Cosa significa essere un Ingegnere

di Gianluca Oreto - 24/01/2020

Pochi giorni fa su LavoriPubblici.it ci interrogavamo su cosa significasse "essere" architetto o ingegnere e più in generale "professionista". Confesso che è una domanda che potrebbe risultare banale, a qualcuno anche stupida ma di certo con diverse tipologie di risposta. A me ne viene in mente qualcuna che potrei riassumere utilizzando degli archetipi tra cui:

  • l'eroe, ovvero colui il quale vince sempre perché amando quello che fa non riesce davvero a trovare nulla di negativo;
  • l'esploratore, sempre alla ricerca di mondi nuovi;
  • il giullare, che conosce le problematiche che lo circondano ma vanno avanti con un sorriso contagioso;
  • il prete, chiuso dentro le sue convinzioni;
  • l'indovino che vede un futuro monocolore le cui tonalità vanno verso il nero;
  • l'allarmista, che passa il tempo a gridare allo scandalo senza godere del bello della vita.

Queste sono solo le prime che mi sono venute in mente (a questo giochino potremmo partecipare tutti, scrivimi se ti va). Oggi per caso sono andato in magazzino dove conservo la cassa che custodisce i ricordi dei tempi in cui vivevo con i miei genitori. Ovviamente l'ho aperta non ricordando che dopo una vita avrei conservato solo:

  • la mia collezione di Dylan Dog, quella di Topolino e alcuni dei libri che più mi hanno colpito;
  • scatole di CD originali (ne ho conservati di meravigliosi);
  • le mie dispense e libri universitari;
  • i miei libri di matematica del liceo;
  • dei fantastici rompicapo in legno;
  • un fiaschetto comprato nel mio viaggio in Irlanda a 20 anni, quando ho lavorato come cameriere in un ristorante e vissuto in una casa di universitari irlandesi.

Oltre a questo ho trovato un "elemento estraneo": un vecchio porta CD da viaggio in alluminio, gadget targato ICMQ che avrò certamente conservato in uno dei miei SAIE di quando ero ragazzo. Un gadget utile che si portava dietro chi aveva il lettore portatile e andando a fare una gita lo riempiva di altri CD per avere delle alternative durante il viaggio. Porta CD che per me era un prodottino eccezionale perché mi consentiva di poter scegliere addirittura tra una quarantina/cinquantina di canzoni o artisti diversi. Un piccolo strumento che a quei tempi mi sembrava qualcosa di estremamente utile. Mai avrei pensato che chi realizzava quei porta CD un giorno avrebbe dovuto riconvertire completamente il sistema di produzione per cambiare linea di prodotto o addirittura sarebbe fallito non riuscendo a tenere il passo del cambiamento.

Chi come me è nato nel 1980 ha avuto il privilegio di assistere protagonista ai più grandi cambiamenti della storia recente tra cui il telefono, il computer, i portatili, internet, gli smartphone.... Certo non vedremo mai la pensione ma se guardo quello che ho avuto la possibilità di vivere e quello a cui potrò ancora assistere...beh, fanculo la previdenza!

Cosa significa per me essere un professionista? avere la possibilità di svegliarmi ogni giorno e vivere sempre sfide diverse che il mondo mi pone o che io mi creo autonomamente. Avere la possibilità e le capacità di cambiare continuamente pelle, cavalacando un cambiamento che non si potrà mai arrestare perché sarebbe come pensare di oscurare il Sole chiudendosi gli occhi. Amare morbosamente ogni cosa che mi cirdonda perché fonte continua di nuove opportunità, cosciente che la mia mente non si potrà mai fermare per non perdere quella che potrebbe essere giusta per un'idea, una soluzione o una domanda a cui non avevo pensato. E questo, con tutte le difficoltà di chi non ha avuto la fortuna di vivere il boom economico.

Per questo scusatemi se vi dico che ogni volta che leggo colleghi incattiviti e abbrutiti, che passano il tempo a denigrare, additare, colpevolizzare, che saltano di qua e di là per portare solo odio e sciagura, non ne comprendo davvero il motivo. Chi ha avuto la possibilità di intraprendere un percorso di vita in cui è compresa la meravigliosa Università di Ingegneria, oggi possiede un backgroud straordinario che potenzialmente non ha confini perché pronto a rinnovare continuamente se stesso.

Esattamente il 30 gennaio 2017 una mia arteria ha ostruito il sangue che il mio cuore cercava di pompare al cervello, per settimane non sono riuscito a muovere il braccio e per mesi la mano, ho penato per recuperare gamba e parola. La prima notte di ricovero in terapia intensiva ero convinto che non mi sarei più ripreso ma provavo comunque a comandare la mia gamba per riprenderne la mobilità. Momenti molto complicati e il cui significato cambia continuamente dentro di me. Oggi a distanza di quasi 3 anni sono ancora qui con i miei 35 Km di corsa tutte le settimana e tante idee per il futuro, cosciente che niente sarà semplice, nessuno ti regalerà nulla ma che potrò contare sulle mie capacità, su mia moglie, i miei figli e le tante persone che mi vogliono bene. Non mi serve sapere altro, per cui posso solo dire

#unpensieropositivo e W gli ingegneri!

A cura di Ing. Gianluca Oreto



© Riproduzione riservata