Liberalizzazioni: Il parere del Presidente degli Architetti Leopoldo Freyrie
07/02/2012
Dopo aver pubblicato venerdì scorso le risposte del Presidente del Consiglio nazionale dei geologi Gian Vito Graziano e ieri quelle del Presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri Armando Zambrano pubblichiamo oggi quelle del Presidente del Consiglio nazionale degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori Leopoldo Freyrie.
Nella risposta pervenuta, il Presidente Freyrie, nel ringraziare per aver interpellato il Consiglio Nazionale degli Architetti, ha precisato che la schematicità delle domande non farebbe, però, giustizia della complessità degli argomenti sul tappeto ed è per questo motivo che ha preferito predisporre "una nota complessiva che meglio articola le tematiche proposte".
La risposta è pubblicata nel box in corsivo di seguito alle relative domande delle quali può essere letto il testo completo cliccando su "Visualizza tutto".
Ecco la nota di risposta del Presidente Freyrie.
"Caro
Direttore,
le domande poste da lavoripubblici.it sono senz'altro
sensate e le risposte a tali quesiti sono di fatto insite
nell'attività che il Consiglio Nazionale degli Architetti ha svolto
negli ultimi mesi e di cui avete sempre dato notizia con estrema
sollecitudine ed attenzione.
Il vero problema politico e culturale che va sottolineato,
piuttosto che riferirsi ad una puntuale interpretazione di una
normativa confusa e, in alcuni casi, non ancora definitiva,
riguarda l'approccio che Governi e Parlamenti continuano a dare ad
una Riforma delle professioni necessaria e urgente, gestita però in
modo casuale, frammentario e incapace di un progetto generale di
inserimento delle professioni intellettuali nei processi di
sviluppo economico, capace, a sua volta, di mettere a frutto
l'intelligenza ed i valori etici dei professionisti italiani.
Ma andiamo con ordine.
Le tariffe: un'analisi lucida della situazione del dopo Bersani -
dati Cresme 2011 - ci dice che nel mercato delle opere private
l'abolizione dei minimi non ha causato effetti rilevanti, che sono
invece da attribuirsi al calo progressivo del comparto edilizio. La
ragione? Nella generalità dei casi nessuno le applicava, benché
tutti le usassero come parametro di riferimento utile ed indicativo
per professionista e committente.
Il danno vero è stato negli incarichi pubblici dove le Pubbliche
Amministrazioni hanno innestato un processo di dumping estremo e
dannoso, che ha portato a ribassi fino oltre il 90%.
L'esplicitazione della necessità di parametri di riferimento per il
giudice, in caso di contenzioso, è stato il buon risultato di una
attività di dialogo e di pressione con il Ministero della
Giustizia, ora interpellato perché chiarisca se, fino a che non vi
saranno nuovi parametri, i magistrati dovranno utilizzare come
parametri le vecchie tariffe.
Allo stesso Ministero, così come negli emendamenti già proposti da
noi ai Gruppi parlamentari, abbiamo posto il problema di utilizzare
i parametri anche per stabilire le soglie di gara per gli incarichi
pubblici, perché viceversa o si bloccheranno le procedure o le P.A.
sfrutteranno il vuoto normativo per dare solo incarichi fiduciari
sotto soglia; oppure utilizzeranno esclusivamente il criterio del
prezzo più basso per conferire i lavori perdendo così qualsiasi
controllo sulla qualità dei progetti appaltati.
Non penso che tutto ciò sia semplicemente motivabile con l'attacco
da parte di "poteri forti": non credo ai complotti. Sono invece
fortemente convinto che le dinamiche trasparenti di confronto e di
pressione siano normali in democrazia. C’è semmai da riscontrare in
alcuni casi una scarsa conoscenza, da parte della nostra classe
politica, delle problematiche connesse alle tematiche della
progettazione, e più in generale, a quelle che riguardano le libere
professioni che spesso sono trattate in modo superficiale e secondo
posizioni preconcette.
E' però vero che dobbiamo essere più incisivi per acquisire
credibilità e ascolto nel proporre soluzioni per lo sviluppo
sostenibile del Paese. Nello stesso tempo, dobbiamo saper
utilizzare gli strumenti a disposizione per impedire che il mercato
sia riservato ad una oligarchia o svilito nella commercializzazione
al ribasso.
Per questo abbiamo segnalato il caso Groupon all'Antitrust e lo
stesso faremo per tutte quelle norme sui lavori pubblici che di
fatto riservano la progettazione a pochi soggetti. Non smettiamo, e
non smetteremo, di batterci contro i ribassi insensati nelle gare
pubbliche e, più in generale, nel voler affermare che i compensi
professionali debbano comunque essere sempre proporzionati alla
complessità ed alla qualità del lavoro svolto.
Quanto al contratto scritto è una norma di civiltà che tutela sia
il professionista che il committente. La valutazione di congruità
della prestazione sarà fatta - vorrei dire finalmente - sulla
verifica che l'architetto abbia svolto davvero la prestazione
professionale - prevista nel contratto - secondo adeguati standard
tecnici e che comprenda ogni elaborato e documento promesso: se
vogliamo essere forti e credibili dobbiamo garantire qualità e
competenza, affinché al cliente sia chiaro chi sono gli architetti
che forniscono una prestazione professionale adeguata e quali -
fortunatamente pochi - no!
Quindi tutto bene? No, ci sono molte cose da chiarire perché, come
sempre in questo Paese, le norme sono il risultato di "un taglia e
cuci" irrazionale.
Ma il vero grave danno sarebbe l'istituzione delle Società tra
Professionisti senza limiti di capitale per i soci non iscritti
agli Albi. Se non riusciremo ad impedire questo obbrobrio normativo
allora sì che gli architetti saranno ostaggio dell'unico potere che
veramente conta nella società contemporanea, quello del denaro. E
il cliente non saprà se si sta rivolgendo ad un professionista
"libero e autonomo" o viceversa a un progettista che - occultamente
- dipende dalla stessa impresa della quale deve dirigere i lavori e
controllare i costi di costruzione.
Cordiali saluti.
Leopoldo Freyrie."
Con l'occasione alleghiamo, alla presente notizia, gli emendamenti proposti dal Consiglio nazionale degli architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ai gruppi parlamentari in riferimento alla conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 sulle cosiddette "liberalizzazioni".
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