Pescara: dimissione di 3 Consiglieri dell'Ordine degli Architetti, ma la "partita" resta ancora aperta

25/09/2014

Che la situazione del sistema ordinistico italiano non viva uno dei suoi momenti migliori è fatto oramai risaputo a tutti. In periodi di vacche grasse nessuno badava agli sprechi e alle logiche poco trasparenti degli ordini professionali, ma la crisi economica degli ultimi anni ha imposto serie riflessioni oltre che concesso molto più tempo ai professionisti per comprendere e riconoscere l'obsolescenza di questi enti.

Dopo il terremoto che ha coinvolto l'Ordine degli Architetti di Palermo (leggi articolo), veniamo a conoscenza di una situazione altrettanto complicata che sta vivendo Pescara.

L'Ordine degli Architetti di Pescara ha visto, infatti, le dimissioni di 3 consiglieri (di cui il tesoriere e il segretario) dopo neanche 8 mesi dal loro insediamento, per manifesto disaccordo sulle questioni previdenziali relative ad Inarcassa. Il tesoriere dimissionario dell'Ordine era, infatti, l'arch. Gianluigi Maria D'Angelo il cui nome sarà certamente familiare a chi nell'ultimo anno ha seguito le vicende relative alla Cassa di Previdenza di Architetti e Ingegneri oltre che della sua Presidente Paola Muratorio (anche lei architetto).

L'arch. D'Angelo ha, infatti, condotto una battaglia senza frontiere nei confronti della riforma Inarcassa oltre che contro alcune pratiche scorrette condotte dal "Gruppo Green Power S.p.A", affiliata a "Enel Green Power" nel cui Consiglio di Amministrazione siede Paola Muratorio (leggi articolo).

Raggiunto al telefono, l'arch. D'Angelo ha fatto alcune dichiarazioni che lasciano intendere (neanche troppo velatamente) che la partita a Pescara si sta ancora giocando. "La motivazione dietro questo strappo è la posizione critica nei confronti dell'attuale politica Inarcassa, guidata dalla Muratorio. L'attuale consiglio ha fatto quadrato intorno alle posizioni del delegato "muratoriano" Antonio Michetti che guarda caso sarebbe anche il padre del vice-presidente Aristide Michetti. L'asse Antosa (presidente) - Michetti (vice), è riuscito a riportare quasi tutto il consiglio nella posizione di difesa verso il papà-delegato nonostante gli iniziali apprezzamenti della maggioranza del consiglio per la mia battaglia in favore degli iscritti testimoniati perfino dalle loro firme alla nota petizione che feci qualche mese fa per chiedere le dimissioni alla Muratorio (vai alla petizione) e che firmò la maggioranza del consiglio: ben 7 consiglieri su 11".

Pesanti le accuse dell'arch D'Angelo che difendendo il suo operato a favore degli iscritti che lui rappresentava in qualità di consigliere ha continuato affermando che "La vicenda si è conclusa con un atti di vigliaccheria: in quell'occasione infatti furono chieste le mie dimissioni non nel luogo titolato ovvero in consiglio, ma attraverso una nota redatta forse in casa di qualche consigliere o sul tavolo di un bar, e protocollata insieme ad una convocazione del consiglio record per il giorno successivo inserendola all'ordine del giorno come "nota 699" senza specificarne il contenuto e senza allegarla alla convocazione. Questo è stato il metodo bulgaro di epurazione di fronte al quale altri due consiglieri disgustati si sono dimessi insieme a me come atto di solidarietà, solidarietà che ha coinvolto anche l'intera Commissione Cultura costituita da oltre 12 persone, per la quale ero delegato".

L'architetto pescarese vai poi giù a gamba tesa raccontando uno scandalo andato sotto le luci dei media che ha visto protagonista un consigliere dell'attuale ordine. "Nonostante questo terremoto il consiglio ha pensato bene di non comunicare niente agli iscritti" il metodo del silenzio è alla base di questa consigliatura. Anche in questi giorni infatti l'ordine di Pescara è al centro dei riflettori per un altro scandalo ed ancora si persevera con la politica del silenzio. "un silenzio del quale dovranno rendere conto a tutti gli iscritti perché così facendo si stanno rendendo complici di chi con le proprie azioni ha ridicolizzato l'intera categoria".

Veniamo, infatti, a conoscere di una vicenda che sembra coinvolgerebbe un consigliere dell'ordine che avrebbe utilizzato il canale social (facebook) per intimare il pagamento delle quote di iscrizione scrivendo che "in fondo lo faceva per il loro bene perché agli amici proprio no..." (vai all'articolo). La vicenda, seguita con molto interesse dalla stampa locale, non ha avuto nessuna risposta da parte dell'Ordine che ha preferito il silenzio.

A cura di Ilenia Cicirello - @LavoriPubblici


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