Liberalizzazione Professioni: Contestata ieri da alcuni senatori e dagli architetti

14/07/2011

Come è ormai noto, con i commi 2, 3 e 4 dell'articolo 29 rubricato "Liberalizzazione del collocamento e dei servizi" del Decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 recante "Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria" viene "istituita presso il Ministero della giustizia una Alta Commissione per formulare proposte in materia di liberalizzazione dei servizi"
L'Alta Commissione, che deve completare i lavori entro 180 giorni dell'entrata in vigore del decreto stesso è composta da esperti nominati dai Ministri della giustizia, dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali e ne fanno parte anche non meglio identificati esperti della Commissione europea, dell'OCSE e del Fondo monetario internazionale.
Si qui la norma inserita nell'ultima manovra finanziaria che sottintende le liberalizzazioni degli ordini ma sulla stessa e sui successivi emendamenti si sono già puntati gli strali non soltanto dei liberi professionisti ma anche (è notizia di ieri) di 22 senatori del Pdl che, presa carta e penna hanno scritto una lettera al presidente del Senato, ai presidenti del gruppo Pdl di Palazzo Madama e della commissione Bilancio per dire no alle liberalizzazioni degli ordini professionali.

I senatori che contestano il provvedimento precisano che "Le professioni devono essere coinvolte in un processo riformatore di ammodernamento che, tuttavia, non destrutturi il sistema, consegnandolo a logiche capitalistiche di mercato, con la conseguenza di destabilizzare uno dei più antichi e solidi comparti economici del Paese". E continuano precisando che "La rimozione degli ostacoli all'attività economica dei cittadini è certamente un tema importante, che tuttavia non va confuso con interventi astratti di natura meramente ideologica. Non è colpendo le professioni, i relativi Ordini e la loro funzione di controllo a garanzia dei cittadini che si creano nuove opportunità di sviluppo".
I senatori del Pdl concludono la loro lettera sottolineando che "il Paese ha un urgente bisogno di riforme strutturali capaci di generare sviluppo, competizione e occupazione in una logica che garantisca l'efficienza e l'economicitá, nel rispetto dei principi di universalitá, solidarietá ed equitá. L'ipotesi di riforma in argomento sembra pregiudicare questi obiettivi e rischia di essere il frutto di una spinta emotiva ingiustificata che allontanerebbe il nostro Paese da quegli standard di efficienza che vengono garantiti dagli esercenti le professioni intellettuali i cui Ordini richiedono un ammodernamento e non certo una inutile e dannosa deriva liberalizzatrice".

Nella stessa giornata di ieri il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha diffuso un comunicato stampa in cui ha espresso la sua più ferma opposizione all'emendamento sulle liberalizzazioni delle libere professioni presentato al testo della Manovra in quanto esso non distingue tra professioni già regolamentate per motivi di interesse generale e quelle che non lo sono.
Il CNAPPC precisa che "A seguito di questo vizio sostanziale applica in senso lato il principio di libertà d'impresa, subordinandovi l'interesse generale e andando, così, contro i principi costituzionali ed europei.
Riferendosi, poi alla legislazione europea, il Consiglio Nazionale sottolinea che la "Direttiva Qualifiche Professionali" (2005/36/CE) all'articolo 43, prevede espressamente che "nella misura in cui si tratta di professioni regolamentate, la presente direttiva riguarda anche le professioni liberali che sono, secondo la direttiva stessa, quelle praticate sulla base di pertinenti qualifiche professionali in modo personale, responsabile e professionalmente indipendente da parte di coloro che forniscono servizi intellettuali e di concetto nell'interesse dei clienti e del pubblico. L'esercizio della professione negli Stati membri può essere oggetto, a norma del trattato, di specifici limiti legali sulla base della legislazione nazionale e sulle disposizioni di legge stabilite autonomamente, nell'ambito di tale contesto, dai rispettivi organismi professionali rappresentativi, salvaguardando e sviluppando la loro professionalità e la qualità del servizio e la riservatezza dei rapporti con i clienti".
Gli architetti italiani ribadiscono, nel comunicato stampa, la disponibilità a discutere e a condividere una riforma modernizzatrice delle professioni, nel superiore interesse del Paese ma che sia coerente con i principi di etica e di qualità ai quali si ispirano i professionisti italiani e chiedono a maggioranza e a opposizione di salvaguardare i diritti della collettività e dei cittadini, escludendo le professioni regolamentate dall'emendamento e indicando, invece, un termine ordinativo di sei mesi per legiferare separatamente in materia di professioni intellettuali.

A cura di Ilenia Cicirello


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Comunicato CNAPPC