Efficienza energetica degli edifici, presentato al MiSE il Rapporto 2013
18/12/2013
Dall'AQE (attestato di qualificazione energetica) all'ACE
(attestato di certificazione energetica) fino ad arrivare all'APE
(attestato di prestazione energetica). Sono i tre acronimi che
hanno segnato la storia della certificazione energetica degli
edifici in Italia in un quadro che, ancora oggi a distanza di 4
anni dalla pubblicazione delle Linee guida nazionali, da la
sensazione di un continuo "work-in progress". A fare il quadro
della situazione ci ha pensato il Comitato Termotecnico Italiano
(CTI) con la stesura del Rapporto 2013 sullo Stato di Attuazione
della Certificazione Energetica degli Edifici presentato
durante un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico in cui si
è parlato di promozione dell'efficienza energetica del patrimonio
immobiliare nazionale attraverso il completamento e il
miglioramento dello strumento normativo della certificazione
energetica.
"Il Rapporto 2013 - sottolinea il Direttore Generale per l'Energia Nucleare, le Energie rinnovabili e l'Efficienza Energetica del MISE Sara Romano - costituisce un indispensabile strumento per migliorare l'informazione sul tema della certificazione energetica e per accrescere la consapevolezza dei vantaggi che offre ai cittadini e alle imprese del settore".
Il Rapporto evidenzia una caratteristica tutta italiana, unica a livello europeo, costituita dall'art. 17 del D.Lgs. n. 192/2005 (Clausola di cedevolezza) che prevede la possibilità per le Regioni e le Province autonome di dotarsi di una propria normativa che recepisca autonomamente la Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico nell'edilizia. La clausola ha avuto il risultato di creare in Italia una normativa a macchia di leopardo dopo norme, disposizioni, regole e competenze richieste risultano essere molto differenti da regione a regione, persino con criteri di classificazione e metodologie di calcolo diverse.
Nonostante l'eccentricità della normativa, la certificazione energetica in Italia ha dato i suoi frutti, almeno in termini quantitativi:
Per ciò che riguarda l'analisi qualitativa dei certificati emessi, il rapporto ha lasciato qualche dubbio e ha auspicato un intervento centrale che da una parte definisca efficaci procedure di controllo e dall'altra regoli l'aggiornamento continuo dei tecnici. Altra problematica riguarda le classi di prestazione energetica che non risultano comparabili per tutte le Regioni, non consentendo un confronto tra edifici che si trovano in località diverse e soprattutto non facilita la crescita di una reale sensibilità negli utenti. Anche per questo problema sarebbe auspicabile l'utilizzo di uno standard di classificazione unico per tutto il territorio nazionale oppure, se questo non fosse possibile, che si inserisca negli attestati regionali anche la classificazione nazionale.
Altra problematica rilevata dal rapporto riguarda il tecnico certificatore qualificato in una Regione che non può operare in tutto il territorio nazionale. Si tratta di un aspetto che probabilmente porta ad aumentare i costi per il cittadino e che potrebbe essere superato utilizzando una procedura nazionale unificata. L'attuale tendenza è quella si allinearsi alle UNI/TS 11300, come sarà presto anche per Regione Lombardia, e ciò costituirà un passo fondamentale nella direzione auspicata.
Interessante è la sintesi del quadro normativo nazionale che ha interessato la certificazione energetica e che si è evoluto con la pubblicazione delle seguenti norme:
Alleghiamo alla presente il rapporto.
© Riproduzione riservata
"Il Rapporto 2013 - sottolinea il Direttore Generale per l'Energia Nucleare, le Energie rinnovabili e l'Efficienza Energetica del MISE Sara Romano - costituisce un indispensabile strumento per migliorare l'informazione sul tema della certificazione energetica e per accrescere la consapevolezza dei vantaggi che offre ai cittadini e alle imprese del settore".
Il Rapporto evidenzia una caratteristica tutta italiana, unica a livello europeo, costituita dall'art. 17 del D.Lgs. n. 192/2005 (Clausola di cedevolezza) che prevede la possibilità per le Regioni e le Province autonome di dotarsi di una propria normativa che recepisca autonomamente la Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico nell'edilizia. La clausola ha avuto il risultato di creare in Italia una normativa a macchia di leopardo dopo norme, disposizioni, regole e competenze richieste risultano essere molto differenti da regione a regione, persino con criteri di classificazione e metodologie di calcolo diverse.
Nonostante l'eccentricità della normativa, la certificazione energetica in Italia ha dato i suoi frutti, almeno in termini quantitativi:
- il numero ufficiale dei certificati emessi alla data di pubblicazione del rapporto, ha superato ampiamente i due milioni di unità;
- sono ormai decine di migliaia i tecnici certificatori che svolgono in modo spesso esclusivo tale attività professionale.
Per ciò che riguarda l'analisi qualitativa dei certificati emessi, il rapporto ha lasciato qualche dubbio e ha auspicato un intervento centrale che da una parte definisca efficaci procedure di controllo e dall'altra regoli l'aggiornamento continuo dei tecnici. Altra problematica riguarda le classi di prestazione energetica che non risultano comparabili per tutte le Regioni, non consentendo un confronto tra edifici che si trovano in località diverse e soprattutto non facilita la crescita di una reale sensibilità negli utenti. Anche per questo problema sarebbe auspicabile l'utilizzo di uno standard di classificazione unico per tutto il territorio nazionale oppure, se questo non fosse possibile, che si inserisca negli attestati regionali anche la classificazione nazionale.
Altra problematica rilevata dal rapporto riguarda il tecnico certificatore qualificato in una Regione che non può operare in tutto il territorio nazionale. Si tratta di un aspetto che probabilmente porta ad aumentare i costi per il cittadino e che potrebbe essere superato utilizzando una procedura nazionale unificata. L'attuale tendenza è quella si allinearsi alle UNI/TS 11300, come sarà presto anche per Regione Lombardia, e ciò costituirà un passo fondamentale nella direzione auspicata.
Interessante è la sintesi del quadro normativo nazionale che ha interessato la certificazione energetica e che si è evoluto con la pubblicazione delle seguenti norme:
- legge n. 10/1991;
- D.Lgs. n. 192/2005;
- D.Lgs. n. 311/2006;
- Legge n. 244/2007;
- D.Lgs. n. 115/2008;
- Legge n. 133/2008;
- D.P.R. n. 59/2009;
- D.M. 26/06/2009;
- D.Lgs. n. 28/2001;
- D.M. 22/11/2012;
- D.L. n. 63/2013 e Legge n. 90/2013;
- D.P.R. n. 74/2013;
- D.P.R. n. 75/2013.
Alleghiamo alla presente il rapporto.
A cura di Ilenia
Cicirello
© Riproduzione riservata
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