Codice appalti pubblici: Per l’Antitrust troppi decreti attuativi ed altre criticità

17/05/2017

Il Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato Giovanni Pitruzzella ha presentato ieri al Parlamento la relazione annuale sull’attività svolta; alcune pagine della stessa sono dedicate al Codice dei contratti e non è possibile non sottolineare come si intravedano nella stessa luci ma, anche, ombre legate principalmente ai tanti decreti attuattivi previsti, edgli agli articoli 22 e 50 relativi rispettivamente al dibattito pubblico ed alla clausola di protezione sociale negli appalti ad alta intensità di manodopera.

Il Presidente Pitruzzella in riferimento ai numerosi decreti attuativi previsti (sono oltre 60) nell’articolato del Codice dei contratti pubblici precisa che “il rinvio ad un provvedimento attuativo contenuto in numerosi articoli del Codice, rischia di minare uno degli obiettivi che lo stesso Codice mirava a perseguire, vale a dire l’introduzione di una cornice regolatoria chiara, sistematica ed unitaria. Il rinvio nel tempo dell’operatività delle norme, infatti, indebolisce l’efficacia dell’intero Codice e genera, inoltre, incertezze interpretative sulla sua applicazione” aggiungendo, anche, che “Il permanere di vincoli all’autonomia dell’impresa nella partecipazione alla gara, ed elementi di incertezza normativa come quelli sopra evidenziati, compromettono il corretto svolgimento del gioco concorrenziale e pregiudicano lo sviluppo e l’effettività delle riforme”.

Ma gli appunti rilevabili nella relazione annuale sono stati indirizzati anche sulle norme relative agli articoli 22 e 50 del Codice e nel dettaglio per quanto concerne l’articolo 22 relativo al “Dibattito pubblico” il Presidente Pitruzzella precisa che “la modalità con cui è stata introdotta, nell’art. 22 del nuovo Codice, la consultazione con i portatori di interesse nella forma del dibattito pubblico per le grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, presenta elementi di debolezza. L’Autorità aveva auspicato l’introduzione di procedure sul modello del débat public francese, caratterizzate da trasparenza e contraddittorio, al fine di superare l’impasse che spesso caratterizza la realizzazione delle grandi opere di infrastrutture pubbliche a causa dell’opposizione delle comunità locali e dell’insorgere di contestazioni dopo la conclusione della fase decisionale. La procedura prevista dal nuovo Codice degli appalti risulta essere scarsamente operativa ed efficace a causa del rinvio dei contenuti essenziali ad un futuro D.P.C.M. da emanarsi entro un anno dall’entrata in vigore del Codice; inoltre, la decisione di attribuire la gestione della procedura al soggetto che propone l’opera (e che quindi è, per definizione, non terzo), rischia di farle perdere il necessario carattere di imparzialità e, conseguentemente, di dare adito a nuovi pretesti di ricorso da parte degli oppositori”.

Per ultimo ma non meno importante il problema legato alla possibilità di inserire la clausola di protezione sociale negli appalti ad alta intensità di manodopera, prevista all’art. 50 del Codice; il Presidente Pitruzzella critica il fatto che ciò possa verificarsi “senza richiedere alcuna compatibilità o armonizzazione con le esigenze dell’impresa subentrante. Sul tema l’Autorità è ripetutamente intervenuta, da ultimo con un parere espresso proprio con riferimento allo schema di Codice degli appalti, nel quale aveva sottolineato le criticità concorrenziali sottese alla previsione di una clausola di protezione sociale nei bandi di gara che non fosse rispettosa dell’autonomia dell’impresa vincitrice della gara”.

In allegato il testo integrale della Relazione annuale e la Presentazione

A cura di Redazione LavoriPubblici.it



© Riproduzione riservata