CATRICALA’ SUGLI ORDINI POCO COLLABORATIVI
02/07/2007
Lo scorso 28 giugno, nel corso delle audizioni sulla riforma delle
professioni svoltesi alle Commissioni riunite Giustizia (II
Commissione) ed Attività produttive (X Commissione) della Camera
dei Deputati, in sede di indagine conoscitiva, si è svolta
il seguito dell'audizione del presidente dell’Autorità garante
della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà, e di
rappresentanti dell'Associazione degli enti previdenziali privati
(Adepp), in relazione all'esame dei progetti di legge recanti
Riforma delle professioni (C867 Siliquini e abb. - rel. per
la II Commissione Mantini, Ulivo; rel. per la X Commissione
Chicchi, Ulivo).
Nel corso dell’audizione, il presidente dell’Antistrust Catricalàha bacchettato la “maggior parte” degli Ordini professionali che non hanno ancora adeguato, prima della scadenza dell’1 luglio, i propri codici alle norme previste dal decreto Bersani di luglio 2006 con l’inserimento negli stessi:
Vi è la necessità invece di "porre un freno al proliferare del sistema ordinistico e degli albi che francamente costituisce un apparato di controllo sproporzionato e costoso” ed ha continuato ribadendo che “gli sforzi dell'Autorità sono volti a promuovere un processo di modernizzazione delle professioni, senza che ciò comporti un loro snaturamento, che sarebbe del resto contro l'interesse degli stessi consumatori.”.
Catricalà ha, anche, sottolineato i “tentativi, più o meno espressi, di riservare” la disciplina della formazione a “strutture facenti capo agli Ordini”, aggiungendo che “a questi ultimi spetta una funzione importante nel definire i criteri di accreditamento degli eventi formativi, che però devono avere natura obiettiva e non discriminatoria e favorire il pluralismo delle istanze formative".
© Riproduzione riservata
Nel corso dell’audizione, il presidente dell’Antistrust Catricalàha bacchettato la “maggior parte” degli Ordini professionali che non hanno ancora adeguato, prima della scadenza dell’1 luglio, i propri codici alle norme previste dal decreto Bersani di luglio 2006 con l’inserimento negli stessi:
- dello stop alle tariffe fisse o minime;
- del divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento di obiettivi;
- del divieto, anche parziale, di svolgere pubblicità e al divieto di fornire servizi professionali con società interdisciplinari.
Vi è la necessità invece di "porre un freno al proliferare del sistema ordinistico e degli albi che francamente costituisce un apparato di controllo sproporzionato e costoso” ed ha continuato ribadendo che “gli sforzi dell'Autorità sono volti a promuovere un processo di modernizzazione delle professioni, senza che ciò comporti un loro snaturamento, che sarebbe del resto contro l'interesse degli stessi consumatori.”.
Catricalà ha, anche, sottolineato i “tentativi, più o meno espressi, di riservare” la disciplina della formazione a “strutture facenti capo agli Ordini”, aggiungendo che “a questi ultimi spetta una funzione importante nel definire i criteri di accreditamento degli eventi formativi, che però devono avere natura obiettiva e non discriminatoria e favorire il pluralismo delle istanze formative".
© Riproduzione riservata