Confedilizia: Ruderi raddoppiati rispetto al periodo pre-IMU
17/07/2018
Aumentano anche nel 2017 le cosiddette “unità collabenti”, vale
a dire gli immobili ridotti in ruderi a causa del loro accentuato
livello di degrado. Lo segnala Confedilizia, che ha elaborato i
dati forniti dall’Agenzia delle entrate sullo stato del patrimonio
immobiliare italiano.
Nel 2017, il numero di questi immobili - inquadrati nella categoria
catastale F2 - è cresciuto del 9,8% rispetto al
2016. Ma il dato più significativo è quello che mette a confronto
il periodo pre e post IMU: rispetto al 2011, gli
immobili ridotti alla condizione di ruderi sono quasi raddoppiati,
essendo aumentati dell’87,2%: da
278.121 a 520.591
(+242.470).
“La settimana che si sta per chiudere - dichiara il
presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa
- regala un’altra perla al settore immobiliare. Dopo i numeri
di Istat ed Eurostat, che hanno certificato come il nostro mercato
della casa sia l’unico in crisi in tutta Europa, con valori in
caduta ormai da anni, è l’Agenzia delle entrate a comunicarci un
altro dato drammatico: il raddoppio in poco tempo degli immobili
ridotti in ruderi. La causa è presto detta. Si tratta di
immobili - appartenenti per lo più a persone fisiche - per
i quali i proprietari non sono in grado di far fronte alle spese di
mantenimento e alla abnorme tassazione patrimoniale IMU-TASI, e che
raggiungono condizioni di fatiscenza per il semplice trascorrere
del tempo o, addirittura, a causa di atti concreti dei proprietari,
che mirano così a liberarsi almeno degli oneri che comportano. È
necessario fare qualcosa per salvare il patrimonio immobiliare
italiano, restituendogli una minima capacità reddituale. Le strade
possibili sono molteplici, l’unica da non percorrere è quella
dell’inerzia”.
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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