Elezioni Ordini Professionali, nessuna estensione a 3 mandati
05/08/2016
Niente più deroga di due mandati ai componenti degli Ordini professionali. Lo ha confermato la Suprema Corte di Cassazione cassando la decisione del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC e fornendo una interpretazione dell’art. 2 comma 4 septies del D.L. n. 225 del 2010, nella quale si specifica che la ratio di tale norma "è di consentire eccezionalmente la possibilità di tre mandati consecutivi, in deroga alla disciplina ordinaria del D.P.R. n. 169/2005, art. 2, comma 4.
Sullo spinoso argomento abbiamo chiesto un commento a Federarchetti che ci ha gentilmente fornito il suo contributo tramite il segretario nazionale Arch. Maurizio Mannanici.
“Con il quesito posto al Ministero della Giustizia –ha affermato il segretario nazionale Mannanici - il CNAPPC chiede riscontro a una nuova interpretazione del decreto legge che, in deroga alle norme già in vigore dal 2005, ha permesso a chi aveva già due mandati come Consigliere dell’Ordine nel 2010 di poterne compiere un terzo consecutivo”.
“L’eccezionale deroga del 2010 – continua Mannanici - sembrava porre finalmente l’ultimo limite di mandato a chi aveva interpretato l’attività di Consigliere o di Presidente di un Ordine con una vera e propria carriera politica, senza scadenze, talvolta con durata anche maggiore di vent’anni. Diciamolo chiaramente, altro che legittimo spirito di rappresentanza e di altruismo, per alcuni si è trattato di occupare poltrone, senza alcun limite di tempo, concedendo spazio a illazioni su presunti privilegi”.
“Oggi – attacca il segretario nazionale di Federarchitetti - lascia alquanto perplessi leggere che il nuovo Consiglio Nazionale degli architetti ritenga “destabilizzante” consentire il rinnovo a termini di legge degli Ordini provinciali, cioè con l’ineleggibilità dopo due mandati (o tre per chi ha già usufruito della deroga), chiedendo al Ministero di riesumare le “eccezionali” deroghe del 2011, reinterpretando oggi con una nuova estensione. Dai nuovi vertici dell’istituzione, eletti anche in virtù delle opportunità conseguenti ai limiti di mandato previsti dalla legge e dalla deroga, si poteva immaginare un cambio di rotta, con l’avvio della campagna di “rinnovamento” ampiamente pubblicizzata durante le elezioni, non certo di esternare il timore verso paventati “radicali cambiamenti”, “di difficoltà operative” e, addirittura, “di problemi di governabilità”, solo perché qualcuno non si rassegna a cedere il passo”.
“L’idea del caos che potrebbe seguire alle prossime elezioni, con la sostituzione di qualche veterano rappresentante per raggiunti limiti di mandato – termina Mannanici - descrive gli Ordini come fossero composti da giovani incapaci di subentrare al posto dei padri, o ancor più, dei propri nonni, e non disegna una bella immagine del mondo ordinistico. Anzi, comprime le prospettive e le speranze di una società in evoluzione. Si lasci da parte l’attenzione alle poltrone al peggiore mondo politico, si dia invece spazio a favorire una vera riforma rigenerante dell’intero sistema ordinistico, senza timore verso nuove forme di accorpamento; si recuperi autorevolezza per la nostra professione; si affronti con serenità il confronto con tutte le componenti associative e sindacali; sia dia corso ad una profonda revisione del rapporto con il sistema universitario e si rivedano le regole della formazione e dell’aggiornamento. Insomma, si ponga maggiore impegno per tenere alta la qualità e l’immagine dell’istituzione nel rapporto con gli iscritti e verso la società”.
Ringrazio l’arch. Mannanici per il prezioso contributo.
A cura di Ing. Gianluca Oreto
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