IMU e Tares, a pagare di più sono le imprese
29/08/2013
Mentre il Governo si è adoperato per approvare un decreto-legge
recante "Disposizioni urgenti in materia di IMU, abitazioni e
cassa integrazione guadagni", Confartigianato ha pubblicato
una rilevazione in cui si evince come l'IMU su immobili produttivi
nel 2012 è costata alle imprese 9,3 miliardi e da gennaio è già
aumentata di 491,2 milioni, +8,3. Mentre con la Tares, tasse su
imprese e famiglie cresceranno del 17,6%.
L'analisi condotta da Confartigianato ha evidenziato che la somma pagata dagli imprenditori italiani per l'Imu sugli immobili produttivi è pari al 39,1% del totale dei 23,7 miliardi di gettito Imu dello scorso anno. Ma da gennaio 2013 l'imposta municipale sui capannoni delle imprese è più costosa: infatti l'aumento automatico da 60 a 65 del moltiplicatore da applicare alle rendite catastali per gli immobili produttivi, scattato da inizio anno, ha fatto lievitare il prelievo Imu dell'8,3%, pari a 491,2 milioni di euro di maggiori tasse per le aziende italiane.
L'IMU, che nella sua versione originale avrebbe dovuto sostituire l'ICI, l'IRPEF e le addizionali regionali e comunali, ha generato rispetto all'ICI un maggiore prelievo fiscale di 14,5 miliardi sui contribuenti italiani. Ma i contribuenti che hanno pagato maggiormente il passaggio da ICI a IMU sono stati gli imprenditori. Il 50,6% dei Comuni italiani, infatti, ha aumentato l'aliquota base da applicare agli immobili produttivi, il 47,9% ha mantenuto l'aliquota base del 7,6 per mille e soltanto l'1,6% dei Comuni l'ha ridotta: con il risultato che l'aliquota media nazionale applicata agli immobili produttivi è pari al 9,4 per mille, a fronte del valore base del 7,6 per mille.
Ma se l'IMU ha dato una mazzata al portafoglio delle imprese, la situazione non è migliorata con l'applicazione della Tares ("TAssa Rifiuti E Servizi") che, secondo Confartigianato, provocherà un aumento medio di 26 euro per abitante, pari al 17,6% in più rispetto a quanto avviene con l'applicazione degli attuali tributi sui rifiuti: Tarsu e Tia.
Come rilevato da Confartigianato, per alcune tipologie di imprese, l'applicazione della Tares sarebbe un vero e proprio salasso: è il caso delle attività artigiane di pizza al taglio operanti in piccoli Comuni che attualmente applicano la Tarsu e che, con l'introduzione della Tares, subirebbero rincari del 301,1%. Non andrebbe meglio per i laboratori artigiani di pasticceria che pagherebbero il 181,7% in più. Aumenti significativi anche per i piccoli produttori di pane e pasta che nel passaggio da Tarsu a Tares sarebbero costretti a sborsare il 93,6% in più.
"Gli imprenditori - ha commentato il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti - non possono sopportare ulteriori aumenti di pressione fiscale, ne' l'incertezza su tempi e modalità di applicazione dei tributi. Per quanto riguarda l'Imu non è giusto che gli immobili produttivi siano trattati alla stregua delle seconde case: i nostri laboratori vanno esentati dall'imposta perché sono la nostra prima casa. In definitiva, su Imu e Tares vanno trovate soluzioni che, oltre ad evitare l'inasprimento della tassazione, siano capaci di garantire la semplificazione impositiva e amministrativa".
© Riproduzione riservata
L'analisi condotta da Confartigianato ha evidenziato che la somma pagata dagli imprenditori italiani per l'Imu sugli immobili produttivi è pari al 39,1% del totale dei 23,7 miliardi di gettito Imu dello scorso anno. Ma da gennaio 2013 l'imposta municipale sui capannoni delle imprese è più costosa: infatti l'aumento automatico da 60 a 65 del moltiplicatore da applicare alle rendite catastali per gli immobili produttivi, scattato da inizio anno, ha fatto lievitare il prelievo Imu dell'8,3%, pari a 491,2 milioni di euro di maggiori tasse per le aziende italiane.
L'IMU, che nella sua versione originale avrebbe dovuto sostituire l'ICI, l'IRPEF e le addizionali regionali e comunali, ha generato rispetto all'ICI un maggiore prelievo fiscale di 14,5 miliardi sui contribuenti italiani. Ma i contribuenti che hanno pagato maggiormente il passaggio da ICI a IMU sono stati gli imprenditori. Il 50,6% dei Comuni italiani, infatti, ha aumentato l'aliquota base da applicare agli immobili produttivi, il 47,9% ha mantenuto l'aliquota base del 7,6 per mille e soltanto l'1,6% dei Comuni l'ha ridotta: con il risultato che l'aliquota media nazionale applicata agli immobili produttivi è pari al 9,4 per mille, a fronte del valore base del 7,6 per mille.
Ma se l'IMU ha dato una mazzata al portafoglio delle imprese, la situazione non è migliorata con l'applicazione della Tares ("TAssa Rifiuti E Servizi") che, secondo Confartigianato, provocherà un aumento medio di 26 euro per abitante, pari al 17,6% in più rispetto a quanto avviene con l'applicazione degli attuali tributi sui rifiuti: Tarsu e Tia.
Come rilevato da Confartigianato, per alcune tipologie di imprese, l'applicazione della Tares sarebbe un vero e proprio salasso: è il caso delle attività artigiane di pizza al taglio operanti in piccoli Comuni che attualmente applicano la Tarsu e che, con l'introduzione della Tares, subirebbero rincari del 301,1%. Non andrebbe meglio per i laboratori artigiani di pasticceria che pagherebbero il 181,7% in più. Aumenti significativi anche per i piccoli produttori di pane e pasta che nel passaggio da Tarsu a Tares sarebbero costretti a sborsare il 93,6% in più.
"Gli imprenditori - ha commentato il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti - non possono sopportare ulteriori aumenti di pressione fiscale, ne' l'incertezza su tempi e modalità di applicazione dei tributi. Per quanto riguarda l'Imu non è giusto che gli immobili produttivi siano trattati alla stregua delle seconde case: i nostri laboratori vanno esentati dall'imposta perché sono la nostra prima casa. In definitiva, su Imu e Tares vanno trovate soluzioni che, oltre ad evitare l'inasprimento della tassazione, siano capaci di garantire la semplificazione impositiva e amministrativa".
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