Liberalizzazioni: Il parere del Presidente degli Architetti Leopoldo Freyrie

07/02/2012

Con lettera aperta, pubblicata venerdì 27 gennaio (leggi), la nostra redazione aveva deciso di porre alcune domande ai rappresentanti nazionali delle principali professioni tecniche. In particolare, le domande riguardavano le novità e gli effetti introdotti dall'articolo 9 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 con cui venivano dettate nuove disposizioni per le professioni regolamentate.

Dopo aver pubblicato venerdì scorso le risposte del Presidente del Consiglio nazionale dei geologi Gian Vito Graziano e ieri quelle del Presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri Armando Zambrano pubblichiamo oggi quelle del Presidente del Consiglio nazionale degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori Leopoldo Freyrie.
Nella risposta pervenuta, il Presidente Freyrie, nel ringraziare per aver interpellato il Consiglio Nazionale degli Architetti, ha precisato che la schematicità delle domande non farebbe, però, giustizia della complessità degli argomenti sul tappeto ed è per questo motivo che ha preferito predisporre "una nota complessiva che meglio articola le tematiche proposte".
La risposta è pubblicata nel box in corsivo di seguito alle relative domande delle quali può essere letto il testo completo cliccando su "Visualizza tutto".
Ecco la nota di risposta del Presidente Freyrie.

1) Credete che l'abolizione delle tariffe professionali (non dei minimi), in vigore, già dal 24 gennaio scorso, sia, effettivamente un segno di reale liberalizzazione?

2) Credete che l'aver lasciato il riferimento ai "parametri nei contenziosi sia un atto di buona amministrazione", tutto a vantaggio dei cittadini e del buon governo dell'economia e della giustizia?Che significato ha dire che "nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista è determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del ministro vigilante"?In quali casi dovranno essere utilizzati questi nuovi "parametri"?Cosa accade sin quando non saranno pronti i nuovi parametri?Non sarebbe stato corretto inserire una norma transitoria?

3) Non credete si tratti di una liberalizzazione già varata con il decreto "Bersani" e, per ultimo, con il decreto-legge n. 138/2011 convertito dalla legge n. 148/2011 in cui già all'articolo 3, comma 5, lettera d) veniva precisato che "il compenso spettante al professionista è pattuito per iscritto all'atto del conferimento dell'incarico professionale prendendo come riferimento le tariffe professionali. E' ammessa la pattuizione dei compensi anche in deroga alle tariffe"?Credete veramente che la cancellazione di tariffe professionali, anche di semplice riferimento, sia un fatto legato alle liberalizzazioni e che ciò porterà un vantaggio per la collettività?Non pensate che questa situazione sia anche legata al costante attacco di Confindustria alle libere professioni e che la riforma porterà giovamento soltanto alle Società di ingegneria?

4) I Responsabili del procedimento come determineranno l'importo del corrispettivo da porre a base d'asta nel caso di gare per l'affidamento dei servizi di architettura e di ingegneria?
Con quali riferimenti i Responsabili del procedimento determineranno le soglie di 40.000, 100.000 e 200.000 euro (cottimo fiduciario, procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando di gara, procedura aperta) per la definizione dell'importo di un servizio di architettura e di ingegneria e non credete che potrà verificarsi che servizi relativi a due opere della stessa tipologia e con eguale finanziamento possano attingere a soglie diverse? Dove sta la trasparenza? Come si coniuga l'abolizione delle tariffe con l'articolo 92, comma 2 del Codice dei contratti e con l'articolo 262 del Regolamento n. 207/2010 dove viene precisato che i corrispettivi previsti dalle Tariffe professionali possono essere utilizzati dalle stazioni appaltanti, ove motivatamente ritenuti adeguati, quale criterio o base di riferimento per la determinazione dell'importo da porre a base dell'affidamento?

5) Quale sarà il metro con cui gli Ordini professionali dovranno determinare se il corrispettivo è adeguato all'importanza dell'opera (art. 9 dl n. 1/2012) ed al decoro della professione (art. 2233 Cod. civ.) ? E come sarà determinata dagli Ordini stessi l'inadeguatezza? Dove sta la libertà di determinazione del compenso, se poi è possibile l'illecito disciplinare dovuto ad un'eventuale inadeguata misura del compenso all'importanza dell'opera stessa?

6) Che significa che la misura del compenso deve essere resa in forma scritta se richiesta dal cliente? Che sarà possibile anche definizione di compensi in forma soltanto verbale? E non credete che tale soluzione, unita alla cancellazione delle tariffe professionali, porterà ad innumerevoli contenziosi? Come può, poi, parlarsi di liberalizzazione quando viene previsto un ulteriore obbligo da parte del professionista? Non Vi sembra, invece, una norma repressiva che parte dal presupposto che il professionista sia sempre la "parte forte" del rapporto contrattuale e che voglia costantemente abusare del fiducia del cliente?

"Caro Direttore,
le domande poste da lavoripubblici.it sono senz'altro sensate e le risposte a tali quesiti sono di fatto insite nell'attività che il Consiglio Nazionale degli Architetti ha svolto negli ultimi mesi e di cui avete sempre dato notizia con estrema sollecitudine ed attenzione.
Il vero problema politico e culturale che va sottolineato, piuttosto che riferirsi ad una puntuale interpretazione di una normativa confusa e, in alcuni casi, non ancora definitiva, riguarda l'approccio che Governi e Parlamenti continuano a dare ad una Riforma delle professioni necessaria e urgente, gestita però in modo casuale, frammentario e incapace di un progetto generale di inserimento delle professioni intellettuali nei processi di sviluppo economico, capace, a sua volta, di mettere a frutto l'intelligenza ed i valori etici dei professionisti italiani.

Ma andiamo con ordine.

Le tariffe: un'analisi lucida della situazione del dopo Bersani - dati Cresme 2011 - ci dice che nel mercato delle opere private l'abolizione dei minimi non ha causato effetti rilevanti, che sono invece da attribuirsi al calo progressivo del comparto edilizio. La ragione? Nella generalità dei casi nessuno le applicava, benché tutti le usassero come parametro di riferimento utile ed indicativo per professionista e committente.
Il danno vero è stato negli incarichi pubblici dove le Pubbliche Amministrazioni hanno innestato un processo di dumping estremo e dannoso, che ha portato a ribassi fino oltre il 90%.
L'esplicitazione della necessità di parametri di riferimento per il giudice, in caso di contenzioso, è stato il buon risultato di una attività di dialogo e di pressione con il Ministero della Giustizia, ora interpellato perché chiarisca se, fino a che non vi saranno nuovi parametri, i magistrati dovranno utilizzare come parametri le vecchie tariffe.
Allo stesso Ministero, così come negli emendamenti già proposti da noi ai Gruppi parlamentari, abbiamo posto il problema di utilizzare i parametri anche per stabilire le soglie di gara per gli incarichi pubblici, perché viceversa o si bloccheranno le procedure o le P.A. sfrutteranno il vuoto normativo per dare solo incarichi fiduciari sotto soglia; oppure utilizzeranno esclusivamente il criterio del prezzo più basso per conferire i lavori perdendo così qualsiasi controllo sulla qualità dei progetti appaltati.
Non penso che tutto ciò sia semplicemente motivabile con l'attacco da parte di "poteri forti": non credo ai complotti. Sono invece fortemente convinto che le dinamiche trasparenti di confronto e di pressione siano normali in democrazia. C’è semmai da riscontrare in alcuni casi una scarsa conoscenza, da parte della nostra classe politica, delle problematiche connesse alle tematiche della progettazione, e più in generale, a quelle che riguardano le libere professioni che spesso sono trattate in modo superficiale e secondo posizioni preconcette.

E' però vero che dobbiamo essere più incisivi per acquisire credibilità e ascolto nel proporre soluzioni per lo sviluppo sostenibile del Paese. Nello stesso tempo, dobbiamo saper utilizzare gli strumenti a disposizione per impedire che il mercato sia riservato ad una oligarchia o svilito nella commercializzazione al ribasso.
Per questo abbiamo segnalato il caso Groupon all'Antitrust e lo stesso faremo per tutte quelle norme sui lavori pubblici che di fatto riservano la progettazione a pochi soggetti. Non smettiamo, e non smetteremo, di batterci contro i ribassi insensati nelle gare pubbliche e, più in generale, nel voler affermare che i compensi professionali debbano comunque essere sempre proporzionati alla complessità ed alla qualità del lavoro svolto.

Quanto al contratto scritto è una norma di civiltà che tutela sia il professionista che il committente. La valutazione di congruità della prestazione sarà fatta - vorrei dire finalmente - sulla verifica che l'architetto abbia svolto davvero la prestazione professionale - prevista nel contratto - secondo adeguati standard tecnici e che comprenda ogni elaborato e documento promesso: se vogliamo essere forti e credibili dobbiamo garantire qualità e competenza, affinché al cliente sia chiaro chi sono gli architetti che forniscono una prestazione professionale adeguata e quali - fortunatamente pochi - no!

Quindi tutto bene? No, ci sono molte cose da chiarire perché, come sempre in questo Paese, le norme sono il risultato di "un taglia e cuci" irrazionale.
Ma il vero grave danno sarebbe l'istituzione delle Società tra Professionisti senza limiti di capitale per i soci non iscritti agli Albi. Se non riusciremo ad impedire questo obbrobrio normativo allora sì che gli architetti saranno ostaggio dell'unico potere che veramente conta nella società contemporanea, quello del denaro. E il cliente non saprà se si sta rivolgendo ad un professionista "libero e autonomo" o viceversa a un progettista che - occultamente - dipende dalla stessa impresa della quale deve dirigere i lavori e controllare i costi di costruzione.

Cordiali saluti.

Leopoldo Freyrie."


Con l'occasione alleghiamo, alla presente notizia, gli emendamenti proposti dal Consiglio nazionale degli architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ai gruppi parlamentari in riferimento alla conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 sulle cosiddette "liberalizzazioni".



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