PROFESSIONE BIOARCHITETTO
16/02/2007
Cresce l’interesse per l’edilizia ambientale e numerosi sono gli
sbocchi per questa particolare categoria di professionisti.
Nasce la professione del BIOARCHITETTO, un ramo particolare della più ampia categoria che progetta case in armonia con l’ambiente, con un basso potere inquinante e con l’uso delle risorse energetiche alternative.
Il direttore del dipartimento di scienze e tecniche per i processi di insediamento della facoltà di architettura del Politecnico di Torino, Gabriella Peretti, precisa che il prefisso bio è comparso da qualche anno per rafforzare una caratteristica che l’architettura aveva perso. Una buona architettura è sempre stata, oltre che apprezzabile dal punto di vista estetico, anche funzionale e rispettosa del contesto territoriale. Così nelle facoltà di architettura si è tornati ad insegnare bioclimatica, fisica, materiali edili, orientamento ambientale.
Il compito principale di questa tipologia di architetti è quello di avere cura dell’ambiente, attraverso l’uso di isolamenti termici, protezioni solari e pannelli fotovoltaici.
Secondo il Consiglio Nazionale degli Architetti, ad oggi gli iscritti agli Ordini sono oltre 120.000 mila; un’ulteriore indagine, inoltre, evidenzia come soltanto lo 0,1% degli iscritti tenta questa specializzazione.
Il direttore del corso di laurea in architettura ambientale al Politecnico di Milano Gianni Scudo, afferma che è una professione in crescita. Da un lato aumentano gli studenti interessati e dall’altro gli sbocchi professionali che vanno dalla libera professione agli uffici tecnici di regioni, province e comuni.
Per specializzarsi in bioarchitettura è necessario un percorso formativo universitario o, alternativamente, uno post-lauream per coloro che hanno concluso il ciclio universitario in un altro ambito.
Ad oggi sono numerosi master di II livello ed i dottorati all’interno dell’università.
Un primo centro di formazione per questa tipologia di professionisti è l’ANAB, Associazione nazionale di architettura bioecologica, presieduta da Sigfried Camana.
Già dal 1989 è stato avviato un corso europeo di architettura bioecologica nel quale si sviluppano 160 ore tra teoria e laboratorio, con l’analisi della bioclimatica, della tecniche di costruzione in legno, dell’uso razionale delle risorse idriche, delle tecniche di design ecologico ed alla fine del quale si ottiene un diploma di tecnico bioedile.
Purtroppo, però, ad oggi la realizzazione di un’architettura bioclimatica ha un costo effettivo del 20% in più rispetto ad un’architettura tradizionale e questo, raffredda un poco le volontà dei singoli imprenditori che, pur essendo attenti all’ambiente, si trovano costretti a fare i conti con l’aumento del costo della vita e la paralizzazione delle risorse finanziarie.
Tra i master di II livello si evidenzia una maggiore attenzione nel Centro-Nord Italia, una piccola punta a Napoli ed una totale assenza in Sicilia.
Il politecnico di Milano, infine, ha avviato uno specifico dottorato in Tecnologia e progetto per la qualità ambientale a scala edilizia e urbana.
© Riproduzione riservata
Nasce la professione del BIOARCHITETTO, un ramo particolare della più ampia categoria che progetta case in armonia con l’ambiente, con un basso potere inquinante e con l’uso delle risorse energetiche alternative.
Il direttore del dipartimento di scienze e tecniche per i processi di insediamento della facoltà di architettura del Politecnico di Torino, Gabriella Peretti, precisa che il prefisso bio è comparso da qualche anno per rafforzare una caratteristica che l’architettura aveva perso. Una buona architettura è sempre stata, oltre che apprezzabile dal punto di vista estetico, anche funzionale e rispettosa del contesto territoriale. Così nelle facoltà di architettura si è tornati ad insegnare bioclimatica, fisica, materiali edili, orientamento ambientale.
Il compito principale di questa tipologia di architetti è quello di avere cura dell’ambiente, attraverso l’uso di isolamenti termici, protezioni solari e pannelli fotovoltaici.
Secondo il Consiglio Nazionale degli Architetti, ad oggi gli iscritti agli Ordini sono oltre 120.000 mila; un’ulteriore indagine, inoltre, evidenzia come soltanto lo 0,1% degli iscritti tenta questa specializzazione.
Il direttore del corso di laurea in architettura ambientale al Politecnico di Milano Gianni Scudo, afferma che è una professione in crescita. Da un lato aumentano gli studenti interessati e dall’altro gli sbocchi professionali che vanno dalla libera professione agli uffici tecnici di regioni, province e comuni.
Per specializzarsi in bioarchitettura è necessario un percorso formativo universitario o, alternativamente, uno post-lauream per coloro che hanno concluso il ciclio universitario in un altro ambito.
Ad oggi sono numerosi master di II livello ed i dottorati all’interno dell’università.
Un primo centro di formazione per questa tipologia di professionisti è l’ANAB, Associazione nazionale di architettura bioecologica, presieduta da Sigfried Camana.
Già dal 1989 è stato avviato un corso europeo di architettura bioecologica nel quale si sviluppano 160 ore tra teoria e laboratorio, con l’analisi della bioclimatica, della tecniche di costruzione in legno, dell’uso razionale delle risorse idriche, delle tecniche di design ecologico ed alla fine del quale si ottiene un diploma di tecnico bioedile.
Purtroppo, però, ad oggi la realizzazione di un’architettura bioclimatica ha un costo effettivo del 20% in più rispetto ad un’architettura tradizionale e questo, raffredda un poco le volontà dei singoli imprenditori che, pur essendo attenti all’ambiente, si trovano costretti a fare i conti con l’aumento del costo della vita e la paralizzazione delle risorse finanziarie.
Tra i master di II livello si evidenzia una maggiore attenzione nel Centro-Nord Italia, una piccola punta a Napoli ed una totale assenza in Sicilia.
Il politecnico di Milano, infine, ha avviato uno specifico dottorato in Tecnologia e progetto per la qualità ambientale a scala edilizia e urbana.
A cura di Paola
Bivona
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