Meno installazioni rispetto al 2009, rallenta lo sviluppo dell'eolico italiano
21/01/2011
Seppur inferiore alle aspettative, nell'arco dell'ultimo anno si è
registrata nuova potenza eolica installata pari a 950 MW, quasi due
miliardi di Euro di investimenti: una crescita importante, eppure
di circa il 15% inferiore rispetto al 2009. APER vede in questa
flessione un segnale da non ignorare.
Le cause di tale rallentamento sono certamente ascrivibili alle alterne vicende che hanno caratterizzato lo sviluppo dell'eolico nel 2010: la crescente difficoltà nel finanziamento di nuovi progetti e la confusione normativa hanno senza dubbio giocato un ruolo fondamentale.
Gli effetti persistenti della crisi economica internazionale, combinati alle numerose incertezze in materia di Certificati Verdi hanno provocato una crescente difficoltà nell'accesso al credito, creando un clima di sfiducia negli istituti bancari sempre meno propensi a finanziare progetti in Italia, sempre più interessati ad altri Paesi Europei con economie più stabili.
In questo quadro, anche a livello regionale emergono alcune ambiguità. Se da un lato sono state finalmente approvate le Linee Guida Nazionali, attese da sette anni, APER ha constatato da parte di alcune amministrazioni ancora scarsa volontà ad impegnarsi nel definire discipline regionali autorizzative omogenee e in coerenza con le Linee Guida stesse e con i target del Piano di Azione Nazionale al 2020. A tutto ciò si aggiunge inoltre la mancata definizione del Burden Sharing.
Ad oggi la potenza eolica complessiva risulta di 5.797 MW; il cammino è ancora lungo, ma percorribile. Per raggiungere l'obiettivo di 12.680 MW previsto dal PAN al 2020, è necessario che il Governo e le altre Istituzioni sia centrali che locali infondano maggior certezza e coerenza al settore, cogliendo l'occasione del recepimento della direttiva europea 28/2009/CE per rafforzare gli strumenti in mano agli operatori e rilanciare realmente tutto il settore della produzione da fonti rinnovabili, comparto eolico incluso. Al momento, infatti, l'Italia è l'unico dei grandi Paesi a non apparire in grado di conseguire gli obiettivi assunti in sede Europea.
Per ulteriori informazioni:
Claudia Abelli
Responsabile Comunicazione APER
Via Pergolesi 27, 20124 Milano
Tel. (+39) 02 / 6692 673 Fax (+39) 02 / 6749 0140
e-mail: claudia.abelli@aper.it
© Riproduzione riservata
Le cause di tale rallentamento sono certamente ascrivibili alle alterne vicende che hanno caratterizzato lo sviluppo dell'eolico nel 2010: la crescente difficoltà nel finanziamento di nuovi progetti e la confusione normativa hanno senza dubbio giocato un ruolo fondamentale.
Gli effetti persistenti della crisi economica internazionale, combinati alle numerose incertezze in materia di Certificati Verdi hanno provocato una crescente difficoltà nell'accesso al credito, creando un clima di sfiducia negli istituti bancari sempre meno propensi a finanziare progetti in Italia, sempre più interessati ad altri Paesi Europei con economie più stabili.
In questo quadro, anche a livello regionale emergono alcune ambiguità. Se da un lato sono state finalmente approvate le Linee Guida Nazionali, attese da sette anni, APER ha constatato da parte di alcune amministrazioni ancora scarsa volontà ad impegnarsi nel definire discipline regionali autorizzative omogenee e in coerenza con le Linee Guida stesse e con i target del Piano di Azione Nazionale al 2020. A tutto ciò si aggiunge inoltre la mancata definizione del Burden Sharing.
Ad oggi la potenza eolica complessiva risulta di 5.797 MW; il cammino è ancora lungo, ma percorribile. Per raggiungere l'obiettivo di 12.680 MW previsto dal PAN al 2020, è necessario che il Governo e le altre Istituzioni sia centrali che locali infondano maggior certezza e coerenza al settore, cogliendo l'occasione del recepimento della direttiva europea 28/2009/CE per rafforzare gli strumenti in mano agli operatori e rilanciare realmente tutto il settore della produzione da fonti rinnovabili, comparto eolico incluso. Al momento, infatti, l'Italia è l'unico dei grandi Paesi a non apparire in grado di conseguire gli obiettivi assunti in sede Europea.
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