Liberalizzazioni professioni: gli ordini restano sulla difensiva

21/07/2011

Nonostante la soddisfazione degli Architetti e dei Geologi dopo la definitiva eliminazione dell'articolo presente nella manovra economica che prevedeva l'abolizione di tutte le restrizioni vigenti e l'autorizzazione preventiva all'esercizio di tutte le professioni, le acque non sembrano essersi completamente calmate. Memori di diversi tira e molla negli ultimi anni in svariati settori (tra cui l'energia), è necessario stare all'erta. E si sa, quando c'è di mezzo il Governo, c'è poco da restare tranquilli.

La prima a palesare questo stato di difesa è il presidente del Cup (Comitato unitario professioni) e del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, che, intervenendo alla web radio della categoria, è voluta ritornare sul tema della riforma e liberalizzazione delle professioni intellettuali ammettendo che "C'è indubbiamente un interesse, da parte della rappresentanza del mondo della grande impresa, ad acquisire delle fette di mercato importanti da sottrarre al mondo degli ordini professionali e agli iscritti agli ordini".

"Non vedo, come qualcuno vuol far credere, un aumento di quella che può essere - spiega la Calderone - l'entità dei servizi che vengono svolti a favore delle imprese, attraverso una deregolamentazione. Credo che questo purtroppo, però, vada a coniugarsi anche con un altro elemento che non va assolutamente dimenticato: gli ordini, attraverso un apparato normativo certamente complesso, però garantista, danno la possibilità al cittadino di poter essere tutelato, anche attraverso una serie di codici di autoregolamentazione interna, che sottopongono gli iscritti a un codice deontologico. Quindi a dei principi che vanno rispettati nell'esercizio della professione".

"Oggi - ha sottolineato la Calderone - togliere quelle che qualcuno definisce barriere, e che noi sappiamo perfettamente che non lo sono, perché i numeri e la crescita degli iscritti agli ordini professionali dicono esattamente il contrario, ovvero togliere le norme che regolamentano gli ordini, vuol dire aprire il mondo degli ordini professionali. Vuol dire anche mettere in seria discussione quella che è la qualità dei servizi professionali".

"Quindi - dice ancora Marina Calderone - alla logica del prezzo, alla logica del mercato selvaggio, deve soggiacere anche la qualità dei servizi professionali che, nel momento in cui verranno messi all'interno di un mercato liberalizzato, certamente si livelleranno non verso l'alto ma verso il basso".
"C'è anche - sottolinea - un tentativo non tanto mascherato di far entrare il capitale all'interno del mondo degli iscritti agli ordini. Infatti, all'interno dell'emendamento, che il governo voleva introdurre all'interno del decreto legge di conversione della manovra finanziaria, c'È anche la presenza del capitale".

"Noi - ammette la presidente del Cup - spesso, come presidenti degli ordini, abbiamo sottolineato l'importanza, soprattutto in alcuni segmenti professionali, di un'attenzione a quello che poteva essere un ingresso del capitale: che poteva anche poi tramutarsi in un ingresso, nel nostro mondo, di infiltrazione della malavita organizzata".

"Noi - precisa - sappiamo perfettamente che ci può essere interesse, anche da parte di queste cellule, a entrare nel mondo degli ordini professionali, soprattutto nel mercato dei servizi, per le funzioni pubblicistiche che noi svolgiamo per in materia di giustizia e di antiriciclaggio. E quindi in materia anche di salvaguardia di quelli che sono i diritti dei cittadini".

"Riteniamo importante - aggiunge - che, laddove si parla di strutture societarie, il capitale abbia però un ruolo minoritario rispetto a quella che invece è la componente intellettuale dei professionisti. Nel progetto di riforma che abbiamo consegnato nel mese di luglio del 2010 al ministro Guardasigilli, Angelino Alfano, è rimarcato il desiderio di cambiare le nostre regole, ma solo ed esclusivamente per favorire l'ingresso dei giovani all'interno del nostro comparto".

"Giovani che non sono lontani dal mondo degli ordini professionali: perché se noi andiamo a leggere i dati, ma li leggiamo in modo asettico, senza voler dare una lettura invece di tipo ideologico, scopriamo - dice - che non È vero che la maggior parte degli iscritti agli ordini È figlio di professionista. Non si tiene conto, poi, del fatto che la metà degli iscritti agli ordini professionali in valore assoluto È nella fascia fino a 45 anni. Negli ultimi dieci anni, il numero degli iscritti agli ordini si è raddoppiato: questo vuol dire che È un settore estremamente dinamico, all'interno del quale certamente non si può dire che ci siano delle norme che portano dei problemi di accesso. Al limite, abbiamo invece bisogno di ridistribuire il numero di iscritti agli ordini, perché in alcuni contesti c'è un problema di eccesso".

Da parte nostra, desideriamo porre l'accento su un aspetto che riteniamo fondamentale per il futuro del nostro Paese: soggiogare le attività professionali intellettuali alla mera logica del business non vuol dire solo fare una danno alle professioni ma anche al mondo che ci circonda, perché quando per la pianificazione territoriale, per la progettazione architettonica e strutturale entreranno in gioco solo logiche di mercato legate agli utili, dovremo stare molto attenti affinché il sistema non diventi una bolla di sapone pronta a scoppiare.

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A cura di Ilenia Cicirello


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