Istat e Indici prezzi al consumo gennaio 2017: Ritorna l’inflazione con un +1,0%

23/02/2017

L'Istat ha comunicato il dato definitivo sull'incremento dell'indice dei prezzi al consumo nel mese di Gennaio 2017; l'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati si è, dunque, attestato per il mese di gennaio 2017 con la nuova base 2015 sul valore di 100,60 con una consistente variazione positiva rispetto a quello del mese precedente.
La variazione mensile è stata del +0,3 % e quella annua del +0,9%. Ai fini della determinazione del trattamento di fine rapporto (TFR) maturato nel periodo tra il 15 Gennaio 2017 ed il 14 Febbraio 2017, occorre rivalutare la quota accantonata al 31 Dicembre 2016 del +0,349355%.

Ricordiamo che a partire dai dati di gennaio 2016, la base di riferimento dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC) e dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) è il 2015 (la precedente era il 2010).

Il coefficiente di raccordo dalla base 2010 alla base 2016 dell'indice generale dei prezzi al consumo per le Famiglie di Operai e Impiegati (senza tabacchi) è pari a 1,071.

Nel mese di gennaio 2017, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,3% su base mensile e registra un aumento dell’1,0% rispetto a gennaio 2016 (la stima preliminare era +0,9%), mostrando segni di accelerazione (era +0,5% a dicembre).

Il rialzo dell’inflazione è dovuto alle componenti merceologiche i cui prezzi presentano maggiore volatilità. Si tratta in particolare della netta accelerazione della crescita tendenziale dei Beni energetici non regolamentati (+9,0%, da +2,4% del mese precedente) e degli Alimentari non lavorati (+5,3%, era +1,8% a dicembre), cui si aggiunge il ridimensionamento della flessione dei prezzi degli Energetici regolamentati (-2,8%, da -5,8%).

A gennaio, infatti, l’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e alimentari freschi, rallenta, seppur di poco, portandosi a +0,5%, da +0,6% del mese precedente; al netto dei soli Beni energetici, invece, si porta a +0,8% (da +0,7% di dicembre).

Su base annua la crescita dei prezzi dei beni accelera in misura significativa (+1,2%, da +0,1% di dicembre) mentre quella dei servizi rallenta (+0,7%, da +0,9% del mese precedente). Di conseguenza, rispetto a dicembre, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni torna negativo dopo 46 mesi portandosi a meno 0,5 punti percentuali.

L’inflazione acquisita per il 2017 risulta pari a +0,7%. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dell’1,1% su base mensile e dell’1,9% su base annua (era +0,6% a dicembre). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto aumentano dello 0,9% in termini congiunturali e registrano una crescita su base annua del 2,2%, dall’1,0% del mese precedente.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dell’1,7% su base congiunturale e aumenta dell’1,0% in termini tendenziali (la stima preliminare era +0,7%), da +0,5% di dicembre. La flessione congiunturale è in larga parte da ascrivere ai saldi invernali dell’abbigliamento e calzature, di cui l’indice NIC non tiene conto.

Per quanto concerne le locazioni l'indice annuale, ridotto al 75%, si è attestato al +0,675% e l'indice biennale al +0,900%
L'Istat spiega che, nel mese di gennaio 2017, per quanto concerne l'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, gli incrementi congiunturali più significativi si sono verificati nei capitoli Prodotti  alimentari e bevande analcoliche (+1,3%), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+0,7%), Servizi sanitari e spese per la salute (+0,2%), Servizi ricettivi e di ristorazione e Altri beni e servizi  (+0.1% per entrambi).

Variazioni nulle si sono registrate nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi, Mobili, articoli e servizi per la casa, Istruzione.
Variazioni congiunturali negative si sono verificate nei capitoli Ricreazione, spettacoli e cultura (-0,5%), Abbigliamento e calzature, Trasporti, Comunicazioni (-0,1 per tutti e tre).

Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Trasporti (+3,2%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+2,3%), Bevande alcoliche e tabacchi (+1,8%), Servizi ricettivi e di ristorazione, (+1,1%), Altri beni e servizi (+0,9%),

Quelli più contenuti si sono registrati nei capitoli Abbigliamento e calzature (+0,5%), Servizi sanitari e spese per la salute (+0,4%), Mobili articoli e servizi per la casa, (+ 0,1%).
Incrementi tendenziali nulli si sono registrati in nessun capitolo.
Gli incrementi tendenziali negativi si sono registrati nei capitoli Comunicazioni (-3,4%), Istruzione (-0,9%). Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,5%), Ricreazione, spettacoli e cultura (-0,1%).
Nell'ambito delle 20 città capoluogo di regione, gli aumenti tendenziali più elevati dell'indice NIC si sono verificati soltanto nelle città di Trieste (+2,2%), Bolzano (+2,1%), Trento (+1,5%), Bari, Milano eNapoli (+104% per tutte e tre),  Palermo, Genova e Firenze (+1,2% per tutte e tre), Perugia (+1,1%),  Catanzaro e Aosta (+1,0% per entrambe), Potenza e Venezia (+0,9% per entrambe), Torino e Cagliari, (+0,8% per entrambe), Ancona e Roma (+0,7 per entrambe), Bologna (+0,6%).

I prossimi indici saranno pubblicati il 15 Marzo 2017.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it



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