Istat: Prezzi al consumo gennaio 2021
di Redazione tecnica - 20/02/2021
L'Istat ha comunicato il dato definitivo sull'incremento dell'indice dei prezzi al consumo nel mese di Gennaio 2021; l'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, al lordo dei tabacchi, nel mese di gennaio 2021 ha registrato un aumento dello 0,7% su base mensile e dello 0,4% su base annua (da -0,2% di dicembre); la stima preliminare era +0,2%.
Trattamento di fine rapporto
Ai fini della determinazione del trattamento di fine rapporto (TFR) maturato nel periodo tra il 15 Gennaio 2021 ed il 14 Febbraio 2021, occorre rivalutare la quota accantonata al 31 Dicembre 2020 del + 0,564883%.
Con gli indici di gennaio 2018, l’Istat avvia, per la stima dell’inflazione, l’utilizzo dei dati sui prezzi registrati alle casse di ipermercati e supermercati mediante scannerizzazione dei codici a barre (scanner data). Questo utilizzo riguarda i prezzi dei beni alimentari confezionati, per la cura della casa e della persona. Come previsto dal Regolamento (CE) n. 1921 (19/10/2001), nel corso del 2018 sarà diffusa la stima dell’impatto di questa nuova fonte di dati sul tasso di variazione tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA).
Ricordiamo che a partire dai dati di gennaio 2016, la base di riferimento dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC) e dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) è il 2015 (la precedente era il 2010).
Il coefficiente di raccordo dalla base 2010 alla base 2016 dell'indice generale dei prezzi al consumo per le Famiglie di Operai e Impiegati (senza tabacchi) è pari a 1,071.
Aumento dello 0,7% su base mensile e dello 0,4% su base annua
Nel mese di gennaio, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,7% su base mensile e dello 0,4% su base annua (da -0,2% di dicembre); la stima preliminare era +0,2%.
L’inflazione torna positiva prevalentemente per l’attenuarsi della flessione dei prezzi dei Beni energetici (da -7,7% del mese precedente a -4,9%), sia nella componente regolamentata (da -7,0% a -2,1%) sia in quella non regolamentata (da -8,1% a -6,3%), e, in misura minore, per l’accelerazione di quelli dei Beni durevoli (da +0,6% a +1,2%) e per il calo meno ampio dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,7% a -0,1%).
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici sono entrambe in crescita a +0,8%, da +0,6% di dicembre.
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici sia regolamentati (+4,8%) sia non regolamentati (+2,3%), dei Beni durevoli (+1,0%) e dei Beni alimentari (+0,8%).
L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +0,6% per l’indice generale e a +0,3% per la componente di fondo.
I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona decelerano da +0,6% a +0,4%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto attenuano la loro flessione da -0,3% a -0,1%.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una diminuzione dello 0,9% su base mensile e un aumento dello 0,7% su base annua (da -0,3% di dicembre); la stima preliminare era +0,5%. La crescita tendenziale più marcata dell’IPCA rispetto a quella del NIC si deve ai prezzi di Abbigliamento e calzature che su base annua aumentano del 5,2% (invertendo la tendenza e accelerando da -0,2% di dicembre). L’avvio dei saldi invernali diversificato tra le regioni, a differenza dello scorso anno quando iniziarono tra il 4 e il 5 gennaio, produce infatti un calo congiunturale dei prezzi di Abbigliamento e calzature (-18,5%) meno ampio di quello di gennaio 2020 (-22,7%), che si riflette sulla dinamica tendenziale sia di questo raggruppamento merceologico sia dell’indice generale.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,6% su base mensile e dello 0,2% su base annua.
Per le modalità con le quali è stata affrontata, per le stime di gennaio e nei mesi precedenti, l’emergenza sanitaria si veda la Nota metodologica alle pagine 18, 19 e 20 del Report
Indice annuale e biennale locazioni
Per quanto concerne le locazioni l'indice annuale, ridotto al 75%, si è attestato al +0,150% e l'indice biennale al +0,525%.
Variazioni congiunturali
L'Istat spiega che, nel mese di gennaio 2021, per quanto concerne l'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, gli incrementi congiunturali più significativi si sono verificati nelle divisioni di spesa Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+1,6%), Comunicazioni (+1,5%), Trasporti (+1,3%), Bevande alcoliche e tabacchi (+1,0%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+0,7%), Servizi ricettivi e di ristorazione (+0,7%), Mobili, articoli e servizi per la casa (+0,3%), Servizi sanitari e spese per la salute (+0,2%), Altri beni e servizi (+0,2%).
Variazioni nulle si sono registrate nei capitoli Abbigliameno e calzature, Istruzione.
Variazioni congiunturali negative si sono verificate nelle divisioni di spesa Ricreazione, spettacoli e cultura (-0,6%).
Variazioni tendenziali
L'Istat spiega che, nel mese di gennaio 2021, per quanto concerne l'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, gli incrementi tendenziali più significativi si sono verificati nelle divisioni di spesa Altri beni e servizi (+1,8%), Bevande alcoliche e tabacchi (+1,7%), Ricreazione, spettacoli e cultura (+1,4 %), Servizi ricettivi e di ristorazione (+1,2%), Servizi sanitari e spese per la salute (+0,9%), Mobili, articoli e servizi per la casa (+0,8%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+0,7%), Abbigliameno e calzature (+0,6%)
Variazioni nulle si sono registrate in nessun capitolo.
Variazioni tendenziali negative si sono verificate nelle divisioni di spesa Comunicazioni (-3,9%), Istruzione (-3,7%), Trasporti (-1,8%), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,4%).
Variazioni tendenziali nelle 20 città capoluogo
Nell'ambito delle 20 città capoluogo di regione, gli aumenti tendenziali più elevati dell'indice NIC si sono verificati nelle città di Bolzano e Perugia (+1,0% per entrambe), Trento (+0,9%), Modena e Napoli (+0,8%per entrambe), Potenza (+0,7%), Palermo e Reggio Emilia (+0,6% per entrambe), Bari, Catania, Catanzaro, Livorno e Ravenna e (0,5% per tutte e cinque), Cagliari, Reggio Calabria, e Trieste (+0,4% per tutte e tre), Venezia e Genova (+0,3% per tutte e due), Bologna, Firenze, Messina, Padova e Torino (+0,2% per tutte e cinque), Milano (+0,1%), Ancona, Brescia, Parma e Roma (0,0% per tutte e quattro), Campobasso eVerona (-0,1% per tutte e due), Aosta (-0,3%).
I prossimi indici saranno pubblicati il 16 Marzo 2021.
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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