Decreto Rinnovabili: salta il tetto per fotovoltaico

04/03/2011

Salta il tetto di 8mila MW per l'incentivazione di energia fotovoltaico ma restano non pochi dubbi sul Decreto Rinnovabili approvato dal Consiglio dei Ministri del 3 marzo che, dopo ampia contestazione da parte degli operatori del settore, dei professionisti e delle associazioni, ha preso la saggia decisione di eliminare dal Decreto Romani sulle rinnovabili il tetto di 8.000 MW inizialmente previsto per l'assegnazione degli incentivi del Terzo Conto Energia.

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Il Consiglio ha, infatti, approvato in via definitiva, a seguito dell'espressione dei pareri previsti, il decreto legislativo che recepisce la direttiva europea 2009/28, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili. Come si legge nel comunicato stampa di fine seduta, il provvedimento mira al potenziamento e alla razionalizzazione del sistema per incrementare l'efficienza e l'utilizzo di questo tipo di energia ed ha, fra gli obiettivi principali, quello di diminuire gli oneri "indiretti" legati al processo di realizzazione degli impianti da essa alimentati (dall'autorizzazione alla connessione, all'esercizio).

Gli obiettivi del decreto legislativo sono:
  • l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili per rispettare i target europei;
  • la riduzione degli oneri specifici di incentivazione a carico dei consumatori finali; in particolare si prevede la definizione di un nuovo sistema di incentivi per gli impianti da fonti rinnovabili che entrano in esercizio dall'1 gennaio 2013, differenziato per gli impianti di taglia minore e maggiore, in modo da dare certezza ai piccoli investitori e stimolare i più grandi a soluzioni più efficienti.

A tutela degli investimenti già effettuati si stabilisce che il ritiro dei certificati verdi prosegue fino al 2016, fissando il prezzo di ritiro al 78% di quello massimo di riferimento. Per quanto riguarda, in particolare, il fotovoltaico, si procederà ad una ridefinizione di criteri, parametri e quote a decorrere dall'1giugno 2011, per assicurare la sostenibilità dei costi di incentivazione, scoraggiare le iniziative meramente speculative e garantire al settore una prospettiva di sviluppo di lungo periodo.

"Il decreto approvato oggi (ieri p.c.l.) dal Consiglio dei Ministri punta a dare stabilità e moralità a un settore chiave per l'energia del futuro". Lo ha evidenziato in una nota il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. "Non è stato fissato alcun tetto, a 8000 mila megawatt, per le istallazioni di solare, che - spiega il ministro - avrebbe rischiato di bloccare lo sviluppo del comparto, e al contempo si è adottata una strategia per contenere i costi sulla bolletta energetica e per intensificare i controlli contro le truffe e le frodi".
Dal prossimo giugno "saranno fissati con un decreto interministeriale i nuovi obiettivi delle diverse rinnovabili, con step intermedi annuali e i parametri tariffari. Raggiungeremo un punto di equilibrio che terrà conto: dell'obiettivo europeo del 17% di rinnovabili al 2020; della progressiva riduzione dei costi dei materiali per l'istallazione degli impianti; dei livelli di incentivi presenti negli altri paesi europei".
"Il sistema del futuro - conclude Prestigiacomo - quindi consentirà all'Italia di restare saldamente dentro il settore delle rinnovabili, dando una prospettiva di sviluppo alle migliaia di aziende e alle decine di migliaia di lavoratori che operano nella filiera e assicurando un ruolo di protagonista al nostro paese anche nella ricerca che in questo campo sta facendo continui progressi con una prospettiva di riduzione del costo/chilowatt che nel futuro potrà rendere queste fonti competitive rispetto ai combustibili fossili''.

Grande soddisfazione da parte dei principali operatori del settore.

Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC)
"Gli architetti italiani ritengono positivo il ripensamento del Governo sui tagli indiscriminati al settore delle fonti rinnovabili. Aspettiamo ora di conoscere e di verificare quali saranno le regole che il Governo intende adottare per un settore fondamentale per il nostro Paese sia per quanto riguarda la tutela dell'ambiente, sia per lo sviluppo economico che coinvolge un comparto importante come quello della progettazione e delle costruzioni".
Lo ha sottolineato il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC). "Ribadiamo ancora una volta che i contributi pubblici alle energie rinnovabili non rappresentano un costo ma sono, invece, un investimento per il futuro del Paese che potrà competere con i più avanzati Paesi Europei in questo settore strategico".

Legambiente
Anche Legambiente, che aveva duramente contestato il tetto di 8.000 MW inizialmente previsto per l'assegnazione degli incentivi del Terzo Conto Energia, si ritiene soddisfatta del ripensamento del Governo. "Bene che il Ministro Prestigiacomo tolga il tetto di 8mila Mw per la produzione di energia fotovoltaica, ma non basta a salvare centinaia di posti di lavoro e lo sviluppo dell'imprenditoria legata alle energie pulite"

ASSISTAL
Il dietrofront del Governo è stato piacevolmente accolto anche da ASSISTAL (Associazione Nazionale Costruttori di Impianti). "In un momento storico in cui l'economia del nostro Paese porta ancora i profondi segni della crisi e le imprese hanno a fatica evitato il tracollo, approvare il Decreto sulle rinnovabili così come era stato proposto sarebbe stata una manovra antieconomica ed estremamente dannosa per il mercato". Commenta così, Nicola Scotti, Presidente di Assistal, la decisione, presa oggi in Consiglio dei Ministri di eliminare dal Decreto sulle rinnovabili il tetto di 8.000 MW inizialmente previsto per l'assegnazione degli incentivi del Conto Energia.

"Una decisione diversa - continua Scotti - avrebbe provocato un netto stop nei confronti di un mercato, come quello delle rinnovabili, che ha notevolmente contribuito a rilanciare l'economia creando migliaia di posti di lavoro e concorrendo a recuperare la difficile situazione in cui versava il comparto impiantistico".

APER - Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili
Diversa la posizione di APER che, pur riconoscendo le modifiche apportate dal Governo in risposta alle richieste avanzate dai produttori, ha criticato il Decreto appena approvato ammettendo che lo stesso non risponda alle grandi aspettative che gli operatori del settore vi avevano riposto.
Aper ha, infatti, criticato che per i principali punti chiave del sistema rinnovabili, in primis la definizione del valore degli incentivi, si rimanda a future disposizioni attuative, introducendo così non una norma, non stabilità e chiarezza, bensì ulteriori elementi di incertezza.
L'Associazione dei Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili ha ammesso che "il Governo cambia le carte in tavola a partita iniziata in sostanza, lasciando senza paracadute, senza tutela e senza garanzie gli operatori che hanno avviato gli investimenti sulla base di regole che fino a ieri sembravano certe".Inoltre, "il pericoloso effetto retroattivo del decreto, particolarmente drammatico nel caso del fotovoltaico, va a bloccare non solo i progetti futuri, ma anche quelli già avviati e finanziati, mettendo a rischio fallimento aziende fino a ieri stabili e in crescita".

A cura di Ilenia Cicirello


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