Lettera del Presidente dei Geologi al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti
03/07/2012
Continua l'impegno del Consiglio Nazionale dei Geologi ed,
in particolare, del presidente Gian Vito Graziano a favore
di politica di salvaguardia e prevenzione che attraverso una
corretta conoscenza geologica del nostro territorio possa ridurre
il rischio idrogeologico causa di troppe morti negli ultimi
anni.
Riportiamo integralmente la lettera inviata da Gian Vito Graziano al Presidente del Consiglio Mario Monti.
Illustrissimo Sig. Presidente,
comprendo che in un momento così difficile per il nostro Paese che La porta ad essere impegnato quasi ininterrottamente su diversi fronti, non è facile che abbia l'opportunità di leggere la nota del Presidente di una categoria professionale, quella dei geologi italiani, non particolarmente numerosa e peraltro spesso soffocata da un forte ostracismo.
Tuttavia poiché confido nel Suo forte impegno nei confronti della risoluzione dei grandi problemi, non soltanto economici, di questa nazione, le scrivo innanzitutto in nome delle Scienze della Terra e secondariamente a nome dei 15.000 geologi italiani che operano sul territorio.
Desidero, per prima cosa, ringraziarLa proprio per il forte impegno che, anche a livello personale, sta profondendo in questo periodo per portare il bilancio di questo Paese fuori dalle difficoltà in cui versa attualmente e per consentire all'Italia di restare in quel sistema europeo di valori culturali, commerciali e sociali, che rappresenta il futuro di tutti i cittadini.
Mi permetta però Sig. Presidente di rappresentarLe la particolare contingenza in cui si trova la geologia italiana, pur all'indomani dell'ennesima catastrofe che ha colpito l'Emilia Romagna, che ha portato all'attenzione, questa volta in modo più evidente che in altre occasioni, quanto importante e strategica sia la conoscenza geologica del nostro territorio.
Eppure, proprio all'indomani di questo terremoto, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici propone una modifica sostanziale ad alcuni articoli del D.P.R. 380/2001 nella direzione opposta a quella della conoscenza e conseguentemente a quella della prevenzione. Una modifica che si esplicita con la scomparsa di quell'elaborato progettuale fondamentale, che è la relazione geologica, e con essa tutto quel bagaglio di conoscenze che consente di operare scelte compatibili con l'assetto del territorio.
Non siamo contrari alle semplificazioni, tutt'altro, ma siamo contrari, questo sì, a qualunque deroga ai concetti di sicurezza e di benessere dei cittadini. Si può costruire un edificio "semplice" o "modesto" in un'area in frana o in un'area di possibile esondazione di un fiume o in un'area di possibile liquefazione dei terreni o in tanti altri scenari di rischio. Non per questo possiamo permettere che esso crolli e arrechi danni a persone e a cose. Non possiamo permettercelo Sig. Presidente, perché già troppe volte questo è accaduto.
Non Le scrivo per un mero interesse di categoria, motivazione che, abbiamo avuto modo di dimostrare tante volte, non ci appartiene, ma per la radicata convinzione che in questo Paese non si può continuare a piangere i morti, a fare il conteggio dei danni, a proclamare nuove iniziative ed importanti disegni di legge nella direzione di una cultura della prevenzione, e poi continuare nel solito e perseverante ostracismo nei confronti della geologia, nei confronti di chi può contribuire allo sviluppo di questo Paese.
Si, Sig. Presidente, noi abbiamo la consapevolezza, forse anche una po' l'arroganza, e per questo La prego di perdonarmi, di affermare che la geologia ed i geologi possano contribuire allo sviluppo di questo Paese. Non abbiamo certo le competenze economiche per affermare questo concetto, perché i nostri studi non si occupano di problematiche economiche e finanziarie, ma abbiamo di sicuro la competenza per poter mitigare i rischi dei nostri territori, contribuendo a creare scenari di maggiore sicurezza per le nostre città e per le nostre campagne.
Non ci occorre avere una competenza di problematiche economiche per comprendere il messaggio più volte lanciato dal Capo dello Stato, secondo cui una seria politica di salvaguardia dei nostri territori, prioritaria in Italia, contribuisce a diminuire un debito pubblico troppe volte messo in crisi dalle catastrofi che ogni anno si abbattono sul Paese.
Sono invece costretto ad evidenziarLe l'ostracismo che la geologia continua a subire in Italia, a discapito di una più ampia e multidisciplinare cultura tecnica e scientifica della quale si sente tanto il bisogno.
Non posso sottacere quello che ai più è sembrato un atto di pura arroganza, con il quale il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ed il Ministero delle Infrastrutture hanno aggirato due recenti sentenze del TAR Lazio, che avevano reso giustizia alle competenze ed alla cultura geologica, proponendo una modifica di legge, non attraverso un normale iter parlamentare, ma introducendo la stessa modifica, che non ha alcun requisito di urgenza, nel D.L. n. 85/12 "Misure urgenti per la crescita del paese".
Pensi ancora Sig. Presidente che ad oltre 18 mesi dall'insediamento dell'attuale Consiglio Nazionale dei Geologi, siamo ancora in attesa della nomina del nostro rappresentante nell'Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Per non parlare poi degli evidenti sbarramenti che ci vengono posti sempre in quella sede nel previsto percorso di monitoraggio delle Norme Tecniche sulle Costruzioni.
Potrei continuare ancora per evidenziarLe ad esempio i problemi dei Dipartimenti universitari di Scienze della Terra, ma credo di averLe già rubato sin troppo tempo.
Sig. Presidente, il tempo che avrà dedicato alla lettura di questa nota non andrà perso se, nel progetto di risanamento economico della nostra nazione al quale si sta dedicando con riconosciuto impegno, vorrà inserire anche l'aspetto delicatissimo della prevenzione, di cui tanto si parla all'indomani delle tragedie, ma senza mai farne realmente tesoro. Senza far tesoro di quello che la storia italiana ci insegna ormai da almeno 50 anni (l'anno prossimo ricorrerà il 50° anniversario di una orribile tragedia, quella del Vajont, che per certi versi segnò l'inizio della professione di geologo).
A nome della comunità geologica italiana, Le chiedo di intervenire per fermare la deriva anti geologica e dunque anti prevenzione che si sta affermando in Italia, laddove si invocano falsi criteri di semplificazione.
Sig. Presidente, dia alla comunità geologica l'opportunità di poter svolgere con dignità il proprio ruolo di sussidiarietà e di servizio, di poter fare quello che i geologi sanno fare, nel campo delle costruzioni, come nel campo dell'ambiente, nell'ambito dei rischi come in quello delle risorse.
All'indomani della prossima alluvione, del prossimo terremoto o della prossima frana potremo finalmente dire che qualcosa sta cambiando e non essere costretti a puntare il dito verso quegli apparati dello Stato che dovrebbero avere a cuore (mi perdoni l'uso del condizionale) la sicurezza dei cittadini e l'interesse pubblico.
Sono certo che non mancherà la Sua attenzione. Per questo attendiamo con ansia un Suo cortese cenno di riscontro e soprattutto, qualora condividesse le nostre preoccupazioni, un evidente segnale di discontinuità rispetto ai metodi utilizzati, che non prevedono mai, purtroppo, neanche una minimale interlocuzione.
Voglia gradire i migliori auguri per il Suo mandato ed i più distinti saluti."
© Riproduzione riservata
Riportiamo integralmente la lettera inviata da Gian Vito Graziano al Presidente del Consiglio Mario Monti.
Illustrissimo Sig. Presidente,
comprendo che in un momento così difficile per il nostro Paese che La porta ad essere impegnato quasi ininterrottamente su diversi fronti, non è facile che abbia l'opportunità di leggere la nota del Presidente di una categoria professionale, quella dei geologi italiani, non particolarmente numerosa e peraltro spesso soffocata da un forte ostracismo.
Tuttavia poiché confido nel Suo forte impegno nei confronti della risoluzione dei grandi problemi, non soltanto economici, di questa nazione, le scrivo innanzitutto in nome delle Scienze della Terra e secondariamente a nome dei 15.000 geologi italiani che operano sul territorio.
Desidero, per prima cosa, ringraziarLa proprio per il forte impegno che, anche a livello personale, sta profondendo in questo periodo per portare il bilancio di questo Paese fuori dalle difficoltà in cui versa attualmente e per consentire all'Italia di restare in quel sistema europeo di valori culturali, commerciali e sociali, che rappresenta il futuro di tutti i cittadini.
Mi permetta però Sig. Presidente di rappresentarLe la particolare contingenza in cui si trova la geologia italiana, pur all'indomani dell'ennesima catastrofe che ha colpito l'Emilia Romagna, che ha portato all'attenzione, questa volta in modo più evidente che in altre occasioni, quanto importante e strategica sia la conoscenza geologica del nostro territorio.
Eppure, proprio all'indomani di questo terremoto, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici propone una modifica sostanziale ad alcuni articoli del D.P.R. 380/2001 nella direzione opposta a quella della conoscenza e conseguentemente a quella della prevenzione. Una modifica che si esplicita con la scomparsa di quell'elaborato progettuale fondamentale, che è la relazione geologica, e con essa tutto quel bagaglio di conoscenze che consente di operare scelte compatibili con l'assetto del territorio.
Non siamo contrari alle semplificazioni, tutt'altro, ma siamo contrari, questo sì, a qualunque deroga ai concetti di sicurezza e di benessere dei cittadini. Si può costruire un edificio "semplice" o "modesto" in un'area in frana o in un'area di possibile esondazione di un fiume o in un'area di possibile liquefazione dei terreni o in tanti altri scenari di rischio. Non per questo possiamo permettere che esso crolli e arrechi danni a persone e a cose. Non possiamo permettercelo Sig. Presidente, perché già troppe volte questo è accaduto.
Non Le scrivo per un mero interesse di categoria, motivazione che, abbiamo avuto modo di dimostrare tante volte, non ci appartiene, ma per la radicata convinzione che in questo Paese non si può continuare a piangere i morti, a fare il conteggio dei danni, a proclamare nuove iniziative ed importanti disegni di legge nella direzione di una cultura della prevenzione, e poi continuare nel solito e perseverante ostracismo nei confronti della geologia, nei confronti di chi può contribuire allo sviluppo di questo Paese.
Si, Sig. Presidente, noi abbiamo la consapevolezza, forse anche una po' l'arroganza, e per questo La prego di perdonarmi, di affermare che la geologia ed i geologi possano contribuire allo sviluppo di questo Paese. Non abbiamo certo le competenze economiche per affermare questo concetto, perché i nostri studi non si occupano di problematiche economiche e finanziarie, ma abbiamo di sicuro la competenza per poter mitigare i rischi dei nostri territori, contribuendo a creare scenari di maggiore sicurezza per le nostre città e per le nostre campagne.
Non ci occorre avere una competenza di problematiche economiche per comprendere il messaggio più volte lanciato dal Capo dello Stato, secondo cui una seria politica di salvaguardia dei nostri territori, prioritaria in Italia, contribuisce a diminuire un debito pubblico troppe volte messo in crisi dalle catastrofi che ogni anno si abbattono sul Paese.
Sono invece costretto ad evidenziarLe l'ostracismo che la geologia continua a subire in Italia, a discapito di una più ampia e multidisciplinare cultura tecnica e scientifica della quale si sente tanto il bisogno.
Non posso sottacere quello che ai più è sembrato un atto di pura arroganza, con il quale il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ed il Ministero delle Infrastrutture hanno aggirato due recenti sentenze del TAR Lazio, che avevano reso giustizia alle competenze ed alla cultura geologica, proponendo una modifica di legge, non attraverso un normale iter parlamentare, ma introducendo la stessa modifica, che non ha alcun requisito di urgenza, nel D.L. n. 85/12 "Misure urgenti per la crescita del paese".
Pensi ancora Sig. Presidente che ad oltre 18 mesi dall'insediamento dell'attuale Consiglio Nazionale dei Geologi, siamo ancora in attesa della nomina del nostro rappresentante nell'Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Per non parlare poi degli evidenti sbarramenti che ci vengono posti sempre in quella sede nel previsto percorso di monitoraggio delle Norme Tecniche sulle Costruzioni.
Potrei continuare ancora per evidenziarLe ad esempio i problemi dei Dipartimenti universitari di Scienze della Terra, ma credo di averLe già rubato sin troppo tempo.
Sig. Presidente, il tempo che avrà dedicato alla lettura di questa nota non andrà perso se, nel progetto di risanamento economico della nostra nazione al quale si sta dedicando con riconosciuto impegno, vorrà inserire anche l'aspetto delicatissimo della prevenzione, di cui tanto si parla all'indomani delle tragedie, ma senza mai farne realmente tesoro. Senza far tesoro di quello che la storia italiana ci insegna ormai da almeno 50 anni (l'anno prossimo ricorrerà il 50° anniversario di una orribile tragedia, quella del Vajont, che per certi versi segnò l'inizio della professione di geologo).
A nome della comunità geologica italiana, Le chiedo di intervenire per fermare la deriva anti geologica e dunque anti prevenzione che si sta affermando in Italia, laddove si invocano falsi criteri di semplificazione.
Sig. Presidente, dia alla comunità geologica l'opportunità di poter svolgere con dignità il proprio ruolo di sussidiarietà e di servizio, di poter fare quello che i geologi sanno fare, nel campo delle costruzioni, come nel campo dell'ambiente, nell'ambito dei rischi come in quello delle risorse.
All'indomani della prossima alluvione, del prossimo terremoto o della prossima frana potremo finalmente dire che qualcosa sta cambiando e non essere costretti a puntare il dito verso quegli apparati dello Stato che dovrebbero avere a cuore (mi perdoni l'uso del condizionale) la sicurezza dei cittadini e l'interesse pubblico.
Sono certo che non mancherà la Sua attenzione. Per questo attendiamo con ansia un Suo cortese cenno di riscontro e soprattutto, qualora condividesse le nostre preoccupazioni, un evidente segnale di discontinuità rispetto ai metodi utilizzati, che non prevedono mai, purtroppo, neanche una minimale interlocuzione.
Voglia gradire i migliori auguri per il Suo mandato ed i più distinti saluti."
A cura di Ilenia
Cicirello
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