Casa Italia: dagli Architetti (CNAPPC) la richiesta di un modello di riqualificazione che punti su sicurezza e innovazione
07/09/2016
"A fine settembre tireremo le somme e si procederà con la verifica tecnica. Ora serve una condivisione vera sulla ricostruzione e sul piano Casa Italia, anche con i soggetti sociali perché nessuno nasce imparato. E' positivo ascoltarsi reciprocamente".
Queste le parole del Premier Matteo Renzi durante l'incontro che si è tenuto ieri a Palazzo Chigi su Casa Italia ed in cui sono stati ascoltati i rappresentanti dei Consigli Nazionali delle Professioni tecniche uniti tutti sotto l'ombrello della Rete delle Professioni Tecniche.
Le parole e la disponibilità all'ascolto del Premier sono piaciute, soprattutto al Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC Giuseppe Cappochin che ha prontamente commentato "Vivo apprezzamento per l’apertura del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, verso una strategia di ampio respiro per il futuro delle città che ponga l’uomo al suo centro. Importante, poi, che per la prima volta si sia parlato di finanziamenti sui progetti accorpando le risorse che per raggiungere gli obiettivi non dovranno più essere frazionate e quindi disperse. Positivo che si stia anche immaginando un nuovo modello di “rigenerazione” – così come da anni sostengono gli architetti italiani - che avvii la realizzazione della “città del futuro” ricostruendo un’immagine unitaria di contesti urbani oggi invece sempre più privi di identità”.
Rigenerazione urbana e progetto unitario, dunque, per una ricostruzione che deve avvenire all'insegna di un modello di base che punti alla sicurezza ma anche all'innovazione. "La ricostruzione nelle aree colpite dal sisma del 23 agosto che ha interessato centri medio-piccoli - ha affermato Cappochin - deve consentire di avviare un modello di riqualificazione che punti alla sicurezza, alla qualità architettonica e ad un “modello Paese” che tenga conto dell’innovazione digitale, delle nuove tecnologie, dell’energy technology. Quindi non solo ricostruire case in sicurezza - perciò non “come’erano, dov’erano” ma “dov’erano meglio di com’erano” - ma rilanciare progetti di abitati che coniughino passato e futuro, avviando una sperimentazione di piccoli e medi centri tecnologicamente avanzati. Dunque, una ricostruzione per il futuro e non per il passato tenendo presente quanto viene realizzato in molte città europee nelle quali la priorità è progettare il futuro”.
Cappochin è poi entrato nel tema della sicurezza strutturale e dei fondi necessari. Nonostante un comunicato della Rete delle Professioni Tecniche aveva stimato in 100 miliardi di euro e 30 anni (leggi articolo), il Presidente del CNAPPC ha parlato di 300 miliardi di euro e 20 anni di lavoro. "Vi è poi il tema ben più vasto - e strutturale - della messa in sicurezza del patrimonio edilizio italiano - ha concluso Cappochin - Recenti dati del Cresme ricordano che le persone residenti nelle zone a rischio sismico 1 e 2 sono più di 22 milioni, 9 milioni di famiglie. In queste zone si trovano 5 milioni di edifici residenziali e 1 non residenziale. Le abitazioni sono oltre 10 milioni, pari a circa 1 miliardo di m2. Tra il 70 e l’80% di questi edifici è stato realizzato senza requisiti antisismici, quindi si tratta di intervenire su 4-5 milioni di edifici. Ipotizzando una spesa di 300 euro a m2, per una seria e completa messa in sicurezza servono 300 miliardi di euro".
“Si tratta - ha continuato il leader del CNAPPC - di un piano almeno ventennale che tocca diverse tipologie di insediamenti. Non bisognerà pensare al singolo edificio ma agli edifici nel loro contesto e nel loro complesso essendo interessate grandi città, ma anche piccoli e medi centri. Visto le ingentissime risorse necessarie - altre stime, come la Rete delle Professioni Tecniche che parlano di 100 miliardi - non si potrà che operare attraverso incentivi modulari a seconda del diverso livello di anti-sismicità (65%, 70%, 80% e restando aperto il nodo della relativa certificazione) che verrà messo in atto”.
100, 200 o 300 miliardi di euro, 10, 20 o 30 anni, ci auguriamo che i lavori per l'adeguamento del territorio italiano siano realizzati con onestà, competenza e magari con un'accuratezza maggiore delle stime che Rete delle Professioni Tecniche e CNAPPC si sono affrettate a dare senza un adeguata mappatura della situazione esistente.
Ad ogni modo siamo d'accordo con Cappochin che ha continuato "Questa potrebbe essere l’occasione per far compiere al settore delle costruzioni un salto in avanti verso l’innovazione: non solo sicurezza ma anche risparmio energetico e smart building (innovazione) attraverso politiche che indirizzino e accompagnino verso questi obiettivi. Potrebbe essere l’occasione di una nuova politica urbanistica fatta di rigenerazione urbana sostenibile e di contenimento di consumo del suolo con città sicure e inclusive, con bassa produzione di CO2 e forti interconnessioni sul modello delle più avanzate esperienze europee".
“Siamo nel pieno di una rivoluzione economica, sociale e tecnologica - ha terminato il Presidente del CNAPPC - l’avvio di una così importante azione sul territorio costruito mirata alla sicurezza deve poter deve alzare l’obiettivo e le ambizioni: non solo sicurezza ma anche innovazione".
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
© Riproduzione riservata
- Tag: