Liberalizzazioni: Il parere del Presidente dei Geologi Gian Vito Graziano
03/02/2012
Con la lettera aperta la nostra redazione aveva deciso di porre alcune domande ai rappresentanti nazionali delle principali professioni tecniche. In particolare, le domande riguardavano le novità e gli effetti introdotti dall'articolo 9 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 con cui venivano dettate nuove disposizioni per le professioni regolamentate.
Le domande, riguardavano, in particolare:
- l'abolizione dei minimi tariffari
- i parametri dei contenziosi
- la determinazione dei corrispettivi a base d'asta nelle opere pubbliche
- la determinazione di un corrispettivo adeguato all'importanza dell’opera e al decoro della professione
- l'obbligatorietà della determinazione del compenso
In questo momento particolare per le libere professioni, hanno avuto, ad oggi, la sensibilità di dare risposte alle domande contenute nella lettera aperta il Presidente del Consiglio nazionale dei geologi Gian Vito Graziano ed il Presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri Armando Zambrano.
Pubblichiamo oggi le risposte del Presidente del CNG mentre quelle del Presidente del CNI saranno pubblicate lunedì.
Le risposte sono pubblicate nel box in corsivo di seguito alle relative domande delle quali può essere letto il testo completo cliccando su "Visualizza tutto".
Ecco le risposte del Presidente Graziano.
"No, nella
maniera più assoluta. Non lo è stato l'abolizione dei minimi
tariffari avvenuta nel 2006, figuriamoci se lo è l'abolizione dei
riferimenti alla tariffa. E’ evidente che sia in atto una deriva
liberista, con una attenzione sempre più rivolta ad una sola parte
del sistema produttivo italiano, che ovviamente è quella più forte
e con evidenti poteri economici e mediatici, che tenta di relegare
le professioni ad un ruolo subordinato.
Ho sottolineato tante volte, anche da queste pagine, che
l'abolizione dei riferimenti alla tariffa produrrà solo
deregolamentazione negli appalti dei servizi e lascerà una
pericolosa ed inaccettabile discrezionalità alle stazioni
appaltanti nella scelta della procedura di gara, a scapito della
trasparenza amministrativa e della qualità dei progetti."
"La mia impressione è che al riguardo il Governo non abbia le idee molto chiare, per cui dare un giudizio sulla ratio di alcuni provvedimenti è assai arduo. Si pensi soltanto alla circostanza che da quando si è insediato questo nuovo Consiglio Nazionale dei Geologi si è molto lavorato sul piano dell'adeguamento del tariffario vigente per i geologi, un adeguamento non solo delle aliquote di riferimento, ma anche della struttura del tariffario, ormai non più al passo coi tempi. Ebbene, mentre sono in atto le liberalizzazioni e viene esclusa la possibilità di fare riferimento al tariffario, il Ministero della Giustizia continua a lavorare con noi, in una apposita commissione, per giungere alla bozza definitiva di tariffario. Dunque cosa pensare? I tariffari rimangono solo per alcune circostanze? Per rispondere alla domanda, penso che nella pratica quotidiana, né i professionisti, né le stazioni appaltanti potranno fare a meno di un riferimento, come da tempo accade nella committenza privata, ma concordo che una norma transitoria avrebbe potuto almeno inserire i costi del lavoro professionale, come accade per tutte le attività. In questa direzione è andata avanti la Germania ed in questa direzione lavoreremo con gli altri Consigli nazionali."
"Una vera
liberalizzazione avrebbe dovuto spazzare via le reali barriere
all'attività professionale, che per nostra fortuna non stanno in
capo agli ordinamenti delle professioni di natura tecnica. Nessun
vantaggio per la società e per l'economia italiana porterà invece
l'abolizione dei riferimenti tariffari.
Che la situazione delle professioni in Italia sia legata alla
visione strumentale, riduttiva ed inadeguata anche alle esigenze di
flessibilità culturale, dei poteri economici non vi è dubbio e l'ho
sottolineato prima, ma non sono sicuro che essa porterà giovamento
a tutte le società di ingegneria. In questo senso distinguerei tra
le società di ingegneria che fanno capo a grosse holding economiche
e quelle nate dallo spirito produttivo di professionisti che hanno
deciso di associarsi in forma societaria. Non credo che queste
ultime potranno avvantaggiarsi più di tanto da una situazione di
deregolamentazione del settore e di carenza
amministrativa."
"Proprio
questo è il punto cruciale sul quale penso che il Governo dovrebbe
rivedere le posizioni. Alle stazioni appaltanti ed ai loro RUP non
saranno più dati riferimenti certi. Gli scenari che si aprono sono
due: il blocco ulteriore delle commesse pubbliche, perché non ci si
vorrà assumere la responsabilità amministrativa e giuridica di
scegliere una procedura di gara, oppure la destrutturazione di un
sistema che necessità fortemente di trasparenza, che è poi l'univa
vera richiesta da parte della Comunità Europea.
Nel secondo caso il RUP sceglierà del tutto arbitrariamente la
procedura di gara, secondo criteri del tutto soggettivi nella
migliore delle ipotesi o secondo criteri di indirizzo politico o di
altro genere negli altri casi. Con buona pace della trasparenza.
Non è vero che l'Europa ci chiede di abolire le tariffe, mentre è
vero che ci chiede trasparenza nelle procedure. Eppure il Governo
ha operato in una sola direzione, spacciandola per una richiesta
della comunità europea."
"Il legislatore non vuole proprio che gli Ordini abbiano un metro di valutazione, perché questo sarebbe contrario al libero mercato, secondo una visione esclusivamente mercantile delle professioni intellettuali. Il Consiglio Nazionale dei Geologi ha subìto una infrazione dall'Antitrust per aver inserito il concetto commisurazione del compenso commisurato al decoro della professione, concetto peraltro sancito nel Codice civile, nel proprio codice deontologico. Per questa ragione siamo stati costretti a pagare 15.000 euro di multa, il nostro ricorso è stato rigettato in primo grado dal TAR Lazio ed ora attendiamo la sentenza del Consiglio di Stato. In queste condizioni figuriamoci se un Ordine potrà mai intervenire per rilevare una qualsiasi inadeguatezza del compenso. D'altronde i codici deontologici sono stati obbligatoriamente modificati già alla fine del 2006, proprio a seguito della cancellazione delle tariffe minime. Tutto questo è coerente con la libertà di determinazione del compenso, già in atto dal 2006."
"Non sarei particolarmente critico nei confronti di quest'obbligo. La pattuizione di un compenso, soprattutto se esso avviene per iscritto, dovrebbe garantire da una parte il committente, ma dall'altra anche il professionista. Sono risapute situazioni in cui il professionista, in assenza di un contratto o di una pattuizione scritta, viene raggirato dal suo committente e non riceve il suo compenso professionale. Sono spesso i clienti a non voler formulare un contratto scritto. In un sistema in cui per partecipare ad una gara occorre produrre una quantità incredibile di documenti, peraltro ogni volta diversi, non mi preoccuperei per la formulazione di uno schema tipo di pattuizione della parcella."
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