FINALMENTE IL TESTO MANTINI-CHICCHI INIZIA A PRENDERE CORPO
28/09/2007
Ci siamo quasi: Mantini e Chicchi nel corso della riunione del
comitato ristretto dello scorso 26/09 hanno illustrato la sintesi
dei principi del testo base della riforma delle professioni e,
quindi, è iniziato il conto alla rovescia della “settimana delle
osservazioni” successivamente alla quale occorrerà procedere alla
trasformazione in articoli per un disegno di legge quadro valido
per tutte le professioni.
Il testo proposto, seppur nella sua provvisorietà, fissa i suoi pilastri: poche deleghe, equo compenso per i praticanti, minimi inderogabili per le opere pubbliche, riconoscimento delle associazioni e conseguente iscrizione alla cassa di previdenza privata per i professionisti non iscritti ad albo, snellimento degli ordini. Questi i principi di base sui quali si fonda la riflessione di Mantini e Chicchi e per i quali l’opposizione minaccia battaglia. Secondo Maria Grazia Aquilini di An, infatti, “le deleghe devono scomparire e non essere ridotte, dobbiamo parlare solo di legge quadro e metterci a discutere delle sfumature della riforma. Dato che la sintesi è fumosa, ambigua e si presta a mille interpretazioni”.
Per contro, invece, proprio Mantini e Chicchi ritengono che lo spirito che li ha mossi nella determinazione di questo testo di base sia stato quello di cercare di rendere il mondo delle professioni più competitivo, più aperto alla libera concorrenza e con principi di modernizzazione e qualità.
Piuttosto che schierarsi con una od un’altra posizione, riteniamo che sia importante lasciare al libero pensiero di ognuno il giudizio in questione, limitandosi così a vagliare nel dettaglio i vari punti in argomento.
L’ottimismo è d’obbligo in questi casi: sia le audizioni che i convegni di questi mesi, infatti, mostravano una certa negatività di giudizio nei confronti di ciò che si sta portando avanti. Oggi, invece, si guarda oltre e dall’iniziale scetticismo si fa avanti la certezza in tutti che è tempo di pensare seriamente a questa riforma, anche perché fortemente raccomandata dalla Ue.
Ma quali sono i principi sui quali lavorano Mantini e Chicchi? Vediamo nel dettaglio i 14 punti posti a base di questo testo unificato.
1. Lo strumento. Occorre portare avanti il disegno di legge “correggendolo” con una serie di emendamenti atti a ridurre il sistema delle deleghe ed a determinare un testo valido per tutte le professioni con la certezza, poi, che occorrerà attendere successivi regolamenti per la specificità di ogni singola categoria professionale.
2. Ordini professionali. In un’ottica di riduzione del numero degli Ordini occorre inserire il principio per il quale non si creano nuovi ordini se non in presenza di diritti costituzionali o riserve e per la situazione odierna occorre prevedere l'unificazione dei singoli ordini afferenti a categorie simili. Si pensi, ad esempio, ai geometri, ai periti industriali ed agrari che dovrebbero confluire in un unico ordine dei tecnici laureati.
3. Attività riservate. Piuttosto che ridurre le riserve occorre ampliare i soggetti ammessi ad attività riservate in presenza di determinati requisiti.
4. Regioni. Occorre impedire una regionalizzazione dei profili professionali e, contemporaneamente occorre trasformare il principio di intesa fra stato e regioni in parere obbligatorio ma non vincolante. Occorre, comunque, favorire la formazione permanente per coinvolgere il mondo professionale nello sviluppo economico.
5. Formazione. Occorre lasciare agli Ordini questo compito, seppur in regime di libertà piuttosto che di monopolio, attraverso specifiche convenzioni con università o enti accreditati e con l’inserimento dei crediti formativi che possano in qualche modo determinare un livello di accesso alla formazione specialistica.
6. Esami di stato. E’ impossibile prevedere un’iscrizione ad un albo professionale senza il superamento di un esame di stato nel quale, però, occorre aggiustare il tiro: piuttosto che esame generale, occorre che sia specialistico con una verifica diretta sul tirocinio effettuato.
7. Giovani. Nel tentare di favorire l’accesso al mondo del lavoro per i giovani, si pensa al limite temporale per il tirocinio, unitamente ad un sistema di sgravio fiscale nel primo triennio di attività. Resta, comunque, da stabilire l’equo compenso per i praticanti.
8. Tariffe. Viene dati un OK ai minimi tariffari per le attività di progettazione delle opere pubbliche, con il sistema di riconoscimento della qualità professionale.
9. Pubblicità. Occorre prevedere una esclusione assoluta per la pubblicità negativa e mantenere la formula del “consenso” dell’ordine professionale per evitare situazioni ingannevoli e scorrette.
10. Società. Trattandosi di una materia ampiamente delegificata, si propone il rinvio ad una delega oppure ad un regolamento che gestisca il sistema delle società professionali e dei soci di puro capitale per i quali ancora non si è definito nulla.
11. Ordini e cariche direttive. E’ opportuno fissare un limite di mandato che, comunque, entri in vigore solo dopo l’ultimo mandato in corso.
12. Associazioni. Come già evidenziato dal ministro Mastella, al fine di evitare il proliferarsi di associazioni di categorie “minime”, occorre fissare un tetto sociale al primo livello universitario o alla scuola superiore, con un periodo di osservazione per particolari categorie non afferenti a questi requisiti ma altrettanto valide (si veda, ad esempio, la categoria degli informatici).
13. Casse di previdenza. Nel cercare di evitare la “fuga” dalle casse di previdenza in favore di associazioni, occorre vincolare il riconoscimento delle associazioni all’adesione ad una cassa previdenziale privata corrispondente alla categoria professionale.
14. Deroghe. E’ necessario prevedere un sistema di deroghe per particolari categorie professionali che esercitano funzioni di rilievo costituzionale.
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Il testo proposto, seppur nella sua provvisorietà, fissa i suoi pilastri: poche deleghe, equo compenso per i praticanti, minimi inderogabili per le opere pubbliche, riconoscimento delle associazioni e conseguente iscrizione alla cassa di previdenza privata per i professionisti non iscritti ad albo, snellimento degli ordini. Questi i principi di base sui quali si fonda la riflessione di Mantini e Chicchi e per i quali l’opposizione minaccia battaglia. Secondo Maria Grazia Aquilini di An, infatti, “le deleghe devono scomparire e non essere ridotte, dobbiamo parlare solo di legge quadro e metterci a discutere delle sfumature della riforma. Dato che la sintesi è fumosa, ambigua e si presta a mille interpretazioni”.
Per contro, invece, proprio Mantini e Chicchi ritengono che lo spirito che li ha mossi nella determinazione di questo testo di base sia stato quello di cercare di rendere il mondo delle professioni più competitivo, più aperto alla libera concorrenza e con principi di modernizzazione e qualità.
Piuttosto che schierarsi con una od un’altra posizione, riteniamo che sia importante lasciare al libero pensiero di ognuno il giudizio in questione, limitandosi così a vagliare nel dettaglio i vari punti in argomento.
L’ottimismo è d’obbligo in questi casi: sia le audizioni che i convegni di questi mesi, infatti, mostravano una certa negatività di giudizio nei confronti di ciò che si sta portando avanti. Oggi, invece, si guarda oltre e dall’iniziale scetticismo si fa avanti la certezza in tutti che è tempo di pensare seriamente a questa riforma, anche perché fortemente raccomandata dalla Ue.
Ma quali sono i principi sui quali lavorano Mantini e Chicchi? Vediamo nel dettaglio i 14 punti posti a base di questo testo unificato.
1. Lo strumento. Occorre portare avanti il disegno di legge “correggendolo” con una serie di emendamenti atti a ridurre il sistema delle deleghe ed a determinare un testo valido per tutte le professioni con la certezza, poi, che occorrerà attendere successivi regolamenti per la specificità di ogni singola categoria professionale.
2. Ordini professionali. In un’ottica di riduzione del numero degli Ordini occorre inserire il principio per il quale non si creano nuovi ordini se non in presenza di diritti costituzionali o riserve e per la situazione odierna occorre prevedere l'unificazione dei singoli ordini afferenti a categorie simili. Si pensi, ad esempio, ai geometri, ai periti industriali ed agrari che dovrebbero confluire in un unico ordine dei tecnici laureati.
3. Attività riservate. Piuttosto che ridurre le riserve occorre ampliare i soggetti ammessi ad attività riservate in presenza di determinati requisiti.
4. Regioni. Occorre impedire una regionalizzazione dei profili professionali e, contemporaneamente occorre trasformare il principio di intesa fra stato e regioni in parere obbligatorio ma non vincolante. Occorre, comunque, favorire la formazione permanente per coinvolgere il mondo professionale nello sviluppo economico.
5. Formazione. Occorre lasciare agli Ordini questo compito, seppur in regime di libertà piuttosto che di monopolio, attraverso specifiche convenzioni con università o enti accreditati e con l’inserimento dei crediti formativi che possano in qualche modo determinare un livello di accesso alla formazione specialistica.
6. Esami di stato. E’ impossibile prevedere un’iscrizione ad un albo professionale senza il superamento di un esame di stato nel quale, però, occorre aggiustare il tiro: piuttosto che esame generale, occorre che sia specialistico con una verifica diretta sul tirocinio effettuato.
7. Giovani. Nel tentare di favorire l’accesso al mondo del lavoro per i giovani, si pensa al limite temporale per il tirocinio, unitamente ad un sistema di sgravio fiscale nel primo triennio di attività. Resta, comunque, da stabilire l’equo compenso per i praticanti.
8. Tariffe. Viene dati un OK ai minimi tariffari per le attività di progettazione delle opere pubbliche, con il sistema di riconoscimento della qualità professionale.
9. Pubblicità. Occorre prevedere una esclusione assoluta per la pubblicità negativa e mantenere la formula del “consenso” dell’ordine professionale per evitare situazioni ingannevoli e scorrette.
10. Società. Trattandosi di una materia ampiamente delegificata, si propone il rinvio ad una delega oppure ad un regolamento che gestisca il sistema delle società professionali e dei soci di puro capitale per i quali ancora non si è definito nulla.
11. Ordini e cariche direttive. E’ opportuno fissare un limite di mandato che, comunque, entri in vigore solo dopo l’ultimo mandato in corso.
12. Associazioni. Come già evidenziato dal ministro Mastella, al fine di evitare il proliferarsi di associazioni di categorie “minime”, occorre fissare un tetto sociale al primo livello universitario o alla scuola superiore, con un periodo di osservazione per particolari categorie non afferenti a questi requisiti ma altrettanto valide (si veda, ad esempio, la categoria degli informatici).
13. Casse di previdenza. Nel cercare di evitare la “fuga” dalle casse di previdenza in favore di associazioni, occorre vincolare il riconoscimento delle associazioni all’adesione ad una cassa previdenziale privata corrispondente alla categoria professionale.
14. Deroghe. E’ necessario prevedere un sistema di deroghe per particolari categorie professionali che esercitano funzioni di rilievo costituzionale.
A cura di Paola
Bivona
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