Empatia Creativa: a lezione con l'architetto Mario Cucinella
di Danilo Maniscalco - 12/05/2017
Architetto, la soluzione risiede allora davvero nei Concorsi di progettazione?Lui si ferma, mi guarda e risponde: "Certamente, ne conosci altre?"
Mi congedo così da Mario Cucinella, l'architetto che trasforma le esigenze degli abitanti di un luogo urbano in realtà sensibili che cambiano la qualità della vita delle persone e lo fa attraverso l'empatia creativa del progetto di architettura.
Ma prima c'è un mondo di racconti personali che il più grande protagonista dell'architettura bio-sostenibile narra alla platea dell'aula magna della Scuola Politecnica con simpatia e profondo spirito critico e analitico ininterrottamente dalle 15.30 alle 18.30 supportato da un carnet di immagini suggestive. I lavori finiranno poi alle20.00.
Un fiume, in cui l'acqua che bevi si rinnova costantemente di rimandi, suggestioni, concretezza di mestiere.
"Perché il nostro è un mestiere bellissimo", dice ancora, "faticoso e pieno di ansie, quelle degli uffici e della burocrazia delle asl, dei regolamenti edilizi, delle normative e dei burocrati, è faticoso perché trasforma qualcosa che esiste solo all'interno tua creatività e non c'era, in qualcosa che esiste... perché la nostra è una disciplina umanistica a cui però bisogna sempre di più associare una conoscenza tecnica all'avanguardia. Bisogna studiar meglio la fisica tecnica"
Cita i bivi di Emingway in cui bisogna abituarsi che non esista segnaletica a quelli più incisivi in cui bisogna sperimentare la propria ricerca e ricorda l'importanza di abitare sin da piccoli dentro edifici belli e misurati intorno ai bambini, perché l'architettura e la bellezza educano ancor prima che la pedagogia e quei ricordi te li porti sempre dentro, l'architettura dice "non si muove, ma viaggia nella memoria".
È introdotto dal presidente della scuola politecnica Maurizio Carta che ricorda a tutti che il Mibact ha appena deciso che sarà l'architetto originario del quartiere Cruillas a dirigere e curare il padiglione Italia alla prossima Biennale di Architettura di Venezia nel 2018 in cui ci sarà spazio per la maniera dei giovani progettisti italiani di costruire luoghi e per un ricordo a Giancarlo De Carlo anticipando di un anno il centenario dalla nascita. Le quattro tematiche saranno : architettura e paesaggio, infrastrutture società, economia. Non ci anticipa altro.
Tante le parole-chiave su argomenti-chiave, ricucire le periferie, un mestiere di pazienza, il degrado che diventa contagioso, la burocrazia che è l'Italia che non va, lo spazio verde che crea quel microclima adatto alla vivibilità urbana pubblica, il bisogno di una efficienza energetica che sia necessariamente una efficienza bella, perché nel recente passato si è pensati soltanto all'efficienza realizzando brutti edifici ed é un controsenso.
Non esistono ricette per Cucinella ma un paziente lavoro di analisi e studio sul territorio da concretizzare in piccoli gesti di ricucitura urbana che servano ad attraversare una strada, sedersi su una panchina che manca sul paesaggio, piantare un albero che incida sul microclima, realizzare un camminamento, nel bisogno di costruire nuova bellezza di matrice etica e sociale affrancandosi dal fallimento di quella urbanistica da tavolino che le periferie in special modo hanno subito con progetti calati dall'alto.
Ma il nodo cruciale, quello che marca la differenza tra un bravo tecnico e chi cambia il mondo, quello che fa di Mario Cucinella un grande maestro dell'architettura italiana è, unitamente all'impulso consegnato alla storia assolutamente inderogabile dell'uso delle buone pratiche dell'architettura sostenibile (materiali, approccio costruttivo, sistemi attivi e passivi, riciclo, autosufficienza energetica ed impiantisca, costi, soleggiamento, visione), la consapevolezza e la presa di posizione rispetto al portato umanistico e sociale del potenziamento dell'ufficio dei Concorsi di Architettura, unica maniera, attraverso la costituzione di una giuria veramente di qualità che interagisca con le università del territorio, per garantire qualità di risultato ed impulso alla ricerca ripristinando il merito dei migliori progettisti, "perché la competizione sana, rende competitivi i progettisti lasciando sulla piazza i migliori e anche chi non vince, cresce in conoscenza che servirà al prossimo step!"
A chi gli dice che qualcosa si sta facendo, il maestro risponde secco : "non ne servono 4, ma 150 all'anno e serve l'assoluta garanzia della realizzazione senza inutili contenziosi! Persino la definizione di una aiuola deve andare a concorso!"
Si, perché verde e paesaggio sono altri due temi cari al progettista che ha aperto a Bologna una scuola per insegnare ogni anno a 20 giovani architetti il suo modo di intendere quel segmento di cultura umanistica ormai presente e tangibile e da cui impossibile è fuggirne, che il mondo chiama architettura sostenibile e che il maestro invita ad immaginare come futuro dotato di buon senso!
Un mestiere di grande ansia il nostro, ma un mestiere bellissimo che costruisce bellezza per rimanere in asse con la storia del nostro incredibile paese.
A cura di Arch. Danilo Maniscalco
Arch. Giulia Argiroffi
© Riproduzione riservata