Libere professioni: il dietro le quinte del Jobs Acts
05/07/2017
Sono sempre di più gli ingegneri, gli architetti e gli avvocati che fanno domanda per sostituire i docenti mancanti. Nonostante il Jobs Act (leggi news) sia stato pensato per venire in soccorso degli autonomi, il dietro le quinte è un dramma sociale con molti liberi professionisti che faranno la fila per una supplenza nelle scuole.
I numeri parlano chiaro: sono più del 20% i professionisti che hanno fatto la richiesta per una supplenza nella speranza di trovare una fonte alternativa o integrativa a un reddito ormai in caduta libera.
La situazione a Milano
Stando ai dati sugli iscritti alla Cassa Previdenziale di Ingegneri e Architetti liberi professionisti (Inarcassa), tra il 2007 e il 2015 i redditi medi degli ingegneri e architetti del Nord Italia, zona considerata la più redditizia d’Italia, sono crollati toccando quota 39.639 euro per i primi e 22.128 euro per i secondi, con gli iscritti agli Ordini che sono calati rispettivamente del 32% e del 40%. Con la riapertura delle graduatorie d’istituto del personale docente ed educativo, gli sportelli sono stati presi d’assalto da architetti, ingegneri e avvocati per compilare la domanda di inserimento nelle graduatorie dei docenti supplenti di seconda e terza fascia, posti per i quali non era richiesto il completamento del lungo percorso di abilitazione necessario per la prima fascia.
Molti professionisti anziani
Molti i giovani laureati, ma molti anche i professionisti anziani. Centinaia i professionisti in coda, molti i 30enni e 40enni, che hanno affrontato le lunghe code per la compilazione delle graduatorie d’istituto entro il 24 giugno per guadagnarsi una speranza e nessuna certezza di essere chiamati per qualche giorno di supplenza nel triennio scolastico 2017-20. Dati che confermano il trend negativo delle professioni malgrado il Jobs Act degli autonomi. Difficoltà incontrate anche in ecosistemi nazionali decisamente più positivi per le professioni come quello milanese, dove un quarto dei professionisti che hanno fatto richiesta di una supplenza breve è formato da liberi professionisti. "Si tratta - ha commentato Giuseppe Antinolfì, segretario provinciale Snals Milano a Libero Milano - di architetti, ingegneri, avvocati i cui studi hanno chiuso, ma anche professionisti con passato di insegnamento e che ora cercano di ripartire dalla scuola. Su circa 800 persone che si sono rivolte a noi i professionisti sono stati il 25-30%".
Spending review e cali dei redditi
Ad alimentare il fenomeno del professionista a ore, non solo la spending review, con la conseguente riduzione di personale e di consulenze ai professionisti, ma anche il netto calo dei redditi registrato negli ultimi anni dagli iscritti agli ordini professionali.
"Da noi su 2 mila persone che si sono presentate, il 20% appartengono a queste categorie, con gli ingegneri in particolare aumento, e non solo". A confermarlo Massimiliano Sambruna, segretario generale della Cisl Scuola di Milano, e Carlo Giuffrè, segretario generale della Uil scuola, che poi hanno aggiunto "Tra le oltre 2 mila persone che ci hanno chiesto aiuto ci sono stati pure professionisti ultracinquantenni, o perché avevano perso il posto di lavoro, o perché dopo essere stati messi a riposo forzato pur non avendo ancora maturato il diritto alla pensione, e cercano di fare valere il titolo di studio in una scuola con il quale, tra l’altro, non avevano mai avuto alcun rapporto".
Il Jobs-Act da solo non basta
"Una vera beffa - secondo Giuffrè della Uil Scuola – ed è anche per questo, che abbiamo fatto una sorta di servizio sociale, senza chiedere soldi o l’iscrizione per il sindacato ai professionisti che sono venuti a chiederci aiuto. Perché non ci è sembrato giusto chiedere soldi a chi è già in difficoltà". Le domande sono state tantissime. Per questi, ma anche per gli altri che in genere hanno fatto domanda di supplenza di qualche ora, però, visto il gran numero di richieste le possibilità di essere chiamati, anche solo per qualche ora, sono statisticamente basse. Aspetti che il solo Jobs Act non può risolvere, aspetti allarmanti che vedono meno giovani interessati alle libere professioni in UE; un dietro le quinte dove dovranno essere presto presenti Università, ordini professionali e imprenditoria sana.
A cura di Salvo Sbacchis
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