LEGAMBIENTE SULLA VENDITA DELLE MINIERE
05/07/2006
"In uno scenario di abbandono e degrado come quello in cui versano
alcune zone minerarie della Regione, considerate di pregio
ambientale, è certamente positivo il bando della Regione per
l'affidamento a privati degli immobili di tre di queste zone".
Così Legambiente Sardegna interviene sulla scelta della Giunta regionale Sarda che ha bandito la vendita di alcuni siti minerari dismessi. "Da anni - continua Legambiente Sardegna - chiediamo il recupero e la valorizzazione dei villaggi minerari che esprimono una grande potenzialità turistica e in qualche modo questo bando sollecita gli imprenditori privati a presentare proposte di riqualificazione e riconversione a uso turistico anche con l'ipotesi dell'affidamento di una parte degli immobili".
Gli insediamenti minerari, ricorda Legambiente, sono localizzati in zone di grande valore paesaggistico e ambientale ma che ancora oggi presentano le profonde ferite lasciate dall'attività estrattiva. Milioni di tonnellate di scorie cariche di veleni, seppure in modo concentrato dal punto di vista territoriale, inquinano in maniera pesante migliaia di ettari (Masua, Casargius, Piscinas, Naracauli, Montevecchio, Monteponi, Sa Masa, Rio Sitzerri).
Gli studi elaborati dall'EMSA nel 1997/98 prospettavano interventi per migliaia di miliardi per il risanamento. I campionamenti eseguiti da 10 anni a questa parte da diversi Istituti di Ricerca negli ambienti fluviali che provengono da tutte le zone minerarie (Rio Irvi, Rio Piscinas, Rio di Montevecchio, Rio Sitzerri, Rio di Naraculi, Rio San Giorgio) presentano concentrazioni elevatissime di metalli pesanti quali piombo, cadmio e zinco in alcuni casi anche 100 volte superiori rispetto agli standard ammissibili.
In particolare si segnala che questi metalli pesanti vanno ad accumularsi nelle spiagge di Fontanamare e Piscinas su cui occorre esercitare una particolare attenzione. Ed inoltre il Rio di Montevecchio, ormai da decenni, versa questi carichi inquinanti negli stagni di San Giovanni e Marceddì.
Tale situazione era talmente conosciuta che il Ministero dell’Ambiente aveva già inserito le zone minerarie nel Piano Nazionale delle Bonifiche.
"Per quello che ci riguarda - conclude Legambiente Sardegna - preferiamo che si adotti la formula della concessione pluridecennale, però può essere ammissibile anche la vendita di alcuni immobili a patto che il tutto sia inserito in programmi organici di riqualificazione su area vasta e quindi si possa realizzare un vantaggio per le comunità locali".
Chiaramente esiste la priorità al disinquinamento ambientale per poter intraprendere uno sviluppo turistico.
Naturalmente le proposte dei privati dovranno essere inserite nella normativa del nuovo PPR e rispettare le seguenti indicazioni:
tel/fax 070659740
e-mail salegambiente@tiscali.it
© Riproduzione riservata
Così Legambiente Sardegna interviene sulla scelta della Giunta regionale Sarda che ha bandito la vendita di alcuni siti minerari dismessi. "Da anni - continua Legambiente Sardegna - chiediamo il recupero e la valorizzazione dei villaggi minerari che esprimono una grande potenzialità turistica e in qualche modo questo bando sollecita gli imprenditori privati a presentare proposte di riqualificazione e riconversione a uso turistico anche con l'ipotesi dell'affidamento di una parte degli immobili".
Gli insediamenti minerari, ricorda Legambiente, sono localizzati in zone di grande valore paesaggistico e ambientale ma che ancora oggi presentano le profonde ferite lasciate dall'attività estrattiva. Milioni di tonnellate di scorie cariche di veleni, seppure in modo concentrato dal punto di vista territoriale, inquinano in maniera pesante migliaia di ettari (Masua, Casargius, Piscinas, Naracauli, Montevecchio, Monteponi, Sa Masa, Rio Sitzerri).
Gli studi elaborati dall'EMSA nel 1997/98 prospettavano interventi per migliaia di miliardi per il risanamento. I campionamenti eseguiti da 10 anni a questa parte da diversi Istituti di Ricerca negli ambienti fluviali che provengono da tutte le zone minerarie (Rio Irvi, Rio Piscinas, Rio di Montevecchio, Rio Sitzerri, Rio di Naraculi, Rio San Giorgio) presentano concentrazioni elevatissime di metalli pesanti quali piombo, cadmio e zinco in alcuni casi anche 100 volte superiori rispetto agli standard ammissibili.
In particolare si segnala che questi metalli pesanti vanno ad accumularsi nelle spiagge di Fontanamare e Piscinas su cui occorre esercitare una particolare attenzione. Ed inoltre il Rio di Montevecchio, ormai da decenni, versa questi carichi inquinanti negli stagni di San Giovanni e Marceddì.
Tale situazione era talmente conosciuta che il Ministero dell’Ambiente aveva già inserito le zone minerarie nel Piano Nazionale delle Bonifiche.
"Per quello che ci riguarda - conclude Legambiente Sardegna - preferiamo che si adotti la formula della concessione pluridecennale, però può essere ammissibile anche la vendita di alcuni immobili a patto che il tutto sia inserito in programmi organici di riqualificazione su area vasta e quindi si possa realizzare un vantaggio per le comunità locali".
Chiaramente esiste la priorità al disinquinamento ambientale per poter intraprendere uno sviluppo turistico.
Naturalmente le proposte dei privati dovranno essere inserite nella normativa del nuovo PPR e rispettare le seguenti indicazioni:
- rispetto delle tipologie costruttive;
- uso di materiali dell’architettura tradizionali;
- nessun aumento di cubatura;
- demolizioni delle parti più fatiscenti e non recuperabili dal punto di vista tipologico;
- riprogettazione dei villaggi minerari con tutte le migliori tecniche della bioarchitettura assoggettati a criteri dello sviluppo sostenibile (risparmio energetico e piani di autosufficienza energetica con inserimento della produzione di energia da fonti rinnovabili, uso razionale delle risorse idriche).
tel/fax 070659740
e-mail salegambiente@tiscali.it
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