D-Day: contro i mancati pagamenti della P.A., i costruttori minacciano decreti ingiuntivi

16/05/2012

7.552 imprese hanno chiuso nel corso degli ultimi anni; riduzione del 50% negli investimenti nei lavori pubblici e nei lavori privati; -70% la percentuale in meno di mutui erogati; 380.000 posti di lavoro in meno. Numeri da capogiro per un fenomeno definito di "deindustrializzazione".

Si è svolto ieri il D-Day, giornata di protesta del settore delle costruzioni contro i ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, che come anticipato dal presidente dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) Paolo Buzzetti rappresenta l'avvertimento finale allo Stato per il pagamento dei suoi debiti con le imprese alla quale seguiranno i decreti ingiuntivi.

Con oltre 7.500 imprese edili fallite negli ultimi 3 anni, su un totale di circa 33 mila nell'insieme di tutti i settori economici, quello delle costruzioni è il settore più colpito dalla crisi che oltre a dover far fronte ad una pesante riduzione di nuove costruzioni, deve contrastare l'inerzia delle pubbliche amministrazioni con ritardi medi dell'ordine di 180 giorni. Nella giornata di protesta del settore, il Presidente Buzzetti ha anticipato di non volere baratti con titoli di stato che non avrebbe alcun beneficio per la crescita delle imprese e dell'occupazione. "Non vogliamo pagamenti con baratti, Bot, Cct, egaranzie varie - ha affermato Buzzetti - Vogliamo essere pagati in denaro, vogliamo liquidità".

Il Presidente Buzzetti, rivolgendosi al Presidente del Consiglio Mario Monti, ha chiesto un deciso cambiamento di rotta rispetto alle promesse mai mantenute degli ultimi anni circa il possibile meccanismo di compensazione crediti/debiti e senza mezze parole ha affermato che se non si riuscirà a trovare subito una soluzione "con tutta la filiera delle costruzioni, le cooperative, gli artigiani del settore partiremo con i decreti ingiuntivi". Sono, infatti, 19 miliardi i debiti dello Stato nei confronti del settore delle costruzioni di cui 9 miliardi verso le sole imprese associate all'ANCE. "Stanno arrivando di continuo i dati di coloro che sono già in condizioni per fare un decreto ingiuntivo, siamo già a un miliardo di euro di crediti non pagati, ha affermato Buzzetti.

Come rilevato dall'ANCE, il 23% circa dei fallimenti in Italia riguarda imprese del settore delle costruzioni. In particolare, il Sud e le isole sono le aree più colpite con un aumento dei fallimenti dal 2009 al 2011 del 40% circa; segue poi il centro con un aumento del 27,3%, il Nord-Est con il 20,8% e il Nord-Ovest con 16,4%. Il primo trimestre del 2012 registra un ulteriore peggioramento con 8,3 imprese fallite ogni 10 mila imprese operative (contro il 5,5 osservato nel complesso dell'economia), a fronte del 7,8 del primo trimestre 2011 e del 7,4 del primo trimestre 2010. Ciò significa che se la dinamica osservata nei primi tre mesi dell'anno in corso (8,3 imprese fallite ogni 10 mila imprese operative) venisse confermata per l'intero anno si raggiungerebbe un risultato peggiore rispetto agli anni precedenti e superiore a 33 punti.

Gli Architetti al D-Day
"La questione dei ritardi dei pagamenti da parte della P.A. - arrivati a 180 giorni - insieme a quella della estrema difficoltà, se non impossibilità, di accesso al credito rappresentano per gli architetti italiani il segno tangibile della crisi economica, con un conseguente forte impatto sulla loro situazione finanziaria che - insieme alla contrazione del mercato e alla concorrenza - pesano fortemente soprattutto sui professionisti più giovani. Il problema non è solo perdere il lavoro oppure non trovarlo, ma anche che il lavoro venga pagato".

Con queste parole è intervenuto il Presidente degli Architetti Italiani Leopoldo Freyrie che ha illustrato alcuni dati elaborati dal Cresme, sottolineando come "per gran parte dei 150mila architetti italiani il peso delle insolvenze abbia ormai superato il 20% del proprio volume d'affari, mentre riguardo alla situazione finanziaria, il 45% - soprattutto nel Sud - si trova ad avere debiti con banche, società finanziarie o fornitori. Negli ultimi tempi poi, la situazione è andata significativamente peggiorando per i progettisti italiani, provocando una forte contrazione sul fronte delle spese, con perdite di più di un quarto del proprio fatturato e con la riduzione di circa il 25% del proprio reddito annuo. Perdite e riduzioni dovute al crollo del mercato della costruzione di nuove abitazioni e a quello dei lavori pubblici".

"Il Governo - ha aggiunto Freyrie - deve mettere fine al cortocircuito creato dai mancati pagamenti da parte della P.A., legati a un Patto di Stabilità che punisce i Comuni virtuosi e non impedisce ai cattivi Amministratori di dare incarichi che poi non onorano, dai ritardi inaccettabili da parte dei privati e dalla chiusura dei rubinetti del credito da parte delle banche. Le crisi fanno morti e feriti, ma qui si rischia la strage di intere categorie professionali: ricordiamo infatti che i debiti e i crediti dei professionisti sono garantiti dai beni privati e familiari e se il Governo non prende iniziative immediate, sono le 150 mila famiglie italiane a rischio di fallimento".

"Ci aspettiamo - ha concluso il Presidente degli Architetti Italiani - un'azione immediata per il pagamento dei crediti delle PA agli architetti, il recepimento della Direttiva Europea sull'obbligo di pagamento - per tutti - a 60 giorni e una moral (e strong) suasion sulle banche perché anche i professionisti singoli e associati abbiano possibilità di accesso al credito, a tassi ragionevoli. Viceversa 60mila giovani architetti rischiano di essere estromessi dal mercato e con loro un patrimonio di idee che dovrebbe garantire l'habitat dei cittadini italiani nei prossimi anni".

A cura di Ilenia Cicirello


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