LA TELA DI PENELOPE NON CESSA IL CONTINUO CUCI E SCUCI
21/09/2007
Il ricordo della tela di Penelope e del suo continuo cucire diurno
e scucire notturno è vivo nella memoria di tutti noi e sembra
impossibile che questo racconto potesse essere riproposto in tema
di riforma delle professioni.
Invece è proprio così: la riforma delle professioni sembra in una fase di stallo ed il tanto atteso testo unico che possa fare da base per la discussione tra le parti ancora non vede la luce.
All’inizio di questa settimana si è riunito il Comitato ristretto nato dalle commissioni giustizia ed attività produttive della Camera ed è stato dato mandato ufficiale ai relatori Pierluigi Mantini e Giuseppe Chicchi, di presentare un nuovo testo unico che riunisse una serie di emendamenti al ddl del governo.
Fino a qui fila tutto liscio come l’olio: peccato che è già da diverso tempo che si conosce questo compito dei parlamentari, con l’impressione, quindi, che si voglia correre un gran premio di formula 1 con il freno a mano tirato.
E’ vero che la carne al fuoco non manca: dalla questione della riduzione degli ordini, alle deleghe, ma siamo convinti che il testo di base sia già in una fase avanzata di bozza in quanto entro le prossime due settimane dovrebbe essere ufficialmente presentato. Ma allora perché tutto procede così lentamente? La riunione si è svolta con la massima serenità ed ha avuto un iter molto rapido, ma è probabile che ancora non si abbia chiarezza su alcuni punti quali incentivi per i giovani, con agevolazioni fiscali per le assunzioni al di sotto i 35 anni ed un tirocinio flessibile che venga ridotto temporalmente.
Il governo è al lavoro e l’opposizione chiede una marcia in più per portare a termine il tanto atteso testo unico, che possa fare da pilastro portante nella riforma.
Secondo Maria Grazia Siliquini, responsabile del dipartimento delle professioni di An, "concluse le audizioni è indispensabile e opportuno che i relatori, a seguito della loro relazione sui principi esposti solo oralmente, prendano atto delle singole posizioni politiche prima di elaborare il testo da presentare in commissione”.
E’ assolutamente fondamentale, quindi, mettere nero su bianco i pilastri portanti del provvedimento, senza il quale è difficile il confronto e con il quale sarà possibile “far conoscere con precisione i punti fermi che si intende porre come inderogabili nell’affrontare la riforma delle professioni”.
Gianfranco Laurini di Forza Italia, già autore di una proposta di legge che dovrebbe entrare a far parte del testo unico, afferma che “il governo in tema di riforma delle professioni ha fatto diverse aperture, ma bisogna verificarle: perché ogni categoria ha le sue specificità che vanno rispettate. Allora prima vediamo un testo, prima cominciamo a lavorare concretamente”.
Che la riforma sia assolutamente necessaria è convinzione di tutti, quindi, ma è certo che senza un atto scritto concreto, il cammino a seguire diventa estremamente difficile.
Contemporaneamente a questo “avanti ed indietro” c’è la posizione dei professionisti. Proprio qualche giorno fa, in sede del Congresso Nazionale degli Ingegneri, tenutosi ad Agrigento, Pierluigi Mantini aveva stimolato i partecipanti verso uno stop nella raccolta delle firme per il testo di legge di iniziativa popolare e se da un lato questo appello poteva avere avuto presa nelle coscienza, dall’altro viene ribadito che la politica non può decidere in tal senso e 19mila adesioni solo nel nord italia non possono e non devono passare inosservate.
Lo sconforto inizia a prendere il sopravvento: fino a quando le categorie professionali rimarranno in attesa che dai palazzi della politica si decida sul loro futuro?
© Riproduzione riservata
Invece è proprio così: la riforma delle professioni sembra in una fase di stallo ed il tanto atteso testo unico che possa fare da base per la discussione tra le parti ancora non vede la luce.
All’inizio di questa settimana si è riunito il Comitato ristretto nato dalle commissioni giustizia ed attività produttive della Camera ed è stato dato mandato ufficiale ai relatori Pierluigi Mantini e Giuseppe Chicchi, di presentare un nuovo testo unico che riunisse una serie di emendamenti al ddl del governo.
Fino a qui fila tutto liscio come l’olio: peccato che è già da diverso tempo che si conosce questo compito dei parlamentari, con l’impressione, quindi, che si voglia correre un gran premio di formula 1 con il freno a mano tirato.
E’ vero che la carne al fuoco non manca: dalla questione della riduzione degli ordini, alle deleghe, ma siamo convinti che il testo di base sia già in una fase avanzata di bozza in quanto entro le prossime due settimane dovrebbe essere ufficialmente presentato. Ma allora perché tutto procede così lentamente? La riunione si è svolta con la massima serenità ed ha avuto un iter molto rapido, ma è probabile che ancora non si abbia chiarezza su alcuni punti quali incentivi per i giovani, con agevolazioni fiscali per le assunzioni al di sotto i 35 anni ed un tirocinio flessibile che venga ridotto temporalmente.
Il governo è al lavoro e l’opposizione chiede una marcia in più per portare a termine il tanto atteso testo unico, che possa fare da pilastro portante nella riforma.
Secondo Maria Grazia Siliquini, responsabile del dipartimento delle professioni di An, "concluse le audizioni è indispensabile e opportuno che i relatori, a seguito della loro relazione sui principi esposti solo oralmente, prendano atto delle singole posizioni politiche prima di elaborare il testo da presentare in commissione”.
E’ assolutamente fondamentale, quindi, mettere nero su bianco i pilastri portanti del provvedimento, senza il quale è difficile il confronto e con il quale sarà possibile “far conoscere con precisione i punti fermi che si intende porre come inderogabili nell’affrontare la riforma delle professioni”.
Gianfranco Laurini di Forza Italia, già autore di una proposta di legge che dovrebbe entrare a far parte del testo unico, afferma che “il governo in tema di riforma delle professioni ha fatto diverse aperture, ma bisogna verificarle: perché ogni categoria ha le sue specificità che vanno rispettate. Allora prima vediamo un testo, prima cominciamo a lavorare concretamente”.
Che la riforma sia assolutamente necessaria è convinzione di tutti, quindi, ma è certo che senza un atto scritto concreto, il cammino a seguire diventa estremamente difficile.
Contemporaneamente a questo “avanti ed indietro” c’è la posizione dei professionisti. Proprio qualche giorno fa, in sede del Congresso Nazionale degli Ingegneri, tenutosi ad Agrigento, Pierluigi Mantini aveva stimolato i partecipanti verso uno stop nella raccolta delle firme per il testo di legge di iniziativa popolare e se da un lato questo appello poteva avere avuto presa nelle coscienza, dall’altro viene ribadito che la politica non può decidere in tal senso e 19mila adesioni solo nel nord italia non possono e non devono passare inosservate.
Lo sconforto inizia a prendere il sopravvento: fino a quando le categorie professionali rimarranno in attesa che dai palazzi della politica si decida sul loro futuro?
A cura di Paola
Bivona
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