Buoni pasto: una triste storia di inefficacia estrema del sistema degli appalti
14/08/2018
Da anni si insiste con il teorema, proveniente dall'assioma
indimostrato dell'ex commissario alla spending review
Cottarelli, della riduzione delle stazioni
appaltanti "da 30.000 a 30". E purtroppo, a questo slogan
si è data così tanta importanza, da aver previsto una pletora di
norme, delle quali gli articoli 37 e 38 del codice degli
appalti sono solo una goccia nel mare, volte a concentrare nella
Consip e nelle centrali di committenza molte, moltissime
acquisizioni di beni e servizi.
Il flop catastrofico dell'appalto dei buoni pasto,
affidato ad una società praticamente sull'orlo del fallimento è la
comprova che i mega appalti costituiscono un grave problema. Cosa,
del resto, già dimostrata in precedenza con il facility management,
sempre gestito da Consip.
Quando l'appalto è concentrato su una sola amministrazione
appaltante, il gigantismo alletta fin troppo non solo
cartelli contrari alla concorrenza, non solo pratiche corruttive
molto redditizie (più facile per un grande gruppo corrompere pochi
addetti di un solo centro appaltante, che provare ad estendere i
tentacoli tra molti soggetti), ma anche l'azzardo di chi fiuta un
mega affare e cerca di buttarsi a capofitto, con ribassi eccessivi
o magari con un'organizzazione aziendale insufficiente ed
inefficiente, in vista della posizione di oligopolio acquisibile e
dei tanti soldi che ne possono derivare.
Nel caso dei buoni pasto, la vicenda ha dell'incredibile. Le
pubbliche amministrazioni sono sostanzialmente costrette a fare
riferimento alla convenzione della Consip, che, nonostante i peana
e gli inni alla sua grandissima abilità e professionalità, come si
nota non ha avuto maggiori capacità rispetto all'ultima delle
stazioni appaltanti di mettersi al riparo da offerte
insostenibili.
Non solo. Sfugge davvero perchè un simile appalto, da centinaia e
centinaia di milioni e che può interessare centinaia di migliaia di
dipendenti pubblici e quantità enormi di esercenti, sia stato
organizzato prevedendo il convenzionamento degli esercenti con un
solo circuito di ticket.
Questa scelta è alla base del caos estremo al quale si sta tentando
di mettere una toppa. Ma, non sarebbe stato molto più logico
realizzare un accordo-quadro, coinvolgendo più circuiti di buoni
pasto, prevedendo la possibilità di assegnare ai dipendenti o un
buono pasto elettronico con chip leggibile da lettori universali
collegati con gli aderenti (così, per altro, estendendo la libera
scelta dell'esercente cui rivolgersi)?
In questo modo, si potrebbero evitare situazioni di
monopolio/oligopolio, esaltare la concorrenza e la libera scelta
dei dipendenti e prevenire eventuali crack delle aziende
erogatrici, lasciando centinaia di migliaia di esercenti senza i
pagamenti e i dipendenti senza il servizio.
Tratto da luigioliveri.blogspot.com
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