Ingegneri: l'occupazione riprende fiato?
23/07/2015
Pur essendo vero che non c'è più nulla di scientifico dei numeri, è
parimenti certo che questi, soprattutto quando riflettono dati
statistici, possono essere interpretati diversamente in funzione
del filtro oculare di chi li legge. E' il caso dell'ultima analisi
del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri dal
titolo La condizione occupazionale dei laureati in ingegneria -
2014".
L'Analisi del Centro Studi è stata presentata alla stampa parlando di sereno per l'occupazione degli ingegneri dopo un annus horribilis (2013). Anche la stampa ha accolto il comunicato parlando di calo della disoccupazione per gli ingegneri italiani. Ma sarà davvero così?mi sono perso qualcosa negli ultimi mesi in Italia?oppure è il caldo e la voglia di estate che creano miraggi?
Dalle parole dello stesso Presidente del Centro Studi CNI Luigi Ronsivalle è possibile comprendere molto del reale significato dell'analisi. "L'arresto del calo di occupazione registrato negli ultimi anni - ha commentato Ronsivalle - è una prima inversione di tendenza che salutiamo con soddisfazione. Tuttavia, colpisce negativamente l'ampliarsi del gap fra il nord e il sud del Paese. A pesare non è solo la notevole differenza di occupati, ma anche il numero sensibilmente minore di occupati nell'industria nel sud. Colpisce anche - ha proseguito Ronsivalle - la migrazione degli ingegneri dipendenti verso il lavoro autonomo, soprattutto nel sud d'Italia. A mio avviso, il dato si spiega più che con una particolare inclinazione degli ingegneri verso l'attività autonoma, con la perdita di lavoro di molti di essi, a causa della riduzione di personale registratasi nelle aziende in crisi e con una forzata riconversione della propria attività".
Il documento evidenzia, infatti, un dato molto interessante, ovvero la "propensione" (chiamiamola così) degli ingegneri alla libera professione. Dal 2012 al 2014 la quota di ingegneri dipendenti è scesa dal 73,4% al 71,1%. Di riflesso la quota degli autonomi è passata dal 26,6% ad oltre il 28%. Attività autonoma che, in molti casi, continua ad avere la funzione di "ammortizzatore occupazionale" per gli ingegneri espulsi dal comparto del lavoro dipendente. In pratica, molti ingegneri prima dipendenti hanno provato nell'ultimo anno ad intraprendere l'attività libero professionale contribuendo ad aumentare la fetta di "ingegneri occupati" ma anche la fetta di quelli che ormai sono stati considerati "i nuovi poveri".
Se ai dati del Centro Studi incrociamo, infatti, le ultime analisi condotte da Inarcassa (leggi articolo), che ha rilevato come circa 40.000 ingegneri ed architetti (il 27% degli iscritti attivi) versano in condizioni economiche al di sotto della soglia di povertà (leggi articolo), o dall'ISTAT che nella sua consueta analisi del prodotto interno lordo (PIL) ha messo in luce come nel II trimestre 2014 il settore delle costruzioni sia stato quello maggiormente colpito dalla crisi (leggi articolo), sarà abbastanza facile trarre delle conseguenze ben diverse dalla situazione descritta dal Centro Studi del CNI o da molti giornalisti che ne hanno riportato la notizia.
Lascio, comunque, sempre a voi l'ultima parola.
© Riproduzione riservata
L'Analisi del Centro Studi è stata presentata alla stampa parlando di sereno per l'occupazione degli ingegneri dopo un annus horribilis (2013). Anche la stampa ha accolto il comunicato parlando di calo della disoccupazione per gli ingegneri italiani. Ma sarà davvero così?mi sono perso qualcosa negli ultimi mesi in Italia?oppure è il caldo e la voglia di estate che creano miraggi?
Dalle parole dello stesso Presidente del Centro Studi CNI Luigi Ronsivalle è possibile comprendere molto del reale significato dell'analisi. "L'arresto del calo di occupazione registrato negli ultimi anni - ha commentato Ronsivalle - è una prima inversione di tendenza che salutiamo con soddisfazione. Tuttavia, colpisce negativamente l'ampliarsi del gap fra il nord e il sud del Paese. A pesare non è solo la notevole differenza di occupati, ma anche il numero sensibilmente minore di occupati nell'industria nel sud. Colpisce anche - ha proseguito Ronsivalle - la migrazione degli ingegneri dipendenti verso il lavoro autonomo, soprattutto nel sud d'Italia. A mio avviso, il dato si spiega più che con una particolare inclinazione degli ingegneri verso l'attività autonoma, con la perdita di lavoro di molti di essi, a causa della riduzione di personale registratasi nelle aziende in crisi e con una forzata riconversione della propria attività".
Il documento evidenzia, infatti, un dato molto interessante, ovvero la "propensione" (chiamiamola così) degli ingegneri alla libera professione. Dal 2012 al 2014 la quota di ingegneri dipendenti è scesa dal 73,4% al 71,1%. Di riflesso la quota degli autonomi è passata dal 26,6% ad oltre il 28%. Attività autonoma che, in molti casi, continua ad avere la funzione di "ammortizzatore occupazionale" per gli ingegneri espulsi dal comparto del lavoro dipendente. In pratica, molti ingegneri prima dipendenti hanno provato nell'ultimo anno ad intraprendere l'attività libero professionale contribuendo ad aumentare la fetta di "ingegneri occupati" ma anche la fetta di quelli che ormai sono stati considerati "i nuovi poveri".
Se ai dati del Centro Studi incrociamo, infatti, le ultime analisi condotte da Inarcassa (leggi articolo), che ha rilevato come circa 40.000 ingegneri ed architetti (il 27% degli iscritti attivi) versano in condizioni economiche al di sotto della soglia di povertà (leggi articolo), o dall'ISTAT che nella sua consueta analisi del prodotto interno lordo (PIL) ha messo in luce come nel II trimestre 2014 il settore delle costruzioni sia stato quello maggiormente colpito dalla crisi (leggi articolo), sarà abbastanza facile trarre delle conseguenze ben diverse dalla situazione descritta dal Centro Studi del CNI o da molti giornalisti che ne hanno riportato la notizia.
Lascio, comunque, sempre a voi l'ultima parola.
© Riproduzione riservata