BONIFICA AREE INDUSTRIALI
28/12/2006
Lo prevede la nuova Finanziaria. Ma la misura diventerà operativa
solo dopo la redazione di un apposito piano di attuazione che
spetterà alla Regione.
Nuovi stanziamenti pubblici per la Sicilia. In particolare per la bonifica delle aree industriali siciliane che da tanto tempo sono sotto l’occhio del ciclone per causato inquinamento degli specchi di mare davanti le coste del siracusano.
Una buona intenzione ma si teme arrivata troppo tardi dopo anni e anni di un inquinamento tale da risultare pressoché irrecuperabile se non procurare altri seri danni.
Sono previsti 60 milioni di euro per il 2008 e altri 60 milioni per il 2009.
Lo prevede la nuova manovra Finanziaria varata dal Governo che intende così utilizzare in parte il gettito delle accise sui prodotti petroliferi consumati in Sicilia, come se il Governo si sentisse in parte responsabile del danno avvenuto.
Tale decisione è stata presa dopo le accese polemiche dei giorni scorsi del governatore della Sicilia, Totò Cuffaro contro il premier Romano Prodi il suo consiglio dei ministri per le tasse delle industrie che convoglierebbero tutte verso lo Stato non lasciando nulla alla regione.
L’erogazione del contributo per il miglioramento del “mare” e non per la messa in regola degli impianti, sarebbe però vincolata alla redazione di un preciso piano economico “che fissi criteri e priorità delle iniziative di bonifica e che spetterà alla Regione Sicilia predisporre”.
Dopo tanti anni di inquinamento del polo petrolchimico solo lo Stato quindi (e non le industrie) sembra rispettare il principio che i danni all’ambiente vanno risarciti e rimossi nel senso del “chi rompe paga”.
Si teme adesso che i cospicui fondi pubblici vengano mal gestiti, e che dopo aver pagato commissioni regionali, tecnici e consulenti, le cose rimangano come prima se non peggio per via che - come denunciano i tecnici locali - le acque smosse migreranno assieme a tutto il loro carico inquinante verso le provincie vicine di Catania, Siracusa e Agrigento.
Per questo da varie parti si chiede di concertare i fondi su pochi obiettivi, anche ascoltando i residenti e soprattutto le associazioni locali riunite in comitati per la salute pubblica, dopo la registrazione di allarmanti dati sulle malformazioni neonatali superiori alla media nazionale.
I primati in negativo registrati nelle aree di Gela e nel triangolo industriale della provincia di Siracusa, oltre che dare la cifra di questo preoccupante caso “Seveso” siciliano, dà anche la misura di tanti anni di ritardi e omissioni sul tema della salvaguardia e della tutela del territorio della regione Sicilia.
Un danno procurato materialmente da privati ma coperto ancora una volta dallo Stato; il detto “non è mai troppo tardi” (per curare) però questa volta potrebbe qui non avere alcun senso.
© Riproduzione riservata
Nuovi stanziamenti pubblici per la Sicilia. In particolare per la bonifica delle aree industriali siciliane che da tanto tempo sono sotto l’occhio del ciclone per causato inquinamento degli specchi di mare davanti le coste del siracusano.
Una buona intenzione ma si teme arrivata troppo tardi dopo anni e anni di un inquinamento tale da risultare pressoché irrecuperabile se non procurare altri seri danni.
Sono previsti 60 milioni di euro per il 2008 e altri 60 milioni per il 2009.
Lo prevede la nuova manovra Finanziaria varata dal Governo che intende così utilizzare in parte il gettito delle accise sui prodotti petroliferi consumati in Sicilia, come se il Governo si sentisse in parte responsabile del danno avvenuto.
Tale decisione è stata presa dopo le accese polemiche dei giorni scorsi del governatore della Sicilia, Totò Cuffaro contro il premier Romano Prodi il suo consiglio dei ministri per le tasse delle industrie che convoglierebbero tutte verso lo Stato non lasciando nulla alla regione.
L’erogazione del contributo per il miglioramento del “mare” e non per la messa in regola degli impianti, sarebbe però vincolata alla redazione di un preciso piano economico “che fissi criteri e priorità delle iniziative di bonifica e che spetterà alla Regione Sicilia predisporre”.
Dopo tanti anni di inquinamento del polo petrolchimico solo lo Stato quindi (e non le industrie) sembra rispettare il principio che i danni all’ambiente vanno risarciti e rimossi nel senso del “chi rompe paga”.
Si teme adesso che i cospicui fondi pubblici vengano mal gestiti, e che dopo aver pagato commissioni regionali, tecnici e consulenti, le cose rimangano come prima se non peggio per via che - come denunciano i tecnici locali - le acque smosse migreranno assieme a tutto il loro carico inquinante verso le provincie vicine di Catania, Siracusa e Agrigento.
Per questo da varie parti si chiede di concertare i fondi su pochi obiettivi, anche ascoltando i residenti e soprattutto le associazioni locali riunite in comitati per la salute pubblica, dopo la registrazione di allarmanti dati sulle malformazioni neonatali superiori alla media nazionale.
I primati in negativo registrati nelle aree di Gela e nel triangolo industriale della provincia di Siracusa, oltre che dare la cifra di questo preoccupante caso “Seveso” siciliano, dà anche la misura di tanti anni di ritardi e omissioni sul tema della salvaguardia e della tutela del territorio della regione Sicilia.
Un danno procurato materialmente da privati ma coperto ancora una volta dallo Stato; il detto “non è mai troppo tardi” (per curare) però questa volta potrebbe qui non avere alcun senso.
A cura di Arch. Salvo
Sbacchis
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