Decreto Sviluppo, Architetti: occasione perduta per rendere sostenibile la vita nelle città italiane
16/05/2011
"Il Dl Sviluppo non soddisfa gli architetti italiani: poteva
essere una occasione per predisporre un progetto complessivo che,
usando nuovi strumenti normativi e applicando chiari principi di
sostenibilità ambientale, avviasse quel processo di recupero del
patrimonio edilizio e di ridisegno delle città che i cittadini
aspettano. Invece esso introduce novità normative, non legate tra
loro, che forse aiutano i processi economici e di investimento, ma
non sono finalizzati alla qualificazione degli spazi urbani e
abitativi e rischiano di produrre danni al paesaggio urbano e
rurale. Per questo motivo, in relazione alla prossima fase di
conversione legislativa, offriamo da subito il nostro fattivo
contributo per definire norme condivise nelle quali i mezzi
innovativi di semplificazione e razionalizzazione siano utili a un
progetto coerente, ambientalmente ed economicamente sostenibile,
finalizzato al benessere dei cittadini, alla salvaguardia del
territorio e alla qualificazione delle città".
È quanto afferma il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
Entrando nel merito del DL, gli architetti sottolineano che "se la scelta di operare con la SCIA al posto della DIA finalmente chiarisce e semplifica, il silenzio assenso sui permessi per costruire è una "non scelta", che abdica alla possibilità della PA di esercitare un controllo sulle trasformazioni del territorio e sul fornire certezza del diritto svilendo al contempo il ruolo e la professionalità dei tecnici progettisti.Tenuto conto delle difficoltà degli uffici tecnici degli Enti, proponiamo invece che si definisca una riduzione drastica della documentazione sulla quale la PA si esprima, con chiarezza e in tempi certi, lasciando agli architetti di certificare tutti gli apparati tecnici di supporto, anche con l'ausilio di organismi terzi di validazione costituiti presso gli Ordini a cui rivolgersi volontariamente".
"Sulle opere pubbliche - continua il Consiglio Nazionale - mentre è apprezzabile l'istituzione, presso le Prefetture, di appositi elenchi di fornitori e prestatori di servizi non soggetti a rischio di inquinamento mafioso, l'estensione dell'istituto della concessione per la realizzazione di opere pubbliche, in deroga ai programmi triennali, rischia di compromettere una coerente programmazione ed una corretta gestione del territorio;quanto, poi, all'innalzamento della soglia per l'applicazione di procedure semplificate vorremmo avere certezze sul fatto che non riguardi gli incarichi di progettazione".
Per il Consiglio Nazionale "la promozione degli strumenti di trasferimento e di premialità volumetrica, infine, sono utili solo laddove vengano integrati in un Piano Nazionale che, senza sottrarre alle Regioni diritti e doveri di legiferare, stabilisca in modo chiaro che siano possibili solo laddove non si consumi ulteriore suolo, si applichino standard alti di eco compatibilità, si diano garanzie ai cittadini sulla durata dell'edificio e sui bassi cossi di manutenzione, si qualifichino degli spazi pubblici adiacenti: sempre nel rispetto e nella promozione dei Beni culturali e del paesaggio".
A cura di Ufficio Stampa CNAPPC
© Riproduzione riservata
È quanto afferma il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
Entrando nel merito del DL, gli architetti sottolineano che "se la scelta di operare con la SCIA al posto della DIA finalmente chiarisce e semplifica, il silenzio assenso sui permessi per costruire è una "non scelta", che abdica alla possibilità della PA di esercitare un controllo sulle trasformazioni del territorio e sul fornire certezza del diritto svilendo al contempo il ruolo e la professionalità dei tecnici progettisti.Tenuto conto delle difficoltà degli uffici tecnici degli Enti, proponiamo invece che si definisca una riduzione drastica della documentazione sulla quale la PA si esprima, con chiarezza e in tempi certi, lasciando agli architetti di certificare tutti gli apparati tecnici di supporto, anche con l'ausilio di organismi terzi di validazione costituiti presso gli Ordini a cui rivolgersi volontariamente".
"Sulle opere pubbliche - continua il Consiglio Nazionale - mentre è apprezzabile l'istituzione, presso le Prefetture, di appositi elenchi di fornitori e prestatori di servizi non soggetti a rischio di inquinamento mafioso, l'estensione dell'istituto della concessione per la realizzazione di opere pubbliche, in deroga ai programmi triennali, rischia di compromettere una coerente programmazione ed una corretta gestione del territorio;quanto, poi, all'innalzamento della soglia per l'applicazione di procedure semplificate vorremmo avere certezze sul fatto che non riguardi gli incarichi di progettazione".
Per il Consiglio Nazionale "la promozione degli strumenti di trasferimento e di premialità volumetrica, infine, sono utili solo laddove vengano integrati in un Piano Nazionale che, senza sottrarre alle Regioni diritti e doveri di legiferare, stabilisca in modo chiaro che siano possibili solo laddove non si consumi ulteriore suolo, si applichino standard alti di eco compatibilità, si diano garanzie ai cittadini sulla durata dell'edificio e sui bassi cossi di manutenzione, si qualifichino degli spazi pubblici adiacenti: sempre nel rispetto e nella promozione dei Beni culturali e del paesaggio".
A cura di Ufficio Stampa CNAPPC
© Riproduzione riservata