Nuovo Stadio di Roma: Il no dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e le possibili soluzioni
21/02/2017
“È stato un errore confondere lo stadio con i grattacieli e metterli insieme sulla riva del Tevere. La Valle del Tevere va tutelata: non ammette operazioni così invadenti. È stato un errore stravolgere il PRG invertendo il principio sacrosanto dell’uso pubblico della rendita che per i due terzi deve tornare alla città. Principio stabilito dal Piano Regolatore vigente dal 2008 e poi divenuto norma nazionale”: comincia così un documento della sezione Lazio dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, che sottolinea gli errori e le incongruenze dell’operazione stadio a Roma a Tor di Valle ed elenca le possibili soluzioni.
Il documento prosegue: “Questi errori li abbiamo denunciati più di due anni fa, in un documento pubblico. Sostenevamo già allora che lo Stadio nel luogo dove un tempo c’era un galoppatoio, potrebbe farsi, purché nel rispetto del Piano Regolatore, tutelando e valorizzando le qualità ambientali e paesaggistiche. Perciò occorre rivedere l’impianto e i costi delle infrastrutture di trasporto che sono alla base della pretesa di realizzare i grattacieli, una nuova “centralità”, anche questa in spregio al PRG. Le centralità infatti dovrebbero spostare attività e servizi di alto livello nelle periferie che ne sono prive, ma l’area di Tor di Valle è vuota, non è una periferia urbanizzata! Così, oltre ad essere sbagliata dal punto di vista ambientale, la pretesa centralità è soprattutto sbagliata dal punto di vista urbanistico perché propone solo pesi insediativi aggiuntivi nel posto sbagliato. In questa ottica occorre rivedere drasticamente l’impianto del progetto e i costi delle infrastrutture, guardando alla città e all’intero ambito urbano, più ancora che allo Stadio”.
Per quanto riguarda le infrastrutture, spiega il documento di Inu Lazio che “si vuole costruire un nuovo ponte carrabile sul fiume. Ma c’è già un nuovo ponte (il Ponte dei Congressi) un poco più a monte, con un progetto vincitore di un concorso internazionale indetto dal Comune di Roma che, insieme con l’esistente ponte della Magliana, risolverebbe l’innesto con la città dei due fasci infrastrutturali da un lato e dall’altro del Tevere. Il progetto definitivo ha passato il vaglio di tutte le conferenze dei servizi, è finanziato dallo Stato con 145 milioni di euro ed aspetta il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per indire la gara. Un lavoro di anni, che ha visto uniti il Comune, i due Municipi interessati e tutti i comitati e le associazioni sulle due sponde. Costruire, sull’onda di una proposta privata, un altro ponte sul Tevere che fa gonfiare le cubature del business park ed è privo di un quadro di viabilità per l’intero settore urbano, è inaccettabile”.
Inoltre è “ugualmente da rivedere il prolungamento della linea B della metropolitana al servizio dello Stadio. Anche in questo caso la priorità deve essere data non alla realizzazione del nuovo “tronchetto” bensì alla trasformazione in vera linea metropolitana della Roma – Lido che riguarda un bacino di oltre 200.000 persone, al collasso da tempo e il cui disservizio è nelle cronache di ogni giorno. La ristrutturazione della linea deve farsi con l’accordo di tutte le Amministrazioni interessate. In tal modo, considerando che gli eventi plenari dello Stadio si svolgono in orari e giornate non di punta, la linea ristrutturata offrirebbe un servizio importante allo Stadio e alla città. Occorre dunque rivedere il progetto in modo radicale”.
Inu Lazio lancia poi una proposta operativa: “Se poi si verificasse che la realizzazione dello Stadio e del parco tematico, senza le cosiddette torri e nella dimensione di circa 112.000 mq di superficie utile lorda ammessa dal PRG e nella conseguente applicazione del principio dell’uso pubblico della rendita (contributo straordinario), non fossero sufficienti a finanziare le infrastrutture di trasporto, e se il Comune e la sua Avvocatura dovessero riconoscere che la delibera votata nel dicembre 2014 configura diritti acquisiti da parte della Società privata (circostanza di cui è lecito dubitare) allora e solo allora la concessione della edificabilità per uffici necessaria a completare il finanziamento delle opere pubbliche potrebbe essere spostata in altre aree, previste dal PRG e servite dal trasporto pubblico su ferro. Nonostante tutto è ancora possibile evitare quello che sarebbe un disastro ambientale e urbanistico, purché si abbiano come guida una visione complessiva della città e gli strumenti di pianificazione che la rappresentano”.
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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