'accortezza di indicare quegli Ordini che hanno intrapreso la strada della modernità, quelli che hanno messo al centro della propria azione il cittadino e gli interessi del Paese.
Rappresento una categoria, quella dei geologi, che questo sforzo lo ha fatto e lo sta ancora facendo, che ha voluto darsi un ruolo sociale molto prima che iniziasse il dibattito sugli Ordini e sulle riforme.
E poiché nella mia attività istituzionale incontro di frequente anche gli altri Ordini di area tecnica, mi prendo la responsabilità di dire che in questo processo di ammodernamento e di contestuale liberalizzazione stiamo camminando insieme ad architetti, ingegneri, agronomi, chimici, geometri, ecc.
Prova concreta le tante iniziative comuni che sono state intraprese a favore del Paese, della sua crescita e del suo sviluppo: difesa del suolo, efficienza energetica, valorizzazione del paesaggio, sicurezza sismica, industriale, alimentare e tanto altro ancora rappresentano il contributo che tutta l'area tecnica può dare e vuol dare.
Verifichi l'Autorità se queste considerazioni sono vere e, se lo ritiene, dia un segnale di condivisione di questo ruolo, dia insomma un contributo autorevole alla giusta causa, che la renderebbe ancora più autorevole, ponendosi fuori da un atteggiamento che a me pare molto di pregiudizio.
Un'ultima considerazione: come sempre siamo pronti al dialogo, attendiamo solo un cortese cenno di assenso e saremo davanti la porta dell'Autorità per un incontro.
Lo stesso per la X Commissione permanente della Camera dei Deputati: davanti alle dichiarazioni del Presidente dell'Antitrust, visto che il tema dell'audizione era quello delle "Professioni", provi a sentire anche l'altra parte, quella costretta sempre a difendere il proprio operato."
A cura di Ilenia
Cicirello
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