Emergenza Covid-19: tecnologie ICT vero argine contro il virus
di Alberto Romagnoli - 21/04/2020
Se in questi ultimi due mesi l’Italia non è collassata, è grazie alle infrastrutture di telecomunicazioni, energetiche, e ai sistemi informativi, cioè alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione – ICT. È la posizione dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Ancona, espressa dal Presidente Alberto Romagnoli e dal Coordinatore della Commissione Ingegneria dell’Informazione Diego Franzoni, che propongono una strategia di lungo termine per non disperdere la dura lezione del Covid-19 e per ripartire dopo l’emergenza. Utilizzando le tecnologie ICT, gli ospedali la Pubblica Amministrazione, le università e le scuole, hanno infati continuato ad operare sul territorio. Il recente diffuso ricorso a strumenti ICT per lo Smart Working, gli Webinar, la FAD, ha fatto comprendere a tutti quanto le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le imprese del settore e i professionisti esperti di questo settore, siano essenziali per la nostra società.
Ecco perché.
La continuità operativa dei servizi pubblici e del mondo produttivo sono essenziali e possono essere garantite da sistemi informativi, di telecomunicazione ed energetici, con alte prestazioni di velocità e di affidabilità. Nel contempo l’emergenza del COVID-19 ha evidenziato l’inadeguatezza delle nostre reti dati e la presenza di falle nelle infrastrutture informatiche a supporto dei servizi pubblici essenziali. Il crescente utilizzo di internet ha infatti causato sovraccarichi che hanno messo in serio rischio i livelli di prestazioni e la continuità delle connessioni al Web.
Sarà indispensabile, al fine di evitare interruzioni nella tele-medicina, nella tele-didattica, nello smart-working, e nel monitoraggio del territorio, completare il piano nazionale Banda Ultra Larga per la copertura totale del territorio italiano con una rete in fibra ottica, integrata con reti wireless per le zone rurali. Purtroppo i lavori di realizzazione del piano BUL nelle zone a basso interesse economico, le cosiddette aree bianche, sono in netto ritardo rispetto al crono programma che prevedeva il completamento entro il 2020. Infratel deve perciò aumentare gli investimenti per opere e servizi tecnici per superare questa impasse. L’estensione delle aree di intervento è infatti così ampia che richiede molti altri tecnici del settore per la progettazione e direzione dei lavori.
Intelligenza Artificiale, Big Data, Blockchain, Cloud Computing, sono fondamentali per la gestione del sistema produttivo e della Pubblica Amministrazione, ma hanno bisogno di Data Center e sistemi informativi, affidabili, sicuri, efficienti, in grado di far funzionare anche le infrastrutture critiche come quelle elettriche, idriche, gli aeroporti, il trasporto ferroviario, gli ospedali. Il blocco del sito del INPS del 1 aprile, è solo una delle tante situazioni che ha messo in evidenza cosa accade quando le infrastrutture informatiche sono inadeguate.
È strategico per il nostro paese e per l’UE investire nella sicurezza informatica, in sistemi informativi sicuri, inviolabili. Gli investimenti nell'ICT possono essere una garanzia della tranquillità operativa futura, e non dovranno riguardare solamente il software ma soprattutto risorse umane, con professionalità e competenze specifiche nel settore. Risulta quindi indispensabile considerare tutti gli asset ICT come delle vere e proprie “Opere Pubbliche” che devono essere quindi “pianificate, progettate e collaudate”, come ogni altra infrastruttura strategica del nostro paese.
Non è irrilevante constatare che i sistemi informativi delle PA sono complessi, devono garantire sicurezza e protocolli di dialogo idonei ed essendo strategici dovrebbero essere realizzati con le stesse procedure utilizzate per realizzare le altre opere pubbliche, non come mere forniture di beni e/o servizi. Ne discende che è indispensabile che la realizzazione dei sistemi informativi delle PA, almeno quelli di importo superiore a 100.000,00 euro sia basata su una corretta progettazione e direzione lavori eseguite da chi ha una elevata competenza specifica, e che sia parte terza rispetto a chi realizza e chi si assume la responsabilità di ciò che ha progettato e diretto.
La circolare n. 3 del 1 ottobre 2018 della Agid ha previsto la figura di responsabile della trasformazione digitale in ogni Pubblica Amministrazione. Tale ruolo, come quello di dirigente dei Sistemi Informativi delle PA, dovrebbe essere ricoperto da chi ha la laurea specifica in informatica o in ingegneria del settore dell’informazione ed è iscritto all’albo, come, per dirigere il settore legale di una PA è previsto un avvocato. Infine, occorre realizzare un Piano per la Digital Transformation per il pubblico ed il privato con investimenti nella PA e incentivi per le imprese e che favorisca il coinvolgimento di innovation manager con comprovata competenza tecnica a supporto della attuazione. L’introduzione delle tecnologie e delle metodologie dell’ICT nel tessuto industriale ed in quello della PA deve essere accompagnato da una fase di formazione per chi dovrà modificare il proprio modo di lavorare, da consulenza e da assistenza ora per ora. L’auspicio è che il Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, ed il MISE, nell’attuazione del Piano Nazionale dell’Innovazione 2025 pubblicato il 13 febbraio scorso, ricorrano a questi suggerimenti.
A cura di Alberto Romagnoli
Presidente Ordine degli Ingegneri della provincia di
Ancona
Diego Franzoni
Coordinatore della Commissione Ingegneria dell’Informazione
dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Ancona
© Riproduzione riservata
- Tag: