Geologi: solo 8 Regioni dispongono di un Piano di Protezione Civile aggiornato ed adeguato alle normative vigenti
22/04/2016
"Negli ultimi due secoli i terremoti hanno causato 150 mila vittime e provocato la distruzione di parte del patrimonio storico ed artistico del nostro Paese. Terremoti e Dissesto Idrogeologico . Non possiamo non ricordare che quest’anno ricorre il 40° anniversario del catastrofico terremoto del Friuli, che rase al suolo interi centri abitati provocando quasi mille vittime, ed il 50° dell’alluvione di Firenze che causò ingenti danni, mettendo a rischio l’inestimabile patrimonio artistico e culturale del Capoluogo toscano. Dobbiamo agire prima".
Queste le parole di Adriana Cavaglià, Coordinatore della Commissione Protezione Civile del Consiglio Nazionale dei Geologi, alla vigilia del I Congresso Nazionale dei Geologi, in programma a Napoli dal 28 al 30 Aprile.
"La legge n. 225/1992 (successivamente modificata dalla legge n. 100/2012) ha introdotto per la prima volta l’obbligo per i Comuni di dotarsi di adeguata Pianificazione di Emergenza - prosegue Cavaglià - che recepisce le attività di previsione e prevenzione, e rappresenta la risposta dell’Ente Locale ad una situazione di emergenza. In tale contesto risulta fondamentale, in fase di redazione del Piano, l’individuazione degli scenari reali di rischio, oltre che delle procedure operative di intervento".
Secondo una ricognizione realizzata dal Dipartimento della Protezione Civile e aggiornata al 18 settembre 2015, su 7.954 Comuni delle 20 Regioni, 6.159 dispongono di un Piano di Emergenza, corrispondente al 77% del totale considerato. Ma solo 8 Regioni (pari al 40%) dispongono di un Piano di Protezione Civile Regionale più o meno aggiornato ed adeguato alle normative vigenti.
"Ma quanti di questi Piani di Emergenza sono realmente aggiornati e quanti sono rappresentativi delle reali criticità esistenti sul territorio come scenari di pericolosità naturali? - domanda Adriana Cavaglià - Inoltre, vengono individuate le specifiche competenze professionali per la redazione dei Piani? E quanti cittadini ne sono a conoscenza, ancor più dei contenuti?Una delle nostre proposte rivolte al Governo è che venga inserita la figura professionale del Geologo nella Pianificazione dell'Emergenza".
"Inoltre - continua Cavaglià - quanti di questi Piani prevedono un modello d’intervento con un Presidio Territoriale di tipo tecnico con l’utilizzo di professionisti iscritti ai rispettivi Albi, e quanti hanno definito cos’è un Presidio Territoriale e qual è il protocollo di azione del Presidio?"
Nasce poi un’ulteriore domanda: Gli Ordini professionali concorrono a tutte le attività di protezione civile o sono solo una risorsa a cui attingere in emergenza, facendo leva su aspetti emozionali?
"I geologi si distinguono da altri professionisti per una peculiarità - ha affermato Marina Fabbri, Vice Presidente Geologi Lazio e Coordinatrice della Commissione organizzatrice del Congresso di Napoli - ovvero hanno la capacità di leggere ed interpretare il territorio e, attraverso le forme, riescono a comprenderne l’evoluzione morfologica ed i conseguenti rischi naturali che ne conseguono. E questa peculiarità dovrebbe rendere unica la figura professionale del geologo per l’individuazione degli “scenari di rischio” nella Pianificazione di Emergenza, nonché per la definizione di un potenziale quadro evolutivo degli stessi".
Secondo la Vice Presidente Geologi Lazio "Ad oggi non esiste nessuna norma che disciplina quali sono le professionalità imprescindibili per la stesura dei Piani e riteniamo che questa sia una grave carenza normativa".
A tutte queste domande oggi vanno date risposte chiare, con leggi ordinarie e con una programmazione che garantisca una continuità di azioni e risorse, partendo da una modifica di norme esistenti.
"Solo corrette politiche di governo del territorio - termina Marina Fabbri - possono infatti garantire una adeguata salvaguardia della popolazione attribuendo, nel contempo, un giusto valore alla “conoscenza geologica”, di fondamentale importanza sia per la comprensione dei processi di evoluzione del territorio sia per la valutazione dei loro effetti nel tempo. Auspicabile sarebbe inoltre un’intesa tra Ordini Professionali e Regioni, finalizzata anche a definire “protocolli di Presidio” dove indicare le procedure da seguire e modelli di intervento efficaci".
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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