ITALIA QUARTA IN UE PER PRODUZIONE DI ELETTRICITÀ DA FONTI RINNOVABILI
10/04/2007
Da uno studio effettuato da Nomisma Energia per GSE e presentato
ieri 5 Aprile 2007 dal Presidente di NE-Nomisma Energia Davide
Tabarelli, dal Presidente GSE Carlo Andrea Bollino e
dall’Amministratore Delegato GSE Nando Pasqual è emerso che
l’Italia risulta essere al quarto posto nella speciale
classificache comprende i Paesi dell’Unione Europea, per quanto
concerne la produzione di energia elettrica da fonti
rinnovabile.
In particolare, lo studio condotto da Nomisma evidenzia come la domanda energetica dell’Europa fra il 1997 e il 2005 è salita di 117 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep), crescita coperta per oltre 20 Mtep da fonti energetiche rinnovabili. La dipendenza da importazioni energetiche dall’estero, in particolare di gas dalla Russia, è salita a oltre il 50%, mentre diventa più difficile il raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto di riduzione delle emissioni dell’8% nel 2010 rispetto al 1990. In questo contesto, lo scorso marzo, il Consiglio europeo ha deciso di rafforzare la strategia per lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, fissando, per la prima volta come vincolante, l’obiettivo del 20% nel 2020 del loro contributo sul totale dei consumi energetici. È un obiettivo ambizioso, in particolare se si tiene conto che già nel 1997 fu indicata come raggiungibile una quota del 12% nel 2010, partendo allora dal 6%, mentre oggi non supera l’8%.
In questo contesto, anche in Italia è forte l’interesse per il tema, in particolare lo sviluppo delle nuove modalità di generazione dell’energia elettrica. L’interesse è dimostrato sia dalla nuova normativa sul conto energia sia dall’attenzione nei confronti delle nuove tecnologie quali la cogenerazione ad alto rendimento.
Analizzando il rapporto di Nomisma si legge come l’Unione Europea vanta il primato mondiale nella valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili, con una produzione elettrica da quelle nuove, in particolare da eolico, che è al primo posto in assoluto. In particolare, come è ben noto, la Germania è il Paese leader nella produzione da fonti rinnovabili; nessun altro Paese ha fatto altrettanto e la sua esperienza è stata ripetuta solo in parte da Danimarca e Spagna. Il modello tedesco è quello di rifonti energetiche rinnovabiliimento, tuttavia occorre ricordare che la Germania può garantire, in maniera molto efficiente, diffusi e generosi incentivi, grazie anche al fatto che la sua produzione elettrica dipende per oltre il 75% da carbone e da nucleare, con costi complessivi di generazione relativamente contenuti. In questo contesto, l’Italia è il quarto produttore di elettricità da fonti energetiche rinnovabili nell’Unione Europea, con 52 TWh nel 2006, anche se ancora lontano dagli obiettivi annunciati: attualmente la quota è circa il 15% del totale, lo stesso valore del 1997, contro un obiettivo del 22% al 2010. Le potenzialità dell’Italia non sono sfruttate soprattutto per i ritardi autorizzativi e per i problemi delle reti. Al contrario, il sistema degli incentivi è particolarmente generoso: il prezzo dei certificati verdi ha raggiunto i 125,28 €/MWh nel 2006, valore a cui va sommato il prezzo di cessione dell’energia elettrica sul mercato, dove i prezzi sono anche qui molto alti, superiori a 70 €/MW. Ne risulta un’incentivazione prossima ai 200 €/MWh, valore di gran lunga superiore rispetto a quello prevalente nel resto d’Europa, anche tenendo conto della diversa durata dell’incentivo. Alta redditività degli investimenti e difficoltà autorizzative hanno condotto alla creazione di un mercato parallelo dei progetti. Ad esempio per impianti nell’eolico, il prezzo di un’autorizzazione supera recentemente i 500.000 € per MW, a cui occorre poi sommare i costi di investimento dell’impianto di circa 1 milione di € per MW. Alti incentivi e le conseguenti distorsioni impongono una revisione del sistema. La nuova strategia comunitaria imporrà anche all’Italia un rinnovato impegno sulle FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI e porterà a fissare obiettivi che necessariamente saranno ambiziosi.
© Riproduzione riservata
In particolare, lo studio condotto da Nomisma evidenzia come la domanda energetica dell’Europa fra il 1997 e il 2005 è salita di 117 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep), crescita coperta per oltre 20 Mtep da fonti energetiche rinnovabili. La dipendenza da importazioni energetiche dall’estero, in particolare di gas dalla Russia, è salita a oltre il 50%, mentre diventa più difficile il raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto di riduzione delle emissioni dell’8% nel 2010 rispetto al 1990. In questo contesto, lo scorso marzo, il Consiglio europeo ha deciso di rafforzare la strategia per lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, fissando, per la prima volta come vincolante, l’obiettivo del 20% nel 2020 del loro contributo sul totale dei consumi energetici. È un obiettivo ambizioso, in particolare se si tiene conto che già nel 1997 fu indicata come raggiungibile una quota del 12% nel 2010, partendo allora dal 6%, mentre oggi non supera l’8%.
In questo contesto, anche in Italia è forte l’interesse per il tema, in particolare lo sviluppo delle nuove modalità di generazione dell’energia elettrica. L’interesse è dimostrato sia dalla nuova normativa sul conto energia sia dall’attenzione nei confronti delle nuove tecnologie quali la cogenerazione ad alto rendimento.
Analizzando il rapporto di Nomisma si legge come l’Unione Europea vanta il primato mondiale nella valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili, con una produzione elettrica da quelle nuove, in particolare da eolico, che è al primo posto in assoluto. In particolare, come è ben noto, la Germania è il Paese leader nella produzione da fonti rinnovabili; nessun altro Paese ha fatto altrettanto e la sua esperienza è stata ripetuta solo in parte da Danimarca e Spagna. Il modello tedesco è quello di rifonti energetiche rinnovabiliimento, tuttavia occorre ricordare che la Germania può garantire, in maniera molto efficiente, diffusi e generosi incentivi, grazie anche al fatto che la sua produzione elettrica dipende per oltre il 75% da carbone e da nucleare, con costi complessivi di generazione relativamente contenuti. In questo contesto, l’Italia è il quarto produttore di elettricità da fonti energetiche rinnovabili nell’Unione Europea, con 52 TWh nel 2006, anche se ancora lontano dagli obiettivi annunciati: attualmente la quota è circa il 15% del totale, lo stesso valore del 1997, contro un obiettivo del 22% al 2010. Le potenzialità dell’Italia non sono sfruttate soprattutto per i ritardi autorizzativi e per i problemi delle reti. Al contrario, il sistema degli incentivi è particolarmente generoso: il prezzo dei certificati verdi ha raggiunto i 125,28 €/MWh nel 2006, valore a cui va sommato il prezzo di cessione dell’energia elettrica sul mercato, dove i prezzi sono anche qui molto alti, superiori a 70 €/MW. Ne risulta un’incentivazione prossima ai 200 €/MWh, valore di gran lunga superiore rispetto a quello prevalente nel resto d’Europa, anche tenendo conto della diversa durata dell’incentivo. Alta redditività degli investimenti e difficoltà autorizzative hanno condotto alla creazione di un mercato parallelo dei progetti. Ad esempio per impianti nell’eolico, il prezzo di un’autorizzazione supera recentemente i 500.000 € per MW, a cui occorre poi sommare i costi di investimento dell’impianto di circa 1 milione di € per MW. Alti incentivi e le conseguenti distorsioni impongono una revisione del sistema. La nuova strategia comunitaria imporrà anche all’Italia un rinnovato impegno sulle FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI e porterà a fissare obiettivi che necessariamente saranno ambiziosi.
A cura di Gianluca
Oreto
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