Il problema dei Tirocini in Italia
28/02/2012
Con le ultime modifiche al disegno di legge di conversione del
Decreto Legge n. 1/2012, è previsto un rimborso spese forfettario e
concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio che saranno invece
gratuiti. Un emendamento del Governo presentato alla Commissione
Industria del Senato ha, infatti, previsto una durata massima dei
tirocini non superiore a 18 mesi e il rimborso spese dopo i primi 6
mesi.
La mia domanda nasce spontanea: qual è il vero significato di "Tirocinio"?
In un mondo ideale, il tirocinio dovrebbe indicare un'esperienza lavorativa di durata variabile, il cui scopo principale è quello di formare il tirocinante al lavoro. Il Tirocinio, non essendo in alcun modo assimilabile a un rapporto di tipo subordinato, prevede unicamente un'assicurazione antinfortunistica obbligatoria e al massimo il pagamento di rimborso spese (non obbligatorio).
In un mondo ideale, soprattutto in ambito tecnico, i futuri architetti, ingegneri, geometri, geologi o periti dovrebbero essere messi nelle condizioni di frequentare un tirocinio, non per avere un "pezzo di carta" utile per potersi abilitare, ma solo per avviarsi realmente alla professione. Gli studi o i professionisti già avviati dovrebbero assumersi la responsabilità di un tirocinante solo allo scopo di spiegargli i concetti principali per lavorare. Ma ragionando nel mondo reale, chiedo: quale studio tecnico ha interesse a "perdere tempo" dietro un ragazzino uscito appena dall'Università che non conosce nulla di come si svolge il lavoro?
Così il tirocinio, perlomeno quello formativo, ha perso di significato diventando solo un'arma per avere manovalanza sottopagata o non pagata per nulla da poter utilizzare per i lavori di routine.
Senza alcuna ipocrisia, vorrei sapere quanti tirocinanti hanno realmente avuto dei vantaggi formativi e quanti datori di lavoro hanno preso dei tirocinanti allo scopo di formarli?
Non volendo solo criticare, di seguito una proposta molto semplice.
1) Percorsi universitari più duri - Eliminazione di qualsiasi esame di ingresso (non è un esame di cultura generale che può dire se un ragazzo di 18 anni sarà un buon medico o un buon architetto).
2) Tirocinio universitario di 3/6 mesi per la preparazione della tesi.
3) Istituzione di una commissione di vigilanza universitaria contro gli abusi del Tirocinio.
4) Esame di abilitazione alla professione più serio e più duro.
5) Formazione continua obbligatoria e gratuita offerta dagli ordini professionali con esame finale.
Se questi 5 punti fossero correttamente applicati oggi non ci chiederemmo più se ha senso pagare un tirocinante, quanto pagarlo e quando, e non ci chiederemmo più l'utilità degli ordini professionali.
Non volendo aggiungere altro, lascio a chi legge commenti e proposte utili all'argomento.
© Riproduzione riservata
La mia domanda nasce spontanea: qual è il vero significato di "Tirocinio"?
In un mondo ideale, il tirocinio dovrebbe indicare un'esperienza lavorativa di durata variabile, il cui scopo principale è quello di formare il tirocinante al lavoro. Il Tirocinio, non essendo in alcun modo assimilabile a un rapporto di tipo subordinato, prevede unicamente un'assicurazione antinfortunistica obbligatoria e al massimo il pagamento di rimborso spese (non obbligatorio).
In un mondo ideale, soprattutto in ambito tecnico, i futuri architetti, ingegneri, geometri, geologi o periti dovrebbero essere messi nelle condizioni di frequentare un tirocinio, non per avere un "pezzo di carta" utile per potersi abilitare, ma solo per avviarsi realmente alla professione. Gli studi o i professionisti già avviati dovrebbero assumersi la responsabilità di un tirocinante solo allo scopo di spiegargli i concetti principali per lavorare. Ma ragionando nel mondo reale, chiedo: quale studio tecnico ha interesse a "perdere tempo" dietro un ragazzino uscito appena dall'Università che non conosce nulla di come si svolge il lavoro?
Così il tirocinio, perlomeno quello formativo, ha perso di significato diventando solo un'arma per avere manovalanza sottopagata o non pagata per nulla da poter utilizzare per i lavori di routine.
Senza alcuna ipocrisia, vorrei sapere quanti tirocinanti hanno realmente avuto dei vantaggi formativi e quanti datori di lavoro hanno preso dei tirocinanti allo scopo di formarli?
Non volendo solo criticare, di seguito una proposta molto semplice.
1) Percorsi universitari più duri - Eliminazione di qualsiasi esame di ingresso (non è un esame di cultura generale che può dire se un ragazzo di 18 anni sarà un buon medico o un buon architetto).
2) Tirocinio universitario di 3/6 mesi per la preparazione della tesi.
3) Istituzione di una commissione di vigilanza universitaria contro gli abusi del Tirocinio.
4) Esame di abilitazione alla professione più serio e più duro.
5) Formazione continua obbligatoria e gratuita offerta dagli ordini professionali con esame finale.
Se questi 5 punti fossero correttamente applicati oggi non ci chiederemmo più se ha senso pagare un tirocinante, quanto pagarlo e quando, e non ci chiederemmo più l'utilità degli ordini professionali.
Non volendo aggiungere altro, lascio a chi legge commenti e proposte utili all'argomento.
A cura di Gabriele
Bivona
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