Consiglio nazionale architetti: Proposte di modifiche al codice dei contratti

24/11/2011

Con un comunicato stampa di ieri, il Consiglio nazionale degli architetti PPC nel dare notizia del parere dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture sulla effettiva soglia degli affidamenti dei servizi di architettura e di ingegneria mediante cottimo fiduciario sul quale abbiamo ampiamente scritto nella notizia di ieri, comunica anche che, sempre nell'ambito dei lavori pubblici, il Consiglio Nazionale sta anche lavorando per formulare una serie di proposte di modifiche al codice dei contratti al fine di rilanciare un settore in sofferenza anche a causa di una progressiva involuzione legislativa, che, di fatto, sbarra la strada delle commesse pubbliche agli studi professionali medio-piccoli e soprattutto ai giovani.

"Una delle modifiche più importanti - spiega Rino La Mendola, Vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Architetti e Presidente del Dipartimento Lavori Pubblici - riguarda l'articolo 263 del regolamento sui lavori pubblici che, definendo i requisiti per la partecipazione alle gare ordinarie per l'affidamento di servizi di architettura e ingegneria, oltre a fissare fatturati minimi e prestazioni analoghe già svolte, impone che il professionista, nei tre anni precedenti l'affidamento, deve aver fruito della collaborazione di dipendenti o consulenti in una misura variabile tra due e tre volte le unità stimate nel bando per lo svolgimento dell'incarico".
La Mendola spiega che ciò significa che, se in un bando, il RUP (Responsabile Unico del Procedimento) della stazione appaltante per la prestazione del servizio stima 5 unità, per partecipare alla gara, il professionista dovrà dimostrare di avere fruito, nei tre anni precedenti, della collaborazione da 10 a 15 dipendenti o consulenti, "... che abbiano fatturato nei confronti della società offerente una quota superiore al cinquanta per cento del proprio fatturato annuo…".
"Queste condizioni sono inaccettabili - sottolinea ancora il vicepresidente del Consiglio Nazionale - poiché tagliano fuori dal mercato delle commesse pubbliche gli studi professionali medio-piccoli ed addirittura le piccole società di ingegneria e, soprattutto, i giovani. Condizioni che impongono modifiche immediate della normativa di settore".

Su questo e su altri argomenti, il Consiglio nazionale sta predisponendo un documento attraverso il quale presto si confronterà con i rappresentanti delle altre categorie professionali, al fine di proporre al governo una serie di emendamenti al codice dei contratti ed al Regolamento (DPR 207/2010), finalizzati a rilanciare il settore dei lavori, aprendo il mercato anche agli studi medio piccoli e soprattutto ai giovani.
Ricordiamo che sul problema relativo all'affidamento dei servizi di architettura e di ingegneria il Consiglio nazionale degli architetti paesaggisti, conservatori e restauratori in un comunicato stampa del mese di aprile scorso era intervenuto proponendo un tavolo di concertazione con lo scopo di "proporre un ridisegno razionale ed equilibrato delle norme che rendano rapidi ed efficienti le procedure di assegnazione di incarichi pubblici di progettazione" per far si che il delicato argomento dell'affidamento di appalti e servizi di architettura ed ingegneria venga trattato organicamente con apposite leggi tematiche e non con provvedimenti che riguardano più settori, spesso slegati tra loro, come il DDL "Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali" e le "Norme per la tutela della libertà d'impresa".

A cura di Ilenia Cicirello



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