Architetti, Ingegneri e Inarcassa: niente Gestione Separata per i lavoratori dipendenti
31/12/2014
Niente gestione separata Inarcassa per i professionisti architetti
e ingegneri iscritti alla gestione separata dell'INPS in quanto
titolari di un rapporto di lavoro subordinato e quindi non
iscrivibili a Inarcassa ai sensi della normativa vigente. Almeno al
momento non è un progetto ipotizzabile.
A chiarirlo è stato il Ministero del Lavoro che con una circolare indirizzata ai Consigli Nazionali di Architetti e Ingegneri e ad Inarcassa, in risposta ad una loro richiesta del mese di settembre (leggi articolo), ha confermato che l'attuale statuto Inarcassa, approvato dai Ministeri vigilanti il 23 novembre 2012, all'art. 7 è indicato il divieto di iscrizione per i professionisti che contribuiscono presso altre forme di previdenza obbligatorie in dipendenza di un rapporto di lavoro subordinato o comunque altra attività esercitata. Tale principio recepisce pedissequamente quanto stabilito dall'art. 2 della legge 11 novembre 1971, n. 1046, in virtù del principio di continuità previdenziale, sancito all'art. 1, comma 3 del D.Lgs. n. 509/1994 di privatizzazione degli Enti previdenziali: "gli enti trasformati continuano a svolgere le attività previdenziali e assistenziali in atto riconosciute a favore delle categorie di lavoratori e professionisti per le quali sono stati originariamente istituiti".
Tra le altre cose, il Ministero del lavoro ha chiarito che il vaglio di una eventuale modifica della norma di rango primario, a cui succederebbe la modifica allo Statuto Inarcassa, richiederebbe una preliminare verifica degli oneri connessi al trasferimento delle posizioni contributive, considerando che la platea contributiva ascrivibile alla gestione separata Inarcassa non si configurerebbe come nuova categoria di professionisti, in quanto già iscritti alla gestione separata Inps. Insomma, le 36.000 posizioni contributive che ballano fanno gola e difficilmente l'INPS e il Ministero del Lavoro saranno disposte a mollarle facilmente.
© Riproduzione riservata
A chiarirlo è stato il Ministero del Lavoro che con una circolare indirizzata ai Consigli Nazionali di Architetti e Ingegneri e ad Inarcassa, in risposta ad una loro richiesta del mese di settembre (leggi articolo), ha confermato che l'attuale statuto Inarcassa, approvato dai Ministeri vigilanti il 23 novembre 2012, all'art. 7 è indicato il divieto di iscrizione per i professionisti che contribuiscono presso altre forme di previdenza obbligatorie in dipendenza di un rapporto di lavoro subordinato o comunque altra attività esercitata. Tale principio recepisce pedissequamente quanto stabilito dall'art. 2 della legge 11 novembre 1971, n. 1046, in virtù del principio di continuità previdenziale, sancito all'art. 1, comma 3 del D.Lgs. n. 509/1994 di privatizzazione degli Enti previdenziali: "gli enti trasformati continuano a svolgere le attività previdenziali e assistenziali in atto riconosciute a favore delle categorie di lavoratori e professionisti per le quali sono stati originariamente istituiti".
Tra le altre cose, il Ministero del lavoro ha chiarito che il vaglio di una eventuale modifica della norma di rango primario, a cui succederebbe la modifica allo Statuto Inarcassa, richiederebbe una preliminare verifica degli oneri connessi al trasferimento delle posizioni contributive, considerando che la platea contributiva ascrivibile alla gestione separata Inarcassa non si configurerebbe come nuova categoria di professionisti, in quanto già iscritti alla gestione separata Inps. Insomma, le 36.000 posizioni contributive che ballano fanno gola e difficilmente l'INPS e il Ministero del Lavoro saranno disposte a mollarle facilmente.
A cura di Ilenia
Cicirello
© Riproduzione riservata
- Tag: