GRANDI PROTAGONISTI AL FESTARCH DI CAGLIARI
09/07/2007
La nuova vita delle strutture industriali dismesse, la ricerca
continua di una fusione tra l'architettura e l'ambiente
circostante, l'attenzione alla mobilità urbana e non, la forza
comunicativa del proprio lavoro.
Sono questi i quattro temi architettonici affrontati al Festarch di Cagliari da altrettanti professionisti di fama internazionale. Secondo il direttore artistico del primo Festival dell'architettura in Sardegna, Stefano Boeri - ridare agli spazi ritrovati della città funzioni, vita ed attività è il compito di chi si occupa del rientro delle presenza umane in strutture industriali dimesse. “Ancor prima di ridisegnare queste strutture - ha però aggiunto Boeri - occorre trovare una rete di energie economiche che possa consentire il recupero di questi spazi”. Accanto a banche, fondazioni, imprenditori e società turistiche, per Boeri si deve quindi necessariamente affiancare una “guida pubblica politica”, mentre questi spazi devono aprirsi all'esterno del territorio e diventare “volani e nodi di una rete di altri luoghi”. Per non incappare in un insuccesso - ha osservato infine lo stesso Boeri, ricordando progetti del passato, “non si può pensare di voler fare tutto in un colpo solo, ma occorre una tempistica graduale” per il recupero di spazi enormi. Del rapporto tra architettura ed ambiente ha poi parlato il giapponese Kengo Kuma, secondo cui “la concezione europea dell'architettura è in ritardo rispetto a quella orientale, dove l'edificio fa parte integrante dell'ambiente”. Kuma, raccontando i suoi progetti recenti tra Cagliari e Tokyo propone invece un incontro più stretto tra il paesaggio esistente e quello che deve essere realizzato.
Partendo dall'assunto che l'architettura deve “scomparire all'interno dell'ambiente”, il giapponese afferma inoltre che la riflessione sul paesaggio e le sue implicazioni è centrale nell'architettura nipponica, ma non in quella europea. Per il progettista giapponese l'ambiente e l'architettura devono, in definitiva “fondersi per diventare un tutt'uno”.
Oggi l'architettura è tuttavia anche “movimento”.
A sostenerlo e' l'olandese Rem Koolhaas , vincitore del premio Pritzker, che a Cagliari ha insistito su quelli che definisce “i flussi”, capaci oggi di coinvolgere milioni o decine di milioni di persone. Secondo Koolhaas il ruolo di chi progetta cambia, oggi più che mai, in funzione di questa “crescita e mobilità delle popolazioni” e “l'architetto deve quindi sforzarsi di rivolgere la sua attenzione agli spazi pubblici, dando loro una speciale qualità”. L'architettura - ha infine osservato Koolhaas - cambia da regione a regione, in controtendenza con la globalizzazione, diffusa in tutti i campi.
Fare bene l'architettura vuol dire mirare alla qualità. Ne è convinto il progettista, Massimiliano Fuksas, in Sardegna per tenere una lezione magistrale su “scrivere il paesaggio”. Per Fuksas, ad esempio, “in Italia se ne parla molto di più di quanto poi si fa”. Non bastano, secondo l'architetto romano di origini lituane, le riviste più prestigiose del mondo ed il più alto numero di studenti in questa materia, “se poi tutto questo non ha rispondenza in quello che si fa”.
A Is Molas Massimiliano Fuksas ha intanto intrapreso una nuova sfida. “Il progetto a cui sto lavorando in Sardegna - ha ricordato - è il primo tentativo in Italia per vedere se si riesce a fare una struttura turistica utilizzando un'architettura di qualità, usando le tipologie della vacanza. Di fronte alla difficoltà di affermare un'architettura di qualità - ha concluso lo stesso Fuksas - è necessario parlarne, ma ancora di più farla”.
Fonte: www.demaiore.com
© Riproduzione riservata
Sono questi i quattro temi architettonici affrontati al Festarch di Cagliari da altrettanti professionisti di fama internazionale. Secondo il direttore artistico del primo Festival dell'architettura in Sardegna, Stefano Boeri - ridare agli spazi ritrovati della città funzioni, vita ed attività è il compito di chi si occupa del rientro delle presenza umane in strutture industriali dimesse. “Ancor prima di ridisegnare queste strutture - ha però aggiunto Boeri - occorre trovare una rete di energie economiche che possa consentire il recupero di questi spazi”. Accanto a banche, fondazioni, imprenditori e società turistiche, per Boeri si deve quindi necessariamente affiancare una “guida pubblica politica”, mentre questi spazi devono aprirsi all'esterno del territorio e diventare “volani e nodi di una rete di altri luoghi”. Per non incappare in un insuccesso - ha osservato infine lo stesso Boeri, ricordando progetti del passato, “non si può pensare di voler fare tutto in un colpo solo, ma occorre una tempistica graduale” per il recupero di spazi enormi. Del rapporto tra architettura ed ambiente ha poi parlato il giapponese Kengo Kuma, secondo cui “la concezione europea dell'architettura è in ritardo rispetto a quella orientale, dove l'edificio fa parte integrante dell'ambiente”. Kuma, raccontando i suoi progetti recenti tra Cagliari e Tokyo propone invece un incontro più stretto tra il paesaggio esistente e quello che deve essere realizzato.
Partendo dall'assunto che l'architettura deve “scomparire all'interno dell'ambiente”, il giapponese afferma inoltre che la riflessione sul paesaggio e le sue implicazioni è centrale nell'architettura nipponica, ma non in quella europea. Per il progettista giapponese l'ambiente e l'architettura devono, in definitiva “fondersi per diventare un tutt'uno”.
Oggi l'architettura è tuttavia anche “movimento”.
A sostenerlo e' l'olandese Rem Koolhaas , vincitore del premio Pritzker, che a Cagliari ha insistito su quelli che definisce “i flussi”, capaci oggi di coinvolgere milioni o decine di milioni di persone. Secondo Koolhaas il ruolo di chi progetta cambia, oggi più che mai, in funzione di questa “crescita e mobilità delle popolazioni” e “l'architetto deve quindi sforzarsi di rivolgere la sua attenzione agli spazi pubblici, dando loro una speciale qualità”. L'architettura - ha infine osservato Koolhaas - cambia da regione a regione, in controtendenza con la globalizzazione, diffusa in tutti i campi.
Fare bene l'architettura vuol dire mirare alla qualità. Ne è convinto il progettista, Massimiliano Fuksas, in Sardegna per tenere una lezione magistrale su “scrivere il paesaggio”. Per Fuksas, ad esempio, “in Italia se ne parla molto di più di quanto poi si fa”. Non bastano, secondo l'architetto romano di origini lituane, le riviste più prestigiose del mondo ed il più alto numero di studenti in questa materia, “se poi tutto questo non ha rispondenza in quello che si fa”.
A Is Molas Massimiliano Fuksas ha intanto intrapreso una nuova sfida. “Il progetto a cui sto lavorando in Sardegna - ha ricordato - è il primo tentativo in Italia per vedere se si riesce a fare una struttura turistica utilizzando un'architettura di qualità, usando le tipologie della vacanza. Di fronte alla difficoltà di affermare un'architettura di qualità - ha concluso lo stesso Fuksas - è necessario parlarne, ma ancora di più farla”.
Fonte: www.demaiore.com
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